Grace ha compiuto 29 anni; genesi e storia di un album, brano, e cantautore che hanno segnato gli anni Novanta.
Sarà che si tinge sempre di un alone di mistero e sarà che la sua morte, a 26 anni di distanza, resta ancora nel mistero, ma sta di fatto che breve vita di Jeff Buckley si immerge nelle leggende del blues quello nato sulle rive del Mississippi e da cui, nell’affluente Wolf River, Buckley trova la morte all’età di 31 anni il 29 maggio del 1997.
Nonostante il suo breve passaggio su questa terra e la poca produzione musicale che ci ha lasciato, il cantautore nato ad Anaheim nella California meridionale, è riuscito comunque ha lasciare una traccia importante e ad influenzare la musica degli anni Novanta. Ci riesce soprattutto con Grace, l’album di esordio a cui comincia a lavorare nel 1993; una track list di 7 inediti e 3 cover tra cui Halleluja di Leonard Cohen la cui interpretazione eccellente (così l’ha definita il Time) gli è valsa l’inserimento nella 500 Greatest songs of all time di Rolling Stones.
Figlio di Mary Guilbert e Tim Buckley giovanissimo cantante folk-rock morto nel 1975, Jeff Buckley inizia la sua carriera nella St. Ann Church di Brooklyn dove cantò per la prima volta in una serata evento in memoria proprio del padre. Ma quelli non erano i suoi brani e lui la carriera musicale l’aveva evitata fino a quel momento. L’estensione della sua voce però fa colpo e così Buckley comincia a cantare tutti i lunedì sera Sin-è un bar nel Lower East side di Manhattan.
L’estensione vocale, l’espressività con cui canta e la presenza sul palco rendono in poco tempo Jeff Buckely una delle voci più amate del tempo e sicuramente una delle più influenti degli anni Novanta. Tanto che firma un contratto con la Columbia Records, la casa discografica più importante d’America quella che annoverava, tra gli altri, Dylan e Springsteen.
Ed è proprio con la Columbia Records che pubblica, nell’agosto del 1994, Grace l’unico album in studio di Jeff Buckley a cui ha lavorato insieme al discografico Andy Wallace. È stato lo stesso cantante e chitarrista a mettere insieme la band nelle settimane precedenti all’inizio delle sessioni ed importante fu il contributo di Gary Lucas dei Gods & Monsters con cui aveva lavorato ai tempi del Sin-è.
In Grace ogni brano viene sperimentato all’infinito con arrangiamenti diversi, prima di arrivare a quella che era per il musicista la versione perfetta; il risultato è uno degli album considerati più belli di sempre. Un album pieno di misticismo, mistero, romanticismo ed intensità emotiva, con una profonda riflessione sul tema della morte.
Grace è allo stesso sono l’inizio e l’opera perfetta del cantautore scomparso troppo presto. Nel brano omonimo, Buckley racconta di non aver paura della morte e di non averne paura soprattutto se si conosciuto il vero amore.
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