Ripercorriamo le strade che hanno dato i natali al blues, la musica dell’anima e della ribellione: dalla città di nascita alla diffusione in tutto il mondo.
Di strada ne ha fatta, il blues, la musica che ha dato voce alla cultura degli afroamericani, sorta alla fine del 1800 per gridare al mondo le ingiustizie, le paure, le difficoltà, gli amori infranti, i dolori, di un popolo schiavo, privato della sua libertà, dei suoi diritti. Le radici del blues, infatti, sono da ricercare nelle comunità degli schiavi afroamericani, lungo le sponde del Mississippi, lì dove c’erano i campi di cotone.
Così il blues e così il jazz, sono generi sorti per cantare la frustrazione, per mettere in musica la vita dura e ingiusta. Da questi sarebbe nata tutta la musica contemporanea, dal rock ’n’ roll al soul, dallo swing al primo pop, dal country al rock classico. Il blues è l’origine di tutto, la scintilla che ha dato vita al grande incendio musicale del 1900. Il blues è il Padre, ma come e dove è nato?
La città di nascita del blues, le origini della musica contemporanea
La struttura del primo blues è semplicissima: se le linee melodiche e vocali sono da rintracciare in una struttura antifonale, ossia una breve frase recitata come fosse una liturgia, con botta e risposta, l’arrangiamento fa utilizzo delle blue note. Si tratta di un intervallo di quinta diminuita che l’armonia classica definisce dissonante, tanto che, nei primi del ‘900, in Italia il blues era chiamato “un genere stonato”.
Ma la struttura della musica blues è strettamente connessa con i canti afroamericani, e sottolinea le umili origini di questo genere. Ma perché viene chiamato blues? Il blu, nella cultura statunitense, è il colore che identifica emozioni come paura, tristezza, solitudine. Sono popolari, negli USA, i detti “avere una fifa blu”, oppure, “hai un diavolo blu in corpo”, e molti altri ancora.
Blu, dunque, è il colore associato a sentimenti cupi, ma anche all’ebrezza alcolica, tanto che all’epoca esistevano le “Blue Laws”, ossia “Le leggi blu”, i giorni in cui era vietato bere bevande alcoliche. Da questo concetto cromatico deriva il termine “blues”, quindi il blues è la musica che parla di tristezza, di paura, di divieti, di schiavitù, di solitudine. È il canto di un popolo sofferente.
Il canto di un popolo soffrente: l’origine della musica blues
Il blues racconta la storia del Mississippi, dei villaggi rurali del sud degli Stati Uniti. Le sue origini non hanno una data precisa, molto probabilmente, la prima forma musicale nasce negli anni ’70 e ’80 del 1800, quando gli ex schiavi neri, liberi a partire dal 1865, con l’abolizione della schiavitù, iniziano a suonare in giro per il paese.
La forma standard, in dodici battute, è documentata sulle sponde meridionali del fiume Mississippi, sulla Beale Street di Memphis, e nelle orchestre bianche di New Orleans. La Beale Street è la strada principale della città di Memphis, in Tennessee. Qui, ancora oggi, esistono centinaia di locali che propongono musica jazz e blues, fermi nel tempo, che sono le principali attrazioni turistiche.
Blues, jazz e gospel, le basi della musica contemporanea
Su queste strade crescerà il Re del rock ’n’ roll, Elvis Presley, che porterà il suono del blues e del rock ai bianchi. Poco distante, nello stesso periodo, anche nella città di New Orleans, in Louisiana, il blues e il jazz si diffonderanno in breve tempo.
Memphis e New Orleans sono le città simbolo del blues e di tutta la musica contemporanea, compreso il gospel, ossia i canti corali legati alla musica sacra. Nella metà del 1800, il gospel era chiamato “spiritual music”, basato sull’intonazione di una canzone liturgica cantata da un solista. Considerato antecedente al blues e al jazz, lo spiritual è il padrino di tutto.
Il gospel, che in inglese significa “Vangelo”, si formerà soltanto qualche decennio più tardi, negli anni ’20 del 1900, quando lo spiritual sarà portato in chiesa e cantato nei cori. In questo lembo di terra, nel sud degli USA, la cultura afroamericana, in pochi decenni, getta le basi della musica moderna.