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Muse – Rock britannico eclettico e stravagante

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Redazione

I Muse sono una delle band più amate e allo stesso tempo odiate degli ultimi anni. Scopriamo insieme il perché.

Questo trio musicale inglese, capitanato da Matthew Bellamy, è partito agli inizi degli anni 90, ma il suo sound distintivo, di ispirazione pop futuristico in stile Radiohead e lo stile e l’energia dell’hardcore americano come quello dei Rage Against The Machine o i Nirvana, trova terreno fertile nel tra il 1998 e il 2000.
Nel 1999 pubblicano il loro primo album Showbiz che li porterà alla conquista immediata del pubblico indie-rock e a diversi premi della critica come il Brand New Band 2000, varie nomine come Best Band, Best Album in vari Awards.
Soprattutto, questo album gli apre le porte per cavalcare i palchi a sostegno di gruppi come i Foo Fighters e Red Hot Chili Peppers negli Stati Uniti, per poi proseguire con il resto del mondo, catturando così una buona fetta di fan.

In 22 anni di carriera si sono fatti spazio tra le critiche più note tipo “Chi vogliono copiare? I Queen?” fino ai complimenti e ai sold out dei loro concerti negli stadi.

La loro carriera, è segnata attualmente da 12 albumi pubblicati e diversi singoli che sottolineano il loro stile, non solo nella musica e nei testi delle loro canzoni, ma anche nei loro spettacoli e nei temi scelti per i loro concerti, che ogni anno si fanno sempre più coinvolgenti e ricchi di tecniche e tecnologie all’avanguardia.

Ripercorriamo velocemente i loro album.

Abbiamo detto che il primo album è Showbiz nel 1999, un disco di quasi 50 minuti con 12 tracce al suo interno. Questo ha venduto oltre 300.000 di copie nel Regno Unito ed ha ottenuto il disco di Platino.

Nel 2001 esce il loro secondo album Origin of Symmetry, ispirato alla teoria delle stringhe.
Questo album segna definitivamente il cambio di sound della band, passando ad uno stile hard rock. L’obiettivo e l’idea della Band è quella di poter mostrare il loro lato più eccentrico e far scoprire al loro pubblico strumenti di matrice classica, come l’organo. Con questo album, raddoppiano i risultati ottenuti con Showbiz, vendendo 600.000 copie in UK, doppio disco di platino e ottengono la terza posizione nella Official Albums Chart.

La direzione presa sul sound continua e la ritroviamo anche nel loro terzo album uscito nel 2003 che è Absolution. Un album con riferimenti assolutamente precisi e mirati al tema della fine del mondo.
Matthew Bellamy è famoso per avere un certo interesse verso argomenti come le cospirazioni politiche piuttosto che la scienza, la teologia, il futurismo e il sovrannaturale. Infatti ritroviamo tutti questi tempi all’interno dei loro testi.
Con questo album gli si aprirono definitivamente le porte verso il mondo intero.

Da qui cadiamo in un buco nero e finiamo in Italia, a Milano, dove viene registrato una parte del loro quarto album, pubblicato nel 2006, Black Holes and Revelations. Questo album è ricco di tematiche suggestive e di uno stile rock alternativo e drammatico, come ad esempio la traccia Take a Bow, dedicata alla guerra in Iraq o Assasin dedicata a Tony Blair, all’ora primo ministro britannico. Si può dire che questo album contiene i singoli di maggior successo dei Muse: Starlight, Knights of Cydonia, Supermassive Black Hole.

Nel 2008 pubblicarono il loro primo album dal vivo dal nome HAARP, con esplicito riferimento all’impianto presente in Alaska, realizzato con un sistema di antenne emananti onde corte. Album che si concilia perfettamente con le teorie complottiste in cui il gruppo crede, in particolare, in riferimento a questo impianto, i sostenitori di varie teorie del complotto dicono che l’impianto potrebbe essere in grado di influenzare quelli che sono i fenomeni climatici.
Per rappresentare al meglio il concetto infatti i Muse, proposero una scenografia con due antenne paraboliche gigante posizionate al centro del palco e altre quattro alle estremità esterne.
Questo album venne infatti poi registrato durante i concerti, in particolare i due concerti che la band tenne al Wembley Stadium di Londra, nel 2007.
Questi concerti furono decretati come il più grande evento in tutta la storia dello stadium, battendo addirittura le esibizioni di grandissimi artisti, come Michael Jackson e i Queen.

L’album più particolare, considerando il loro esordio antecedente a questo, è The Resistance, con una forte influenza classica e melodica, molto orchestrale.
Siamo nel 2009, in Italia, più precisamente tra gli studi di registrazione sul Lago di Como e Milano, si evince in questo album una forte influenza del romanzo 1984 di George Orwell, che tratta temi come la politica e il sociale, ma anche di una storia d’amore.
Si può dire che insieme a Black Holes and Revelations, questo album contiene alcune dei più grandi successi dei Muse come: Uprising, Resistance, Undisclosed Desires.

Dopo l’intenso The Resistance Tour, i Muse si sono concessi un momento di tregua, è stato un tour della durata di quasi due anni.

