“C’è ancora domani”, film diretto e interpretato da Paola Cortellesi, è ormai divenuto un cult nazionale: approfondiamo il motivo di tanto successo.
“C’è ancora domani”, pellicola diretta e interpretata da Paola Cortellesi, è la vera scoperta della cinematografia recente. Il film, che vede la nota comica barcamenarsi tra il “dietro” e il “davanti” la macchina da presa, è campione di incassi al botteghino.
Alla seconda settimana di uscita nelle sale aveva infatti già incassato oltre 3 milioni e mezzo di euro. Un traguardo tutt’altro che scontato per un film italiano. Ma d’altronde, quando la firma che si vede comparire sui manifesti è quella di Paola Cortellesi, gli ingredienti per un mix di successo sono assicurati.
L’interprete, che sta per tagliare il traguardo dei 50 anni, ha deciso di mettersi alla prova in una veste del tutto insolita. E che, stando alle recensioni apparse a poche ore di distanza dal rilascio della pellicola, la Cortellesi sembrerebbe aver calzato alla perfezione.
Affiancata da attori del calibro di Valerio Mastandrea, Emanuela Fanelli e Vinicio Marchioni, Paola Cortellesi è riuscita a ricreare alla perfezione il contesto della Roma post-bellica. Ma quali sono, volendo scavare nel profondo, i reali motivi che si celano dietro al successo di “C’è ancora domani”?
Innanzitutto, la pellicola diretta dalla classe 1973 ha il vanto di “parlare a tutti”. Protagonista del film, non a caso, non è una militante di guerra, né una femminista di cui rechino menzione i libri di storia. Delia – questo il nome del personaggio a cui presta il volto la Cortellesi – è una popolana. Una figura femminile, insomma, in cui ciascun’altra donna potrebbe perfettamente rispecchiarsi.
I suoi punti di forza non sono l’esser stata in prima linea al fronte, o l’aver condotto una battaglia a favore del diritto di voto per il genere femminile. La lotta di Delia è tutta “quotidiana”.
Ha il suono delle percosse che la protagonista incassa senza batter ciglio, per non turbare la serenità familiare. Ha il sapore dei cibi che la donna prepara ogni giorno per i suoi figli, la consistenza della dedizione con cui non tralascia nessuna delle sue faccende domestiche.
Ma è anche una lotta che, ad un certo punto del film, assume la connotazione di rinascita e rottura degli schemi. E con una giornata come quella del 2 giugno 1946 a fare da sfondo, l’emancipazione femminile non può non far sentire tutto il proprio peso.
No, la nostra protagonista Delia non rimarrà intrappolata in un rapporto di sudditanza coniugale, né imprigionata nel suo ruolo di madre devota. Sul finire della pellicola, infatti, la vedremo prendere una decisione destinata a cambiare per sempre le sorti del suo destino (e della Nazione intera).
E con gli inframezzi comici di Paola Cortellesi – spalleggiata da una Emanuela Fanelli in splendida forma -, quella che avrebbe rischiato di tramutarsi in una tematica pesantissima diviene un film fin troppo appassionante per non sentirne la mancanza appena finito. Una prima prova da regista, insomma, che la comica ha superato brillantemente.
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