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Cinema e Tv

I flop al botteghino diventati “cult”: quando la fama supera anche gli incassi deludenti

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Anna Peluso

Da Blade Runner alla Fabbrica di cioccolato; 9 pellicole flop totali al cinema e che sono rinate con l’home video fino a diventare dei cult imprescindibili.

Film che hanno fatto flop al botteghino ma sono poi diventati dei classici cult (Blueshouse.it)

C’è forse una sorta di profezia nel mondo dello spettacolo per cui se la critica stronca un film o un brano, e il pubblico inizialmente non ne riconosce il valore allora sicuramente diventerà poi una canzone o una pellicola imprescindibile dell’una o dell’altra arte.

In Italia forse ne abbiamo l’esempio più lampante con i brani sanremesi odiati dalla critica e lasciati ultimi in classifica dal pubblico eppure oggi sono brani che conosciamo a memoria e che anzi, in molti casi sono diventati il manifesto di quell’artista.

Nel cinema c’è lo stesso meccanismo; pellicole lanciate per essere il successo di quel regista o attore e invece sono state distrutte dalla critica e hanno spesso incassato di meno di quanto sia stato speso per realizzarle. Eppure, nonostante i numeri e le parole, oggi quelle stesse pellicole sono dei cult che tutti dovremmo vedere almeno una volta nella vita.

Cult nati da flop al botteghino, le pellicole che non ti aspetti

Donnie Darko è una delle pellicole flop oggi cult imperdibile (Blueshouse.it)

Tra i film prima odiati e oggi pietra miliare del cinema c’è forse una delle sorprese delle sorprese: Blade Runner. La pellicola di Ridley Scott uscì nel 1981 dopo soli 4 mesi di lavorazione e non ebbe vita facile in un anno segnato da film di fantascienza come Star Trek- l’ira di Khan ed E.T.. Né il pubblico né la critica fu clemente con il film eppure oggi è un cult amatissimo.

Fu considerato troppo macabro per essere presentato come un film dedicato ai bambini e per questo fu snobbato; stiamo parlando de La Fabbrica di cioccolato nella prima versione quella del 1971 con Gene Wilder nei panni di Willy Wonka. Il film è stato apprezzato solo a partire dagli anni Ottanta quando è stato trasmesso in tv, tanto che oggi è uno dei classici di Natale.

Nell’agosto del 1975 usciva nelle sale inglesi The Rocky Horror Picture show, da quelle prime proiezioni passò poi oltre Oceano ma negli USA durò pochissimo. Un altro inizio burrascoso per un altro film oggi cult del genere musical.

John Carpenter è forse abituato a vedere andar male i suoi film al botteghino, ma forse nessuno gli era costato tanto come Grosso guaio a China town costato 20 milioni di dollari e incassati appena 11. La pellicola è risorta con l’home video.

Il Grande Lebowski è il capolavoro per eccellenza dei fratelli Coen eppure è quello che è andato peggio di tutti al botteghino. Oggi probabilmente non c’è persona che non lo abbia visto almeno una volta.

Altro flop colossale è stato Donnie Darko. Il film sci-fi dalle tinte horror che ha lanciato la carriera di Jake Gyllenhall è costato 4,5 milioni di dollari ma ne ha incassati appena 450mila. Oggi, per quanto ancora difficile da digerire, è considerato un film incompreso ma anche un cult da vedere e rivedere.

E che dire poi di Howard the duck? Appartiene all’universo Marvel ma è forse il personaggio che ha convinto meno, tanto che al cinema ha floppato malissimo. Nonostante questo c’è chi pensa oggi che il film rappresenti un punto di svolta nella narrazione del suo segmento.

E il cinema nostrano?

Alberto Tomba in Alex l’ariete (Blueshouse.it)

Di esempio del genere ce ne sono anche nel cinema italiano. Pensate, per esempio, che Febbre da cavallo abbia conquistato subito il pubblico? Niente affatto, gli incassi furono molto tiepidi eppure oggi è uno dei film che hanno fatto la storia del nostro cinema.

A fine carriera sportiva, infine, Alberto Tomba provò quella nel cinema. Si puntò tutto Alex l’ariete, in cui fu affiancato da una giovanissima Michelle Hunziker. Niente da fare, incassi bassissimi e carriera da attore stroncata. Per quanto lo si consideri un esempio di trash, il film è ancora trasmesso in tv e il pubblico lo guarda.

Anna Peluso

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