All’inizio degli Anni Sessanta Fabrizio ‘Faber’ De Andrè pubblicò due canzoni che hanno fatto la storia della musica italiana. Ma non le ha scritte lui. Come sono nate
Fabrizio De Andrè è stato uno dei più grandi cantautori della Storia della musica italiano. Un dato innegabile. Lui, Battisti, Guccini, Dalla, Battiato,Vecchioni, De Gregori e Venditti hanno ideato un genere trasponendolo in Italia dei grandi chansonnier francesi e americani e innervandolo con la peculiarità e la ricchezza della lingua di Dante Alighieri. Il fenomeno nasce a metà degli Anni Sessanta, vede il suo Zenit a metà Anni Settanta ed ancora oggi, nonostante una fisiologica flessione, è ancora il fulcro della musica nazionale.
Il concetto artistico è semplice, costruire pezzi basati su musica e accordi all’inizio semplici (solo chitarra, piano e voce) poi sempre più complessi e con arrangiamenti raffinati legati a testi di altissimo livello poetico e spesso di denuncia sociale e di evoluzione culturale. Come accennato una delle massime espressioni del genere è appunto Fabrizio De Andrè, nato a Genova nel 1940 è scomparso 25 anni fa, nel gennaio del 1999, a causa di un male incurabile.
L’amicizia tra Fabrizio De Andrè e Paolo Villaggio
Ma quello che ha lasciato nel suo percorso terreno resterà per sempre. Le canzoni scritte e interpretate da Faber avranno sempre un posto speciale nel panorama italiano. Con alcune clamorose eccezioni. Forse non tutti sanno che ci sono alcune canzone che Fabrizio De Andrè ha solo interpretato.
Due delle quali sono davvero pezzi di storia della musica italiana e sono frutto di un rapporto strettettissimo con un altro grande artista. L’altro artista è Paolo Villaggio, genovese come Faber. Proprio a Paolo Villaggio De Andrè deve il suo soprannome storico, un soprannome legato alle matite Faber Castel che il cantautore utilizzava con grande costanza.
Carlo Martello e Il Fannullone due brani storici
Paolo Villaggio, prima del grande successo raggiunto con personaggi storici come il Professor Kranz, Ugo Fantozzi e Giandomenico Fracchia compose due brani per il suo amico. Sono entrambe ricompresi in un disco a 45 giri, vecchi dischi in vinile che conteneva due singoli.
Il primo il più famoso è Carlo Martello Ritorna della Battaglia di Poitiers, una satira feroce sul potere e sull’abuso. Il secondo è Il Fannullone, un testo dove la critica al conformismo diventa subdola, allegorica e pungente. I due singoli saranno poi inseriti separatamente nei dischi Fabrizio De Andrè Volume 1 del 1967 e Nuvole Barocche del 1969.