Un’apparente canzone d’amore che si lega indissolubilmente al suo interprete: Ciao Amore, ciao di Luigi Tenco. Storia di un brano visionario e di quella maledetta notte sanremese.
Era nato a Cassine in provincia di Alessandria, ma era cresciuto a Genova per questo Luigi Tenco era considerato uno degli artisti della scuola genovese, quella che negli anni Sessanta stava cambiando e rinnovando la musica leggera italiana. Per intenderci, era la scuola di cui facevano parte gli altri grandi della musica italiana: Faber, Gino Paoli, Bruno Lauzi.
Oggi lo definiremmo un artista fragile e incompreso e in effetti è così. Manca poco più di una settima a Sanremo ed è inevitabile in questo periodo far correre la memoria alla storia del Festival che non è sempre stata ricca di gioia e fiori. Il 1967 è l’anno nero della Kermesse, quello della morte per suicidio di Luigi Tenco, che si toglie la vita a seguito dell’esclusione proprio da Sanremo. Quell’anno presentava, insieme ad un’affermata Dalila, quello che poi è diventato il suo brano più celebre Ciao Amore, ciao.
Un canto di protesta che Tenco trasforma in brano d’amore. Un testo che solo apparentemente parla d’amore, si tratta piuttosto di un grido di protesta la cui storia si lega indissolubilmente alla morte, e anche alla vita, del suo autore.
Ciao Amore, ciao storia di un brano che non abbiamo mai veramente compreso
La genesi del brano pare sia stata molto lunga; prima di arrivare alla versione definitiva che conosciamo noi oggi, Tenco ha scritto qualcosa come una decina di testi fino a chiedere consiglio e collaborazioni a parolieri come Mogol (con il quale aveva già collaborato) salvo poi sentirsi dire che e parole del testo erano perfette.
L’altra versione, quella alternativa, del brano ha un titolo che rende meglio quello che è il vero significato del brano. Li vidi tornare, erano le tre parole scelte da Tenco per racchiudere il senso del suo brano che si trattava a tutti gli effetti di una canzone antimilitarista.
Il racconto di un giovane contadino meridionale che, spinto dalla speranza di un futuro migliore, lascia la terra natìa e gli affetti per emigrare nel nord industrializzato e del boom economico. Del resto quelli erano appunto gli anni della grande emigrazione economica dal Sud fermo ancora alle difficoltà del dopoguerra e lasciato indietro, al Nord su cui invece si era deciso di investire e far crescere. Ed è quello che si percepisce sin dalle prime strofe se le si analizza attentamente: “Andare via lontano e cercare un altro mondo dire addio al cortile e andarsene sognando“.
L’esclusione da Sanremo e il suicidio
Complessa è anche la storia di come il brano sia arrivato a Sanremo. Alla casa discografica RCA il testo presentato con Li vidi tornare non piacque, ritenendo il testo troppo estremo. Tenco ne registrò una versione definita rimasta inedita fino al 1972, ma il brano di Sanremo è leggermente diverso. Lo convinse a presentarlo, nonostante fosse restio, la stessa Dalila.
Il brano comunque non fu accolto alla kermesse nei migliore dei modi. Non piacque né al pubblico, né alla giuria. Ciao Amore, ciao arrivò 12esima su 16 canzone presentate e non rientrò in finale neanche con il ripescaggio. Il Sanremo del ’67 è quello di Bisogna saper perdere di Dalla che vinse, Cuore matto di Little Tony e Io, tu e le rose di Orietta Berti. Il 26 gennaio Tenco, sotto l’effetto di alcol e farmaci, salì sul palco e profeticamente disse al conduttore Mike Buongiorno: “Questa è l’ultima volta“.
Cantò male, andò fuori tempo tanto che Dalila dietro le quinte pare si sia lamentate di come avesse rovinato il brano. Tenco scopre di essere stato eliminato mentre è un bar, torna quindi nella sua stanza 206 all’Hotel Savoy e si toglie la vita sparandosi alla tempia. Lascia scritto un biglietto, nel quale spiega che quel suo gesto è un atto rivoluzionario contro le case discografiche e contro il pubblico e non perché fosse stanco della vita. Sulla sua morte poi è stato detto di tutto, con teorie del complotto che a distanza di più di 55 anni ancora prendono il sopravvento di volta in volta.
Il club Tenco
“Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao Luigi“. Chiude così il messaggio di addio Tenco che un segno e le idee a qualcuno le ha chiarite. Per questo nel 1972 è stato il Club Tenco con lo scopo di valorizzare la canzone d’autore italiana. Nel ’74 è stato poi istituito anche il Premio Tenco rivolto ai giovani autori -di cui Vinicio Capossela è il cantautore che ne detiene il maggior numero di riconoscimenti.