Spesso nella vita le esperienze brevi vissute con travolgente intensità sono quelle che più delle altre lasciano il segno.
Se applichiamo questa considerazione al mondo della musica, non si può non pensare ai Beatles, gli indimenticabili Fab Four che in soli otto anni, dal 1962 al 1970, sono stati capaci di trasformarsi in mito, ad oggi ancora ben lontano dall’essere raggiunto dalle numerose band che li hanno seguiti. I Beatles sono stati capaci di dare dignità ad una cultura pop fino a quel momento bistrattata, trasformando la musica dei giovani in una vera e propria arte che non ha mai smesso di incantare e di stupire; le sfumature delle loro canzoni continuano a cullare i ricordi di chi ha avuto la fortuna di assistere ai loro spettacoli, ma riescono anche ad affascinare quei giovani millenial che sono purtroppo abituati ad una musica che si sussegue continuamente, senza mai riuscire a lasciare un’impronta.
La musica dello streaming, dei pezzi lanciati ogni settimana e subito passati di moda, non ha potuto cancellare la magia di Hey Jude, di Let it be o di Yellow Submarine, che rimangono ancora oggi la colonna sonora di molte vite.
Tutti i buoni progetti richiedono tempo per andare in porto, infatti la carriera dei Beatles è tutt’altro che in discesa. Il gruppo nasce a Liverpool nel 1957 ed è inizialmente formato da John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Pete Best; quest’ultimo verrà successivamente sostituito da Ringo Starr. All’inizio i quattro giovani suonavano nel Cavern Club, senza ottenere dei grandi successi e nel frattempo incidevano i loro brani, che vennero pubblicati per la prima volta nell’album Please Please me, uscito nel 1963.
È proprio in questo periodo, infatti, che i quattro iniziano ad attirare molto pubblico alle loro esibizioni, che divengono sempre più importanti fino ai tour di portata mondiale fatti fino al 1966. Il rock popolare e l’inconfondibile ritmo beat della loro musica divenne la colonna sonora della protesta in un’Inghilterra devastata in quegli anni dalla crisi economica; le masse ben presto furono ispirate dallo stampo pacifista che i Beatles diedero al loro malcontento, che divenne la bandiera di una rivolta bianca in cui i giovani fecero loro le parole delle canzoni più famose.
Il 1970 è l’anno della rottura, dopo una serie di incomprensioni e di continui rinvii per l’uscita del nuovo album le strade dei quattro componenti si dividono.
È difficile selezionare i migliori successi dei Beatles, perchè tutto ciò che sia uscito dalla loro penna e dai loro spartiti è di fatto un capolavoro che va oltre le interpretazioni e i gusti musicali. Ci sono, però, canzoni che più di altre sono arrivate con tutta la loro purezza fino ai nostri giorni, come l’inconfondibile Let it be, che invita tutti a prendere la vita con leggerezza, a lasciar correre tutti quei fardelli di rancore che troppo spesso condizionano la vita ed il comportamento di tutti. Non a caso, questo successo arriva in un periodo di grande malattia per la madre di John Lennon, contemporaneo ad aspri litigi tra i membri della band: con questo pezzo viene trasmessa l’importanza del perdono come solo strumento per la pace.
L’intera carriera dei Beatles è stata sempre tra mito e realtà, la stessa morte di John Lennon per mano di un fan ossessionato dimostra quanto la loro fosse una vita da film.
La curiosità maggiore su cui tutt’oggi aleggiano misteri irrisolti e quella relativa alla morte di Paul McCartney; la leggenda vuole che Paul sia morto in un incidente nel 1966 e che sia stato immediatamente sostituito da un sosia. Da quel momento gli appassionati si sono messi alla ricerca di indizi che potessero supportare questa tesi e ne sono stati raccolti diversi.
Ad esempio, ascoltando “I so tired” al contrario, una canzone dei Beatles postuma alla presunta morte di McCarteny, sembra che John Lennon dica “Paul è morto, mi manca, mi manca…”, ma il complotto migliore è quello della copertina di Abbey Road, in cui viene catturato il celebre attraversamento sulle strisce dei quattro. In questa istantanea Paul McCartney è l’unico a camminare a piedi nudi, riprendendo la tradizione induista che vede il defunto senza scarpe e sul fondo spicca la targa LMW 28 IF, interpretata come “Linda McCarteny Widow” (Linda McCartney vedova) e 28 IF (28 se) ad indicare che Paul avrebbe compiuto 28 anni proprio in contemporanea all’uscita dell’album.
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