Ci siamo lasciati alle spalle da un mesetto abbondante la #MaratonaSanremo ed è il momento giusto per affrontare una nuova avventura nel nazionalpopolare più assoluto: l’Eurovision Song Contest!
Quello che in Italia siamo abituati a chiamare anche Eurofestival è di fatto il “livello successivo” della nostra kermesse più famosa, nata infatti nel 1956 proprio sulla scia del festival della Città dei Fiori. Una storia lunga e che ha vissuto tanti cambiamenti e contraddizioni, seguendo spesso la politica internazionale e l’evoluzione della società, aprendo spesso tante strade sul fronte dell’inclusione ma incorrendo altrettanto spesso in incidenti diplomatici.
In vista quindi delle serate di semifinale e finale di Maggio ecco una breve guida semiseria dei 39 paesi partecipanti a questa edizione, divisi in tre gruppi: le 33 nazioni partecipanti alle due semifinali e i 6 finalisti di diritto, ovvero i cosiddetti “big five” di cui facciamo parte anche noi e l’Olanda, che ospiterà la manifestazione a Rotterdam dopo la mancata edizione del 2020.
Analizziamo le nazioni che parteciperanno alla prima semifinale del 18 Maggio nell’ordine annunciato di esibizione, con un punteggio assegnato dal sottoscritto seguendo le regole di votazione dell’Eurovision.
Si parte subito con uno dei paesi più in forma secondo i bookmaker per questa edizione! La Lituania ci tiene tantissimo all’Eurovision ma non ha mai raccolto granché, solo un sesto posto nel 2006 con un imbarazzante sestetto di eroi locali che cantavano “We Are The Winners” in ritardo di soli 24 anni sugli Statuto e la loro “Abbiamo vinto il Festival di Sanremo” del ‘92.
Nel 2020 la selezione lituana aveva individuato il pezzo perfetto per spaccare ma la pandemia ha deciso che non doveva andare così, e quindi quest’anno ci riprova la stessa band, THE ROOP, con una nuova potenziale hit virale da dancefloor domestico, “Discoteque”, assolutamente da podio.
12 POINTS from Tommi!
Anche la Slovenia non ha raccolto mai granché in tante partecipazioni, forse perché le canzoni in gara sono quasi sempre state al limite dell’ascoltabile. Non hanno regalato nemmeno grandi momenti memorabili in quanto a trash, se non un terzetto di tizi in drag nel 2002 e una human flag nel 2016. Però l’Eurovision è un po’ come le Olimpiadi, “l’importante è partecipare”, e la Slovenia c’è, con tutto il suo entusiasmo.
La canzone slovena del 2021 è una delle due in gara intitolate “AMEN” ed è come prevedibile una nenia in salsa cristian-disneyiana, ma almeno cantata dalla solida voce di Ana Soklic. Potrebbe qualificarsi per la finale ma niente di più.
0 POINTS from Tommi
Escluse le prime timide partecipazioni post-sovietiche di metà anni ’90, la Russia partecipa all’Eurovision puntando sempre in alto, infatti è finita diverse volte sul podio: 4 terzi posti, 2 medaglie d’argento e 1 vittoria nel 2008 con Dima Bilan, accompagnato sul palco nientepopodimeno ché dal pattinatore campione olimpico Evgenji Pljuscenko. Nel 2012 a rappresentare la Russia sono state le “nonnine di Buranovo”, che con un pezzo trash-folk-dance e un forno per il pane on stage sono arrivate persino seconde.
Diversi i nomi pop/trash di fama internazionale in gara negli anni, come le t.A.T.u. e le Serebro, a cui per il 2020 si sarebbero aggiunti i Little Big. Per quest’anno anziché tentare di vincere facile riproponendo loro, da quelle parti hanno preferito rifare la gara e la vittoria è andata a sorpresa alla rapper Manizha che con un pezzo femminista potente e antitradizionalista sta facendo molto discutere in patria. Assolutamente da podio.
10 POINTS from Tommi!
Altro nome top, che potrebbe essere tranquillamente tra i finalisti di diritto per numero di vittorie (6, secondo paese in assoluto), podi raggiunti, artisti lanciati. Su tutti i leggendari ABBA, ovviamente, con la loro Waterloo del ’74 a rappresentare il classico pop “schlager” scandinavo, seguiti da un po’ di saliscendi nel corso dei decenni e due vittorie recenti importanti con la “volante” Loreen del 2012 – la sua Euphoria è stata una vera hit in tutta Europa – e Måns Zelmerlöw nel 2015, che dopo aver vinto con “Heroes” è diventato presentatore e volto internazionale dell’Eurovision.
Nel 2020 gli svedesi avevano candidato le sorprendenti coriste del partecipante dell’anno prima, quest’anno candidano tale Tusse per un ennesimo quinto posto.