Nel 2012 escono con il loro sesto album The 2nd Law, da cui è stato estratto un singolo, Survival, impiegato come colonna sonora delle Olimpiadi di Londra del 2012.
Questo album ha una particolarità, ha un approccio hard-elettronico. Infatti, ne fanno parte i noti brani Madness e Supremacy.

Il 2013 regala ai fan dei Muse una bellissima sorpresa: il film Muse – Il concerto allo Stadio Olimpico di Roma, presente anche come album, che rappresenta il concerto tenutosi appunto allo Stadio Olimpico di Roma il 06 Luglio 2013 davanti ad oltre 60.000 persone.
Questo concerto è stato decretato dalla stessa band, il miglior concerto dell’anno.

Piccola curiosità, questo è il primo film concerto al mondo registrato nel formato 4K Ultra Alta Definizione.

Un vero spettacolo ricco di emozioni, anche se vederlo al cinema non è la stessa cosa di vederlo dal vivo e sentire la musica dal vivo, sicuramente è stata un’occasione per poter dire “io c’ero” anche se non fisicamente.

Il settimo album in studio dei Muse è Drones, pubblicato nel 2015, premiato ai Grammy Award come miglior album rock nel 2016.
Dopo aver affrontato i vari tempi nei precedenti album, come ecologia, guerra, complotti ecc, questo album lo hanno dedicato interamente al tema della “continua e progressiva disumanizzazione del mondo”. Raffigurando questo concetto, in maniera simbolica, con dei droni.
La particolarità di questo album è che racconta una storia con 2 finali differenti.
La storia narra di una persona che perde la fiducia e la sicurezza in sé stesso, a causa dei robot, divenendo sempre più manipolabile, fino a quando non si rende conto che non lo vuole più essere e si ribella, iniziando poi ad avere nuovamente fiducia nell’umanità, questo finale, che lo possiamo considerare “lieto” o “positivo”, lo troviamo all’interno delle due canzoni dell’album a cui fanno esplicito riferimento: Dead Inside e Aftermath.
Il secondo finale della storia invece, è negativo, dove praticamente, ci sono dei fantasmi di morti sconosciuti uccisi dai robot, che non vedranno mai la giustizia per la loro morte, e non conosceremo mai la loro identità, questo pezzo di racconto lo troviamo nei testi di: The Globalist a l’omonimo Drones.
I brani più “famosi” dell’album sono: Psyc, Reapers, Dead Inside e Mercy.
Questo album inoltre li ha portati ad organizzare un altro tour assolutamente fuori di testa e bellissimo, ricco di droni e coinvolgente, si può dire, alla Muse maniera.

Piccola curiosità, i due brani [JFK] e Defector contengono una piccola parte del discorso “The President and the Press” tenuto da J. F. Kennedy.

Nel 2017 esce Simulation Theory, il loro ottavo album in studio, nonché l’ultimo per adesso.
Lo stesso anno i Muse, partirono per un tour del nord america insieme Thirty Seconds to Mars e ai PVRIS (una band americana nata nel 2012, con uno genere rock psichedelico).
Dopo anni di chiaro stile e temi ben definiti, i Muse riescono a stupirci ancora con questo album.

Già dalla copertina, realizzata da Kyle Lambert (lo stesso autore della locandina della serie-tv Stranger Things), che ci si immerge in un mondo pieno di richiami cinematografici, al mondo orientale e agli anni 80, e allo stesso tempo ad un futuro distopico e cyberpunk.
Questo album si può dire che appartiene al territorio della synth-wave, benché da un primo ascolto non sembri, ma se ci si pone attenzione, ci si rende conto che lo si trova già dalla prima traccia.
Questo album è pieno zeppo, forse anche troppo di contaminazioni, dal funk coatto del brano “Propaganda” e alla “terribile” somiglianza con Madness del brano “Dig Down”, oltre che ovviamente richiami al vecchio rock e al pop anni 80.

Si può dire quindi, che all’età di 40 anni, dopo una vita di creatività e dinamismo sempre spinti oltre i limiti i 3 componenti dei Muse hanno finalmente trovato la dimensione.

Lo sapevi che…

  • I Muse, prima di chiamarsi così, hanno utilizzato diversi nomi? Tra cui, Gothic Plague, Fixed Penalty e Rocket Baby Dolls.
  • I Muse sono appassionati di Poker e una volta hanno “spennato” Robert Smith dei The Cure per una somma abbastanza ingente.
  • Bellamy non permette a nessuno di entrare in studio con lui durante le registrazioni delle sue parti, tranne che al producer, nemmeno i suoi 2 “compagni di viaggio” sono ammessi, eccetto che debbano suonare anche loro in quel frangente.
  • Bellamy nel 2010 è entrato nel Guinness dei Primati: tutt’oggi detiene il record di chitarre distrutte durante una tournée, ben 140 (in 3 di queste ha ferito in maniera lieve il batterista Dominic, per il lancio della chitarra finito male, si spera non abbia fatto apposta)

 Credits:

Foto Matthew Bellamy – © Markus Felix | PushingPixels (contact me), CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

Foto concerto – © Silvia Dell’Apa – SAN SIRO – Milano 2019

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