Che fine hanno fatto le tre persone condannate per il massacro del Circeo, caso avvenuto 48 anni fa a San Felice Circeo, provincia di Latina.
Il massacro del Circeo è uno dei casi di cronaca nera più noti. Sono trascorsi quasi 50 anni da quel 1975, ma nessuno ha mai dimenticato le violenze che vennero perpetrate alle due ragazze coinvolte nella cruenta vicenda: Rosaria Lopez e Donatella Colasanti.
La prima venne uccisa quella stessa sera, la seconda, invece si salvò e morì qualche anno dopo per una malattia. Dopo tanti anni ancora sono moltissime gli interrogativi e le ombre che aleggiano su questa drammatica vicenda che ha colpito profondamente il nostro Paese. Per il massacro, raccontato nella serie in onda su Rai, furono condannate tre persone.
Il Massacro del Circeo, la ricostruzione di quelle terribili 36 ore
I fatti sono avvenuti tra il 29 e il 30 settembre del 1975, l’inchiostro riempirà le prime pagine dei giornali che racconteranno le terribili sevizie subite dalle due ragazze. Le giovani Rosaria Lopez, all’epoca 19enne, e Donatella Colasanti (17 anni), avevano conosciuto Angelo Izzo e Giovanni Guido qualche giorno prima di quello che passerà alla storia come il “Massacro del Circeo”.
I due erano figli della “Roma Bene” e invitarono le due ragazze ad una festa che si sarebbe dovuta tenere in una casa di campagna a San Felice Circeo (Latina), appartenente al terzo uomo coinvolto nel macabro massacro, Andrea Ghira. Giunte presso l’abitazione, Rosaria e Donatella vennero stuprate e seviziate, abusi durati per oltre 36 ore. La Lopez fu chiusa in bagno e fu uccisa. La Colasanti, nel frattempo, provò a chiamare i soccorsi, ma il tentativo fu vano perché gli aguzzini la scoprirono. A quel punto, venne colpita ripetutamente e le restò solo una sola soluzione: fingersi morta.
I tre giovani successivamente caricarono i corpi in auto con l’intento di disfarsene nelle ore successive, ma prima di compiere lo scempio decisero di cenare in un ristorante di Roma, così posteggiarono la Fiat 127 e scesero dall’abitacolo. Fu allora, che la Colasanti esanime ed esausta, provò un ultimo tentativo: cercò aiuto tra i passanti di Via Pola. Da quel cofano, una voce rotta e stanca attirò l’attenzione di un metronotte che allertò immediatamente le forze dell’ordine, precipitatesi sul posto. Un fotoreporter riuscì ad intercettare la chiamata e giunse sul posto. La scena senza eguali che gli agenti si trovarono quella sera fu fotografata.
La Colasanti fu immediatamente soccorsa, mentre per la Lopez non c’era più nulla da fare. Importante da quel momento in poi il racconto di Donatella, che con coraggio cominciò a ripercorrere quelle terribili ore, permettendo agli investigatori di risalire ai responsabili del massacro.
Il Massacro del Circeo e i tre rampolli della “Roma Bene”
La violenza che dovettero subire le due ragazze gettò nello sconforto il Bel Paese, il massacro da lì a poco rappresenterà una delle pagine più buie dell’Italia. Il caso di cronaca ha ispirato la serie in onda su Rai 1 “Circeo” con Greta Scarano, Ambrosia Caldarelli, Angelo Spagnoletti e Guglielmo Poggi.
Per l’omicidio di Rosaria Lopez e per il tentato omicidio di Donatella Colasanti furono condannati tre uomini: Andrea Ghira, Angelo Izzo e Gianni Guido. Il primo non è mai finito tra le sbarre, il ventiduenne all’epoca dei fatti, riuscì a scappare vivendo in latitanza il resto della sua vita. L’uomo è deceduto nel 1994.
Angelo Izzo, invece, venne arrestato subito dopo il tragico evento. Nel 2005 gli viene concesso un periodo di semilibertà, ma venne accusato di aver ucciso una donna e la figlia di quest’ultima, caso che passò alla storia come il massacro di Ferrazzano. L’uomo farà ritorno in carcere per scontare il secondo ergastolo. Durante la detenzione, Izzo confessò un altro omicidio, ma per i giudici la testimonianza non era valida e veritiera.
Anche Gianni Guido fu arrestato subito dopo il massacro del Circeo, lui e Izzo condividevano la stessa cella e i due, infatti provarono ad evadere dal carcere, dove erano detenuti nel 1977. Quattro anni, dopo l’uomo riuscì ad evadere di prigione e venne catturato in Argentina, ma riuscì nuovamente a scappare. Nel 1994 venne fermato a Panama e trasferito in Italia. Nel 2009 l’uomo è uscito dal carcere definitivamente scontando la sua pena.