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Cosa resterà di questo Sanremo 2021?

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Redazione

Sanremo è finito, andate in pace! La settimana più folle dell’anno dello spettacolo, della tv e anche della società italiana si è finalmente conclusa e mi ci sono voluti un paio di giorni di detox per chiudere questo primo racconto semiserio qui su Blueshouse.it. 

Un’edizione del tutto particolare, per i dettami legati alla pandemia da Covid-19, che non ha convinto nè pubblico nè critica, con ascolti in calo – dato paradossale viste la solita ‘assenza di concorrenza e le restrizioni che ci tengono tutti in casa dopo le 22 – e una conduzione che si è trascinata per 5 serate troppo lunghe, con pochi guizzi e molti, troppi momenti cringe.

Quella che dovrebbe essere l’assoluta protagonista, la musica, trascinata in un fiume di nonsense, con molte esibizioni in gara relegate a orari improponibili. con un numero di artisti troppo alto per poter dare il giusto spazio a ciascuna delle proposte.

E non si è vista quasi nessuna trovata registica o autorale degna di nota per superare l’ostacolo dell’assenza di pubblico, cosa già affrontata in diversi campi dello spettacolo televisivo in giro per il mondo. Se è vero che il tempo per riprogrammare lo show dopo i diktat ministeriali è stato poco, è anche vero che l’errore è stato fatto a monte nel voler insistere su una linea, quella di avere la sala piena almeno in parte, che era prevedibilmente impossibile da percorrere visto il momento.

Insomma, almeno per quanto riguarda chi scrive, un’edizione bocciata, che non ha saputo nè regalare un giusto svago a chi da casa non aspettava altro, nè valorizzare le proposte musicali, soprattutto quelle “nuove” per il pubblico abituale, né sottolineare a dovere la condizione di stallo del mondo dello spettacolo dal vivo, le cui istanze sono passate sotto traccia in un paio di momenti in terza serata.

Nonostante questi risultati non certo esaltanti, si parla di un Amadeus-Fiorello-ter per il 2022. Che dire, mi auguro di no, ma se dovesse succedere ci ritroveremo ancora una volta a commentarlo, çvsd.

Ma tornando al titolo di questo pezzo, “cosa resterà di questo Sanremo 2021”?

Poco, molto poco, della serata finale, ennesima maratona con troppe esibizioni visto che al già alto numero di artisti gareggianti si sono aggiunti tanti ospiti che poco hanno regalato allo spettacolo e alla narrazione generale, tra cui persino Dardust in vago sapore di “conflitto di interessi”, visto che era presente come autore e producer di diversi brani in gara. Salverei giusto quella che probabilmente è stata l’ultima volta a Sanremo della Vanoni, tra classe e anarchica follia. 

Qualcosa in più per quanto riguarda le canzoni, una buona manciata sono sembrate fin da subito molto radio-friendly e infatti i primi giorni di programmazione lo stanno confermando: quei nomi che a Sanremo sono risultati “nuovi” avevano già alle spalle diverse hit e i pezzi proposti non sono da meno. Penso soprattutto a Colapesce e Dimartino, la cui “Musica Leggerissima” si proietta già in rotazione fino all’estate, Willie Peyote e Madame che non hanno deluso le aspettative dei loro fan e ne hanno conquistati certamente di nuovi, La Rappresentante di Lista che si sono presentati al grande pubblico con tanto stile e che stanno conquistando un airplay meritato. Gli Extraliscio potrebbero capitalizzare in ottica live quando i concerti riprenderanno, visto che hanno fatto venire a tutti una voglia sfrenata di ballare sotto il primo palco che capiterà. Dei nomi più pop del lotto conferme per Irama, che in presenza avrebbe fatto anche meglio, e Michielin e Fedez, spinti come previsto dal televoto dove non erano arrivati nelle prime serate. 

E se i premi “tecnici” hanno dato ragione alle proposte migliori, ovvero Colapesce e Dimartino per la sala stampa, Willie Peyote per il Premio della Critica, Madame per il miglior testo ed Ermal Meta per la migliore composizione musicale, capitolo a parte meritano ovviamente i vincitori Måneskin. Sorpresa ma fino a un certo punto, vengono ovviamente vengono portati in trionfo come “salvatori del rock” solo da chi non ascoltava chitarre & co. fino al giorno prima. Erano dati a ragione tra i favoriti sapendo del loro appeal sul voto popolare, visto che piacciono a grandi e piccini per motivi diversi e fanno storcere il naso ai tradizionalisti. Vedremo cosa riusciranno a fare anche all’Eurovision, competizione complicatissima ma dove sono molto attesi soprattutto dal pubblico estero.

Nota finale su un aspetto assolutamente negativo, rilevabile dalla classifica finale di fatto decisa dal televoto dell’ultima serata: il regolamento. Sebbene la gara sia solo uno degli argomenti di Sanremo, questa edizione ha di fatto annullato tutti i ragionamenti e i voti delle giurie più qualificate (stampa e orchestra), che hanno dato margini scarsi di vantaggio alle proposte musicali più interessanti o tradizionali ma ben fatte, un po’ per aver votato “al buio” dei dati di gradimento dei televotanti, un po’ per lo “smarmellamento” dei voti su tanti partecipanti. Basta vedere come Ermal Meta, meritatamente in testa per le prime 4 serate, è finito solo sul gradino più basso del podio travolto dai follower della Ferragni e dal mix letale di tiktoker e “Mammeskin” (sì, esiste davvero un fan club su facebook con questo nome). Chi farà la direzione artistica in futuro dovrà tenerne conto per non dare l’impressione di aver scontentato tutti.

Appuntamento a tra un anno per il rito collettivo su queste pagine, sui social, si spera anche al bar.

Redazione

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