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Interviste

Il ritorno dei Lombroso: “Bellafine il nostro messaggio positivo, la musica è riflessione e svago”

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Gabriele Mastroleo

In queste ore, è uscito il video del singolo “Bellafine” del duo milanese Lombroso: nella nostra intervista, parliamo di 20 anni di storia della band, di collaborazioni e futuro.

Vent’anni dopo il loro incontro, sulle note di “Insieme a te sto bene”, cover del brano del duo Mogol – Battisti, i Lombroso tornano con un nuovo singolo, “Bellafine”, accompagnato da un video che è da qualche ora su tutte le piattaforme. I Lombroso sono l’ex violinista degli Afterhours, Dario Ciffo, a chitarra e voce, e Agostino Nascimbeni, batterista per Morgan e Will Young, alla batteria e ai cori.

Due anni dopo il loro ultimo singolo, “Spiegarsi”, che vedeva la partecipazione di Vincenzo Vasi, polistrumentista e componente della band di Vinicio Capossela, al theremin, il duo musicale Lombroso propone un nuovo brano, scritto insieme a Diego Mancino. Abbiamo intervistato Dario Ciffo, uno dei due componenti della band, e ci siamo fatti raccontare 20 anni di storia di rock italiano e i loro progetti futuri.

L’intervista ai Lombroso: dalla genesi della band al ritorno con un brano che racconta anche la nostra società

L’intervista ai Lombroso, il ritorno del duo milanese (Blueshouse.it)

Cominciamo dalla vostra carriera: praticamente in questi giorni, festeggiate 20 anni di attività, c’è un episodio che ricordate con particolare affetto?

Un aneddoto particolare sicuramente riguarda la genesi della band: io avevo una serata con un gruppo con cui collaboravo, era una serata già prefissata, una settimana prima salta tutto. Io comunque volevo andarci lo stesso a suonare e il giorno stesso del concerto, ho chiamato Agostino e gli ho chiesto se avesse voglia di fare qualcosa insieme.

Ci siamo visti, abbiamo provato e la sera siamo andati a suonare. La cosa è piaciuta, noi ci siamo divertiti e da lì abbiamo detto ‘Va bene, ci piace lo spirito pratico, anche incosciente’ e da lì abbiamo deciso di fare le cose più seriamente.

Tutto è iniziato da una cover del duo Mogol – Battisti, a parte loro i punti di riferimento dei Lombroso quali sono?

Sono tanti ed eterogenei, a parte Beatles e Rolling Stones che sono un punto in comune tra noi due e chiaramente Battisti, che già è stato detto tante volte, a me piace molto il rock americano. Poi anche il soul, le prime produzioni della Motown, anche se poi magari nelle nostre cose non si sente, però personalmente è un grande riferimento.

Invece Agostino magari è legato alle band italiane degli anni Settanta, una su tutte i DikDik. Quello poi emerge, con l’utilizzo dei cori nelle nostre canzoni…

Parliamo del singolo “Bellafine”, ma voglio farti una domanda che magari è più legata all’attualità: il brano racconta della fine “serena” di una relazione. Col caso di Giulia Cecchettin, nel nostro Paese è riemerso il dibattito intorno alla violenza di genere.

Secondo voi, da un punto di vista artistico, può emergere anche un senso di impotenza rispetto a tutta questa violenza, una sorta di incapacità di dare risposte a quello che avviene intorno a voi?

Al di là di una canzone, si potrebbe sicuramente “interagire” di più con quello che avviene nella società, quello molti lo fanno. Poi la musica deve occuparsi di musica, rimanendo in un ambito certamente di riflessione e al contempo di svago.

La nostra canzone non nasce immediatamente legata a queste tematiche, ma certo può essere accostata, è senza dubbio una chiave di lettura. Sostanzialmente è quello che dovrebbe avvenire: “Bellafine” è un gioco di parole, ma anche un messaggio positivo. Ovvero è finita, guardiamo avanti.

Che è poi quello che uno immagina dovrebbe avvenire e purtroppo non avviene…

Esattamente, quando qualcosa finisce, inizia qualcos’altro e via… Senza dubbio, si può ricollegare a quello che sta succedendo in questi tempi, in cui l’accettazione di una fine non è tanto concepita. Il che è un errore, perché si arriva a questi livelli e poi si arriva al nulla, alla tragedia.

Nel singolo, c’è lo zampino di Diego Mancino, uno dei cantautori italiani più raffinati e al contempo meno conosciuti mediaticamente. Come nasce la collaborazione con lui e quale collaborazione ha lasciato maggiormente un segno nella vostra produzione.

Con Diego ci conosciamo da tanto tempo, per un periodo ci siamo risentiti e coi Lombroso volevamo uscire con qualcosa di nuovo. All’inizio, era nata come una collaborazione per qualcosa rivolto ad altri, visto che lui è autore anche per altri artisti, poi Diego stesso ha proposto qualcosa per noi Lombroso.

Avevo questo testo qua, che da un po’ era sprovvisto di testo o comunque aveva un’idea di testo buttata lì così ed eravamo fermi e non riuscivo a uscirne. Lui con la parte testuale ha dato una mano e sono riuscito anche io ad andare oltre a quella che era la mia visione legata al testo provvisorio, su cui mi ero incagliato.

Per quanto riguarda le collaborazioni, da sempre e su quasi ogni lavoro abbiamo avuto il sostegno di Morgan. Quella è la più influente e anche la più divertente: c’è una continuità, andata avanti negli anni.

A quando un disco di inediti?

Il disco è già pronto e stiamo soltanto pensando a come fare uscire il lavoro, quindi lanciando prima dei singoli, il primo è appunto “Bellafine” e poi potrebbe esserne un altro e un altro ancora. All’inizio, c’era l’idea di far uscire subito il disco, ma poi ci siamo focalizzati su quest’altra idea.

Il rischio che il disco possa finire subito nel dimenticatoio c’è sempre e invece con più singoli magari si resta di più in promozione. In passato, abbiamo fatto magari delle cose che non sono state promosse bene e che poi si sono un po’ sprecate, per cui stiamo cercando anche un’altra strada.

Questa è una strada che stanno prendendo anche altri artisti, peraltro molto noti…

A me l’idea di disco, come tutti quelli della mia età, piace molto, ma allo stesso tempo un po’ l’idea di tornare al passato, ai singoli come uscivano negli anni Sessanta, al 45 giri, mi intriga molto… Anche quello è bello. Però, l’album completo ci vuole. Fare uscire solo singoli così mi dà il senso di incompiuto.

Gabriele Mastroleo

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