4 POINTS from Tommi
L’Australia? Che ci fa all’Eurovision?!? Ebbene, la tv australiana trasmette il contest dal 1983. Nel 2015 si è pensato bene quindi di invitarli in gara per il 60esimo anniversario. Alla fine si sono trovati talmente bene che non se ne sono più andati, finendo pure al secondo posto nel 2016 e regalando momenti clamorosi come l’esibizione sul gravity pole di Kate Miller di due anni fa. Vedere per credere. Nonostante in Australia si produca un sacco di musica incredibile, le canzoni mandate in gara sono sempre canzoni pop classiche abbastanza mediocri, peccato.
Per il 2021 torna l’artista in gara nell’edizione annullata l’anno scorso, tale Montaigne. Il suo video ufficiale con il pubblico sugli spalti è stato realizzato al solo scopo di far rosicare il resto del mondo che ha ancora gli spettacoli fermi. Rischia di non arrivare in finale, la prima serata è la più dura quest’anno.
3 POINTS from Tommi
Ora che la Macedonia ha finalmente risolto il problema del nome, può concentrarsi meglio sull’Eurovision: solo un settimo posto finora, troppo poco! In compenso ha vinto 2 volte il premio per quelli vestiti peggio. Quest’anno ci prova con una zurna disneyiana come poche ma con un caso diplomatico non da poco: nel video di Vasil a un certo punto si vede una bandiera bulgara, paese con cui i rapporti non sono esattamente idilliaci. E ve le andate a cercare però! Non credo arriveranno in finale.
0 POINTS from Tommi
Un’altra prima della classe in questa semifinale combattutissima! Anzi, LA prima della classe, visto che l’Irlanda detiene il record di vittorie (7, ma vi sfido a riconoscere anche una sola delle canzoni vincitrici oggi), di cui ben 4 dal ’92 al ’96, ed è l’unico paese ad aver vinto due volte con lo stesso artista (Johnny Logan). In realtà è un ventennio che l’Irlanda annaspa in fondo alla classifica, con una sola volta nella top ten nel 2011 con i tremendi gemelli Jedward conciati che nemmeno i Righeira dei tempi d’oro.
Prima e dopo una serie di canzoni dimenticabili e un tentativo non riuscito di buttarla in caciara nel 2008 con la partecipazione di un – ehm – tacchino-pupazzo. Le speranze di invertire la rotta sono affidate quest’anno al pezzo di Lesley Roy, tirato fuori dalla colonna sonora di un Hunger Games a caso.
0 POINTS from Tommi
Partecipante piccola ma sempre presente, spesso vista come costola della Grecia, con cui scambia performer, voti e lingua delle canzoni. Dopo tre quinti posti a sorpresa grande exploit nel 2018 con il secondo posto con la hit “Fuego” della greca Eleni Foureira, che ha valicato i confini del Contest. Capita la formula, da Cipro ci riprovano l’anno dopo con Tamta e quest’anno con Elena Tsagkrinou, che dovrebbe garantire un passaggio agile in finale con “El Diablo”, praticamente una outtake di Lady Gaga.
0 POINTS from Tommi
Altra partecipante storica con il record di ultimi posti in classifica (ben 11!) ma anche con 3 vittorie, due delle quali con largo margine e con pezzi incentrati sull’uso del violino (“Nocturne” dei Secret Garden del ’95 e “Fairytale” di Alexander Rybak del 2009). Per questa edizione la Norvegia ha già in carnet l’esibizione dal look più improbabile: Tix, cantante pop già parecchio noto in patria, canterà la sua “Fallen Angel” con una caterva di collanazze d’oro, una fascia in fronte col suo nome e soprattutto due enormi ali da angelo, appunto. Più Eurovision di così non si può. Finalisti abbastanza certi.
5 POINTS from Tommi
Dallo scioglimento della Jugoslavia ad oggi tante partecipazioni ma pochi piazzamenti nel bottino, solo un paio di quarti posti. Sarà che la formula più usata, un mix di suoni folk balcanici e pop tamarro, non fosse delle più efficaci? Quest’anno infatti il pezzo in gara è decisamente più contemporaneo e potrebbe fare strada. Chissà che “Tick-Tock” di Albina non diventi un successo sul quasi omonimo social network.
Per la parte “LOL” segnalerei tal Jacques Houdek che nel 2017 ha cantato un pezzo metà in inglese metà in italiano, metà con voce da tenore e metà quasi in falsetto.
1 POINT from Tommi
Il Belgio da buona nazione bilingue ha alternato francese e olandese in quasi tutte le sue partecipazioni, non raccogliendo praticamente niente fino a un’inattesa vittoria nell’86 con la tredicenne Sandra Kim – record imbattibile perché ora esiste la divisione Junior. Nel 1993 la belga Barbara Dex è arrivata ultima e con un abito selfmade talmente brutto da dare via al “Barbara Dex Award” per i concorrenti vestiti peggio. Quando finalmente in Belgio si sono resi conto che il francese era demodé e l’olandese… vabbè, è arrivata la lingua inglese e soprattutto le parole a caso, che hanno portato anche a un secondo posto nel 2003 con gli Urban Trad e la loro “Sanomi”, che in un mix fiammingo-vallone vuol dire “Scemo chi legge”. Forse.
