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Sanremo 2021: la maratona della quarta serata

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Redazione

Nuovo capitolo per la #MaratonaSanremo, che ormai più che una “kermesse canora” è diventata una prova di resistenza. Per questa puntata non un pagellone, visto che le canzoni le abbiamo già ascoltate e digerite, ma appunti e commenti sparsi.

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La finale dei Giovani

Per una volta 3 finalisti su 4 presentano proposte fresche e godibili… e ovviamente vince il quarto. Congratulazioni a Gaudiano, vincitore del 71° Festival di Sanremo Giovani, da Foggia, che si commuove sinceramente, ma mi riservo qualche dubbio sul suo ruolo futuro nella musica italiana. Gli altri tre, Folcast, Shorty e Wrongonyou di fatto hanno già carriere, collaborazioni, progetti avviati. Ne sentiremo certamente ancora parlare.

Menzione di disonore per Beatrice Venezi che presenta la gara dei Giovani avendo fatto parte della giuria selezionatrice. Sul palco se la cava benissimo ma chiede di farsi chiamare “direttore d’orchestra” perché “i ruoli hanno un nome”, riportando anni luce indietro tutta la discussione sulla terminologia di genere, peraltro già ampiamente trattata dalla grammatica italiana.

L’infinita rassegna dei “Big”

26 artisti in gara sono veramente troppi, per farli esibire tutti con l’aggiunta di ospiti e intermezzi vari si rischia davvero di fare l’alba. Una formula da rivedere, chissà se i futuri direttori artistici impareranno davvero dagli errori.
Fortunatamente Amadeus e il team degli autori sembrano ben intenzionati ed evitano eccessive perdite di tempo, portando a casa una chiusura alle 2.00 che, seppure ancora troppo notturna, non è il disastro annunciato dalla scaletta.

I veri tempi morti dello spettacolo sono dettati dagli interventi di Barbara Palombelli, non adatta a condurre una serata di questo tipo, ma tant’è.

Della lunga carrellata di campioni in gara si segnalano soprattutto il nuovo travestimento di Gazzè, questa volta nei panni di Salvador Dalì senza band di cartonati alle spalle ma con poltrona che porta via dal palco da solo a fine esibizione, i problemi tecnici capitati questa volta a Renga e l’omaggio, se così vogliamo chiamarlo, a Kurt Cobain de Lo Stato Sociale, ciascuno dei cui membri era vestito ricordando uno dei suoi look storici.

A metà della scaletta irrompe sul palco Achille Lauro che presenta i due brani più rock del suo repertorio, Rolls Royce e quell’altro, facendo tanta caciara e limonando a più riprese con Boss Doms. A un certo punto sul palco compare Fiorello con un costume ispirato ai ricci di mare di Savelletri, rendendo il tutto definitivamente surreale.

Tra gli ospiti musicali Enzo Avitabile porta tanta vitalità in un tributo a Carosone con i suoi Bottari e un rap improvvisato che, per una volta, se durasse di più non sarebbe un male.

Alessandra Amoroso con Matilde Gioli portano il messaggio dei lavoratori dello spettacolo, ma sempre a notte fonda. Mahmood porta sé stesso e i successi che ha inanellato da quando nel 2019 vinse Sanremo da totale sconosciuto.

La classifica Big della quarta serata

La classifica della Sala Stampa premia prevedibilmente soprattutto i nomi più giovani come Colapesce e Dimartino, Maneskin, Willie Peyote e La Rappresentante di Lista, quella finale mediata vede sempre in testa Ermal Meta seguito da un sorprendente Willie Peyote, dalle più rassicuranti Arisa, Annalisa e dai Maneskin in preoccupante rimonta. La finale con l’ingresso del televoto darà ulteriori scossoni visto che le posizioni sembrano molto ravvicinate.

Questa quarta serata di Sanremo dimostra che il Festival, in assenza di idee valide, dura un giorno di troppo. Difficilmente questa consuetudine verrà modificata in futuro, ma per il bene dello spettacolo e del servizio reso a chi vi partecipa e al pubblico occorrerà lavorare parecchio per portarlo ai nostri tempi. Un Amadeus-ter sembra molto difficile da pronosticare, al momento. Cattelan is coming?

Redazione

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