In questo 2024 bisognerà festeggiare tantissimi dischi leggendari che compiono ben 50 anni dalla loro pubblicazione.
Esistono tantissimi album leggendari che, nel 2024, festeggiano mezzo secolo. Pubblicati 50 anni fa, nel 1974, una delle ere più belle per la musica mondiale, elenchiamo dieci dischi (ma ce ne sono molti altri) entrati nel mito, ritenuti indispensabili per ogni appassionato e cultore musicale. In particolare, citiamo alcuni degli album italiani più seminali.
Il primo che viene in mente è “Anima latina” di Lucio Battisti, un capolavoro fortemente criticato e poco capito all’epoca della pubblicazione. Si tratta di un Battisti inedito, lontano dagli inni da classifica e che mette in luce il suo lato più sperimentale. Definito dallo stesso artista come “un’operazione culturale, un esperimento, e tale dovrà restare”.
I dischi leggendari e di culto della musica italiana che compiono 50 anni nel 2024
Concepito al ritorno da un viaggio in Sud America, “Anima latina” è un album ambizioso, nel quale emerge tutto l’amore di Battisti per la sperimentazione. In questo caso, i brani sono fortemente contaminati dal progressive rock, sono lunghi, elaborati e complessi. I sintetizzatori dominano la scena, i testi sono ridotti, criptici e privi di ritornelli. Mogol li ritiene piccoli dipinti di vissuto dell’uomo.
Un album che, per via della sua complessità, non ha saputo lanciare un singolo di successo, e che non è entrato nell’immaginario collettivo, come invece era accaduto e come accadrà in tutti gli altri lavori del Battisti anni ’70. Abbiamo accennato alla musica prog, che nel 1974 vive i suoi grandi momenti di successo commerciale, e nel 1974 non si può non citare “Caution Radiation Area” degli Area.
Dopo un esordio sorprendente e che lascia tutti di stucco, gli Area tornano con una formazione rivisitata. Il disco è complesso, un mix di progressive rock, free jazz, sul quale si impone la voce rocambolesca di Demetrio Startos. L’apertura è affidata alla canzone “Cometa rossa”, che conquista le radio e diventa uno dei cavalli di battaglia della band.
La critica accoglie bene il lavoro, così come aveva accolto in modo caloroso l’esordio “Arbeit macht Frei”. La musica d’avanguardia degli Area, costituita da brani che si distaccano dalla forma-canzone, non è di facile ascolto, colpisce soprattutto gli appassionati di certe sonorità. Nonostante tutto, le vendite sono buone e gli Area segnano un periodo importante per la storia della musica italiana.
Nello stesso periodo, Franco Battiato pubblica “Clic”, album meno progressivo e più sperimentale, ispirato da artisti dell’avanguardia come John Cage o Terry Riley. “Clic” è un’opera minimale, claustrofobica, delirante. In alcuni brani, Battiato parla di schizofrenia e di angoscia, ed evoca le atmosfere noise e krautrock dell’epoca.
Il quarto album di Battiato segna una svolta decisiva nella sua carriera, iniziando la seconda fase artistica del cantautore. Un lavoro osannato dalla critica, ma che non vende come sperato. Non è ancora il Battiato famosissimo, dal successo commerciale, nonostante tutto, il brano “Propiedad prohibida” diventa la sigla della rubrica settimanale del Tg2.
A proposito di Franco Battiato, proprio lui produce un album incredibile, “La finestra dentro” del visionario Juri Camisasca, cantautore milanese dedito alla musica sperimentale, kafkiana. Il suo album di esordio è un mosaico di sonorità folk progressive, prodotto dalla Bla Bla Records, la stessa etichetta di Battiato. Camisasca si circonda della sua folta band, praticamente un’orchestra.
“La finestra dentro” è un capolavoro, l’unico dell’artista negli anni ’70. Subito dopo, infatti, Juri ha una crisi mistica e diventa monaco benedettino, per poi tornare alla musica solo nel 1988. “I buoni e i cattivi” è il secondo album del cantautore Edoardo Bennato, un disco importante, un concept album incentrato sulla lotta tra il bene e il male, esplicitata sin dalla copertina con i due Carabinieri ripresi di spalle.
Dopo un esordio acerbo, Bennato si abbatte sul mondo musicale con irriverente ironia. I testi sono dissacranti e, a volte, spietati, nella descrizione della società italiana. Brani come “Un giorno credi”, “In fila per tre”, “Bravi ragazzi” o “Uno buono” diventano dei classici. Un grande album. Tornando all’ambito prog rock, non possiamo non citare i “Biglietto per l’inferno” e il loro omonimo lavoro.
Un disco straordinario, dalle forti tinte hard rock e i testi minacciosi. Si tratta dell’unico lavoro della band, almeno prima della Reunion, venti anni più tardi. Testi incentrati sul disagio sociale, un flauto luciferino suonato in modo particolare, in copertina figura il vocalist Claudio Canali dalle somiglianze di un satiro. Un album da possedere, per esserne posseduti.
L’omonimo album di Francesco De Gregori mostra in copertina una pecora, ed è ritenuto dallo stesso autore il suo peggior lavoro. Eppure, dalla critica è considerato uno dei suoi migliori album, disposto su testi ermetici e brani concisi ma dotati di una fascino incredibile. Basti citare “Cercando un altro Egitto”, “Niente da capire” o “A lupo”.
Nati dalle ceneri dei New Trolls, a seguito di una serie di litigi tra i componenti, viene messo in piedi il progetto Ibis. Le sonorità sono le stesse della band madre, prog rock visionario di grande fascino. In carriera, solo tre album, di cui il secondo “Sun supreme”, uscito nel ’74, resta l’apice.
E poi troviamo i Sensations’ Fix del prode Franco Falsini, i quali esordiscono nel 1974 con l’omonimo album. Un disco prog strumentale bellissimo, distribuito in edizione limitata e poco conosciuto, ma davvero incredibile.
Infine, possiamo citare il controverso album “Contrappunti”, dei mitici Le Orme, tra i giganti del prog rock italiano. Un disco dal vago sapore barocco che alterna brani strumentali con quelli cantati, e tracce dispari e tracce pari. I testi sono incentrati sui problemi più dibattuti dell’epoca, ancora oggi attuali, come la bomba atomica, l’aborto clandestino, la dignità dei lavoratori, la critica ai valori della Chiesa.