Esce oggi il nuovo album dei Black Crowes, “Happiness Bastards”, un ritorno in grande stile che ci riporta alle radici del rock.
Da oggi in tutti i negozi di musica e su tutte le piattaforme streaming il nuovo disco dei Black Crowes, l’attesissimo “Happiness Bastards”. Salutati come i Rolling Stones degli anni ’90, la band dei fratelli Chris e Rich Robinson ha scritto una piccola parte della storia del rock n’ roll di fine millennio, pubblicando una serie di album iconici, come il debutto “Shake Your Money Maker” o “Amorica”.
Ma “Happiness Bastards” è un graditissimo ritorno perché testimonia il rientro in scena dopo una lunghissima assenza. Se l’ultimo lavoro pubblicato dalla band risale al 2020, intitolato “Croweology”, raccolta di vecchi brani rivisitati in chiave acustica, è dal 2009, con l’album “Before the Frost… Until the Freeze” che i Corvi Neri non presentavano nuovo materiale.
Il nuovo album dei Black Crowes dopo tanti anni di pausa: “Happiness Bastards” è un genuino ritorno, ricco di sentimento
Le divergenze tra i fratelli Robinson, che hanno contraddistinto l’ultimo decennio e hanno messo in pausa il progetto artistico, sembrano finalmente archiviate, e ora “Happiness Bastards”, decimo disco in carriera, è tra le nostre mani. Dieci pezzi per poco più di 37 minuti di durata. Si va dritti al punto, riscoprendo le radici della musica rock.
Lo stile dei Black Crowes resta immutato, all’interno del nuovo lavoro possiamo sentire gli echi di Rolling Stones, Led Zeppelin, Lynyrd Skynyrd, Creedence Clearwater Revival, Little Feat, in una miscela di Southern rock, hard rock, blues e country come da tradizione per la band. Ma chi sono i “Bastardi felici” del titolo? Ovviamente, i due protagonisti, Chris e Rich, riconciliati e pronti a infuocare i timpani degli ascoltatori.
In realtà, il titolo, per ammissione del cantante, è stato ripreso da un romanzo di Kirby Doyle, autore beat rimasto sempre di nicchia. Ma è anche un messaggio rivolto a tutti quanti, non solo ai diretti interessati, perché indica che nella vita si possono fare tanti errori e comportarsi da veri bastardi, ma l’importante è imparare dagli sbagli, e rialzarsi in piedi.
È anche un po’ la parabola del rock n’ roll, un mondo musicale ricco di accadimenti, spesso drammatici, inspiegabili, di carriere bruciate troppo presto, di litigi e di morti, ma anche di successi inaspettati, di riprese dopo le cadute, di sopravvivenze e di consapevolezze raggiunte. “Quello che fanno i Black Crowes è autentico. Il bene e il male sono solo cose da cui imparare”, rivela Chris.
Il rock non deve essere salvato, il rock è immortale, non può morire
Certo, i tempi sono cambiati, gli anni ’90 sono ormai alle spalle, e sono sempre più lontani. Non ci sono più videoclip di “Hard to Handle”, “Jelous Again” “Remedy” o “Thorn in my Pride” in rotazione su MTV, e i dischi non vendono più. Basti pensare che i primi tre album della band hanno venduto in totale circa 10 milioni di copie, mica bruscolini.
Ma oggi? Oggi è tutto diverso, il mercato musicale è stato stravolto, completamente disintegrato, e tutti sono invecchiati, musicisti e pubblico. “Volevamo solo fare un disco di rock n’ roll per il sabato sera”, e così è stato. “Happiness Bastards” non inventa nulla, anzi, scava nel passato, e riporta a galla le radici della musica rock e blues.
È un disco divertente, che fa riflettere su ciò che è stato, su un tempo lontano, ed è anche un’opera ricca di sentimento, prerogativa che ai Black Crowes non è mai mancata. Simboleggia anche una ripartenza, dopo i livori degli ultimi anni, e resta un album sospeso nel tempo, immortale, che non si concede alle mode.
Dieci brani, dicevamo, nessun calo, per un lavoro da ascoltare tutto d’un fiato. Se il singolo “Wanting and Waiting” aveva riscaldato i cuore di tutti i fan del gruppo di Atlanta, facendo presagire un ritorno tra le braccia materne del rock n’ roll, ora è arrivata la conferma.
“Rats and Clows”, “Cross your Fingers” la ballata “Wilted Rose” o la blueseggiante “Bleed it Dry” testimoniano che la buona musica esiste ancora, e che il mondo ha davvero bisogno di (ri)scoprirla. Il rock ’n’ roll ci salverà. Su questo possiamo stare sicuri.