Per risollevare le sorti del Belgio nel 2020 sono stati selezionati addirittura gli Hooverphonic, dopo una storiella che merita di essere raccontata: nel 2017 Alex Callier era giudice di The Voice of Flanders, vinto dalla giovanissima Luka Cruysberghs, che nel 2018 diventa la nuova vocalist della band. Nel 2020 gli Hooverphonic vengono selezionati per l’Eurovision, annullato causa pandemia. La band viene riconfermata per il 2021 ma nel frattempo Luka viene liquidata per il clamoroso rientro nel gruppo di Geike Arnaert, voce storica dei primi successi, che quindi parteciperà all’Eurovision. Che mal di testa! Gli Hooverphonic restano a rischio eliminazione celebre, in ogni caso.
7 POINTS from Tommi
Come nel calcio, anche per la musica Israele gareggia con l’Europa, non senza implicazioni politiche e boicottaggi incrociati, ahinoi. Esordio nel ’73 tra imponenti misure di sicurezza e già due successi consecutivi nel ’78 e ’79, con uno dei classici dell’Eurovision, “Hallelujah” di Gali Atari. Nei decenni successivi alterne fortune ma soprattutto altre 2 vittorie di grande successo internazionale, una con la hit eurodance e inno queer “Diva” di Dana International nel 1998 e l’altra recentissima del 2018 con la coloratissima “Toy” di Netta, accompagnata da un’esibizione stramba ma decisamente memorabile.
Per l’edizione 2021 le speranze israeliane sono affidate al super pop da classifica di Eden Alene, si intravede una finale facile facile.
6 POINTS from Tommi
La potenziale Cenerentola della prima semifinale, con una storia abbastanza recente all’Eurovision e poche soddisfazioni, solo due terzi posti nel 2005 e 2010 usando staging abbastanza complessi. Da ricordare l’uso smodato dell’italiano a metà anni 2000 – forse per tentare di sopperire alla prolungata assenza dei nostri – più alcuni passaggi trash tra falsetti e yodel e una squalifica per debiti pregressi nel 2016.
Quest’anno torna in gara Roxen, già selezionata per il 2020, in pieno stile Billie Eilish. Non sembra un pezzo molto convincente, poche speranze per la Romania di passare il turno con la concorrenza che si ritrova.
0 POINTS from Tommi
La selezione azera è entrata da poco più di un decennio nell’Eurovision ma si è già fatta valere, con una vittoria nel 2011 con “Running Scared” di Ell & Nikki nell’anno del ritorno dell’Italia (seconda con Raphael Gualazzi) e diversi piazzamenti nella top ten, nonostante un esordio abbastanza agghiacciante con un angelo e un diavolo a sfidarsi sul palco. L’applicazione del giusto mix tra gusto eastern e modernità pop potrà dare filo da torcere ai paesi concorrenti anche quest’anno con la movimentata “Mata Hari” di Efendi.
0 POINTS from Tommi
Altra partecipante “giovane” ma di successo, con già due vittorie all’attivo, nel 2004 con “Wild Dances” di Ruslana – una sorta di mashup tra Shakira e Xena Principessa Guerriera – e “1944” di Jamala del 2016, una chanson de guerre riveduta e aggiornata in chiave 2 step, molto votata dal blocco dell’est e ovviamente molto discussa per questioni extra-musicali. Ma nonostante questi due exploit, altri 2 podi, tante scenografie molto complesse e costumi pazzeschi, ciò che più si ricorda dell’Ucraina all’Eurovision è sicuramente uno degli inni trash indiscussi dell’intera manifestazione, la “Dancing Lasha Tumbai” dell’icona queer Vjerka Serduchka che nel 2007 si arrampicò fino al secondo posto.
Se volete riassumere con alcune esibizioni chiave la quintessenza dell’Eurovision a chi lo conosce poco, questo pezzo non può mancare. Per il 2021 l’Ucraina ripropone i Go_A già selezionati l’anno scorso, che ci faranno “piangere al techno” con la nuova “Shum”. In bilico.
8 POINTS from Tommi
Chiudiamo la prima semifinale con un’altra “piccola”, che però è arrivata sul podio 4 volte: 2 a cavallo tra anni ’90 e 2000 con la stessa cantante, tale Chiara Siracusa (su 3 sue partecipazioni in totale), e una volta nel ’92 con la melodicissimissima Mary Spiteri che detiene un record abbastanza particolare: la sua “Little Child” contiene la nota più lunga cantata nella storia di Eurovision, della durata di ben 13 secondi! Mica pizza e fichi per Malta! Poco di memorabile in una serie di partecipazioni da cui emerge che sull’isola ci sono pochi cantanti, visto che in molti sono tornati più volte. Il pezzo in gara di Destiny quest’anno ha del potenziale, vedremo cosa riusciranno a fare visto che sono un po’ tra i vasi di coccio della prima gara.
2 POINTS from Tommi
La miniguida alla prima semifinale termina qui, nel prossimo capitolo le nazioni partecipanti alla seconda!
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