Paolo Ruffini, quella volta in cui un ragazzo con la sindrome di Down lo rimproverò e gli diede una importante lezione di vita: “Aveva ragione. L’errore fu mio”
Simpatico, di talento e con una comicità irripetibile: Paolo Ruffini è, senza ombra di dubbio, uno degli attori più amati della televisione e del cinema italiano. Il suo esordio è avvenuto quando era davvero giovanissimo, e mai avrebbe immaginato che la sua vita avrebbe preso questa piega. Invece, di improvviso si è ritrovato ad essere un attore amatissimo nel nostro Paese e ad avere una carriera davvero di successo. Tra film, trasmissioni e tanto altro, Paolo ha avuto la possibilità di realizzare il suo sogno, ovvero quello di lavorare in televisione.
In questi anni ha fatto davvero tantissime cose, si è fatto conoscere sotto tantissimi aspetti e ora non potrebbe essere più orgoglioso di se stesso di quello che è stato in grado di realizzare e contando soltanto sulle sue forze e sul suo talento. Insomma, ad oggi, le cose per Paolo non potrebbero andare meglio di così. Oggi ha un pubblico che gli vuole bene e che lo segue in tutto quello che fa. Non è certamente facile quando si fa questo mestiere, in modo particolare il suo: solitamente gli attori cercano di essere molto più riservati, proprio per evitare che ad un certo punto non riescano ad essere associati ai ruoli che interpretano. Lui però fa molto più che l’attore, dunque in questi anni ha avuto trovare un suo equilibrio ma possiamo dire che è riuscito alla grande a farsi apprezzare.
Paolo oltre ad essere un attore di grande successo, è anche un uomo molto sensibile e con un cuore enorme. È proprio in questi giorni, in una podcast di Gurulandia, Paolo ha raccontato un aneddoto che riguarda il suo passato: “Io lavoravo con i ragazzi con la sindrome di down. Una volta eravamo una ventina di noi e io presi per il c*** tutti, ma non lo feci con il ragazzo che aveva la sindrome di down. E lui mi disse: “perché non mi hai preso in giro?“. Aveva ragione. Come quando mi dicono “tu lavori con i bambini speciali”, ma speciali di che? Se li definisci così, significa che li reputi diversi. Ci sono ragazzi con la sindrome di down che sono degli s**** e hanno il diritto di esserlo“. Per Paolo questa fu davvero una grandissima lezione di umanità, che ha deciso di tenere con sé da quel momento.
Questo discorso che ha fatto nel podcast, è stato davvero di grande insegnamento per tutti coloro che lo seguono ma anche in generale per tutti quelli che li hanno ascoltati. I ragazzi con la sindrome di down sono persone normalissime che vanno trattate proprio come vanno trattati tutti gli altri, la loro sindrome non definisce quello che sono e meritano di sentirsi uguali agli altri, perché è proprio quello che sono. Questa per Paolo è stata una grande lezione di vita, soprattutto dimostrato che non si smette mai di imparare, neanche quando si raggiunge la sua età.
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