Fischi a Sanremo per Geolier, il cantante non è stato il primo a beccarseli: prima di lui, un interprete di gran lunga più noto venne contestato.
Può essere definito a mani basse come l’episodio più increscioso verificatosi al Festival di Sanremo di quest’anno. Ancor più delle polemiche scatenate dal discussissimo “Ballo del qua qua”. Parliamo, ovviamente, dei fischi che sono stati indirizzati a Geolier nel corso della serata delle cover.
La quarta puntata della kermesse canora, nella fattispecie, vide proprio il trionfo dell’interprete di “I p’ me, tu p’ te“, accompagnato da Gigi D’Alessio, Guè e Luchè. Un responso che non andò minimamente giù agli spettatori presenti al teatro Ariston. I quali non si risparmiarono dal far arrivare il loro disappunto al cantante.
Una scenetta che definire raccapricciante è riduttivo. E che vide scendere in campo persino Roberto Vecchioni, schieratosi prontamente a difesa del rapper partenopeo. Così come tanti altri colleghi del settore che non hanno esitato a denunciare l’accaduto.
Per chi segue il Festival di Sanremo da anni, ciò nonostante, il siparietto andato in scena durante la serata delle cover non è una novità. È infatti accaduto moltissime volte che il pubblico rumoreggiasse dinanzi alle performance degli artisti. In passato – e chi ha una memoria di ferro se lo ricorderà -, un atteggiamento del genere è stato riservato persino ad un personaggio ben più noto di Geolier.
Non è stata certamente la prima volta che il pubblico è insorto contro una canzone sanremese, quella che vedeva protagonista Geolier esattamente due mesi fa. In passato, più precisamente nel 2010, accadde persino ad Emanuele Filiberto e a Pupo (accompagnati da Luca Canonici), che concorrevano in coppia nell’ambito della kermesse canora.
In quel frangente, il disaccordo popolare emerse nel corso della serata finale. Quando, cioè, la conduttrice Antonella Clerici lesse la classifica di gradimento. Comunicando, di fatto, che il singolo “Italia amore mio” sarebbe finito addirittura sul podio.
In quel momento esatto si manifestò l’apoteosi delle contestazioni. Non solo i presenti all’Ariston si lasciarono andare a fischi e grida di dissenso. Persino l’orchestra – mai espressasi così apertamente – finì per lanciare in aria gli spartiti. Un chiaro segnale che quello che stava avvenendo a pochi minuti dal verdetto finale, agli occhi dei più, era inconcepibile.
Furono “questioni di stato” quelle che portarono pubblico ed orchestra a sollevarvi contro “Italia amore mio”, e in modo particolare contro Emanuele Filiberto. Le polemiche, in quel caso, erano emerse fin dalla prima performance del trio sul palco dell’Ariston.
Il vero motivo? Semplicemente, i cattivi rapporti tra la famiglia Savoia e lo Stato italiano. Culminati, nel 2007, nella richiesta di un risarcimento. A fronte di simili premesse, il fatto che Filiberto potesse intonare un canto d’amore verso l’Italia era parso essere un’autentica contraddizione. Se non addirittura una presa in giro bella e buona.
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