Nel 1970 usciva il film d’animazione “Gli Aristogatti”, prodotto dalla Disney, un successo immortale a ritmo di jazz.
Era il 1970 quando il film d’animazione “Gli Aristogatti” usciva nelle sale, entrando nell’immaginario collettivo di una generazione di bambini, per poi diventare immortale, e crescere tutte le seguenti generazioni a ritmo di jazz. Eh sì, perché nel film prodotto dalla Disney il jazz è un elemento essenziale, e la band di Scat Cat domina la scena.
Lo Scat è un virtuosismo canoro appartenente alla musica jazz, dove la voce cerca di imitare il suono degli strumenti, ma senza prevedere l’utilizzo di parole e di frasi compiute, ma soltanto attraverso fonemi. Si tratta di una tecnica probabilmente inventata da Louis Armstrong, poi ripresa da tanti altri jazzisti, come Ella Fitzgerald, Dizzy Gillespie, fino al nostro Lucio Dalla, non a caso cresciuto con una formazione musicale jazz.
La fabbrica dei sogni Disney: il jazz nel film d’animazione “Gli Aristogatti”
“Tutti quanti vogliono fare il jazz” è la canzone simbolo del cartone, uno dei gioielli jazz del ‘900. Così come resta un gioiello questo film leggendario, meraviglioso ancora oggi, paragonabile a una sorta di breviario per appassionati di musica d’epoca, poiché contiene tante scene con musica jazz, classica, opera, che ne fanno uno dei più grandi musical mai realizzati.
Diretto dal regista Wolfgang Reitherman, “Gli Aristogatti” ottiene subito un grande riscontro al botteghino, e la famiglia di gatti guidata da Duchessa intenerisce il cuore di tutti gli spettatori. Minou, Matisse e Bizet diventano il sogno di milioni di bambini, 35 anni dopo “I tre micetti orfani”, uno dei primi film della Disney, vincitore dell’Oscar nel 1935.
Anche in quel caso, i tre gattini, una volta fatta irruzione in una casa, si ritrovavano a suonare il pianoforte e a muoversi a ritmo di musica jazz, mettendo a soqquadro l’intera abitazione. Disney propone lo stesso concetto, espandendone l’universo. Se “I tre micetti orfani” era uno dei primi esperimenti, un cortometraggio storico, “Gli Aristogatti” arriva nel momento di massima espressione disneyniana.
L’importanza della musica nei film Disney
Il gatto romano Romeo, che nella versione originale è di origini irlandesi, aiuta Duchessa e i tre gattini, accompagnandoli al sicuro da alcuni suoi amici, capitanati da Scat Cat. Insieme alla band, tutti cantano il jazz, anzi, come recita il titolo “Tutti quanti vogliono fare il jazz”. La musica è il leitmotiv, come ogni musical che si rispetti, e la qualità delle canzoni è davvero eccezionale, con orchestrazioni che suonano a livelli altissimi.
Il jazz è dominante nella comunità dei gatti randagi, perché è la musica dei reietti, la musica di chi vive per strada, di chi ha imparato a contare solo su se stesso. È la musica della comunità povera, ma piena di speranza. Ed è metafora del popolo afroamericano, degli ex schiavi nei campi di cotone, delle persone costrette a combattere con le leggi razziali. Il jazz è la musica del riscatto.
Allo stesso tempo, il jazz è una musica giovane, che rompe le regole, che spinge a ballare e a scatenarsi, ed è anche rappresentazione dei giovani degli anni ’60, benché il film sia ambientato a Parigi negli anni ’10. Grazie alla musica si intuisce il divario tra gatti acculturati e nobili, che ascoltano musica classica e suonano il pianoforte, e i gatti di strada, che cantano swing.
La colonna sonora dei titoli, invece, è cantata dal grande Maurice Chevalier, all’epoca in pensione già da tempo, il quale accetta con entusiasmo di contribuire alla riuscita del film. Sarà la sua ultima prova canora, visto che morirà due anni più tardi. Le canzoni sparse nel film, invece, sono a firma George Burns, attore innamorato del jazz.