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Musica

La “Generazione Z” impazzisce per questo particolare tipo di musica: lo dicono le ricerche

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Anna Peluso

In un mondo sempre più frenetico, sembra che anche la musica debba adeguarsi. O almeno è così per la Gen. Z che ha un ossessione per la musica in versione speed up.

Cos’è la musica in speed up e perché i giovanissimi ne sono ossessionati (Blueshouse.it)

Il fenomeno dello speed up ovvero del suono ascoltato in maniera accelerata fa ormai parte del nostro quotidiano già qualche anno. Lo usiamo tutti o almeno tutti quelli che su WhatsApp non sono più abituati ad ascoltare gli audio in modalità 1x cioè normale, ma sono passati alla velocità 1.5 se non 2x.

Tornare indietro è pressoché impossibile, la velocità tradizionale del suono ci sembrerà qualcosa di distorto anche se è vero il contrario. Una risposta lanciata da Meta alle esigenze dei suoi utenti, perché comodi i messaggi vocali però anche ad ascoltarli si perde tempo e oggi non ci può permettere neanche più quello. Ma se fino a questo momento la musica sembrava essere rimasta illesa dal bisogno di frenesia, ora la Gen. Z sembra aver portato ad un livello successivo anche l’ascolto dei brani, un punto anche questo di non ritorno.

Alla generazione nata alla fine degli anni Novanta e nei primi Duemila piace ascoltare la musica in modalità speed up e cioè veloce, voce più stridula e ritmo storpiato. Tant’è che sulla piattaforma da loro più usata, Tiktok, l’#speedup ha generato negli ultimi anni più di 20milardi di visualizzazioni mentre su Spotify si può trovare un’apposita playlist con i brani più amati ma in modalità accelerata.

Insomma, anche la musica sembra doversi adeguare ai nostri tempi moderni frenetici.

Musica in versione accelerata? La Gen. Z non ha inventato nulla di nuovo

I giovani amano ascoltare musica in speed up, ma non hanno inventato nulla di nuovo (Blueshouse.it)

Secondo il Guardian la tendenza della musica ascoltata in modalità veloce dalla Generazione Z non è nulla di nuovo. Non si tratterebbe di una novità lanciata da una generazione che più di ogni altra sa passare velocemente, appunto, da una passione all’altra; le radici di questa tendenza sarebbero però da ritrovare nel nightcore, termine usato per la prima volta nel 2001 per un progetto scolastico di un duo di DJ norvegese. Per la scuola realizzarono un brano originale con voci stridule e 170 battiti al minuto; il progetto gli valse una C+ nel registro, ma realizzando un intero album così sono riusciti ad arrivare a vendite da A+.

Perché però i giovanissimi amino ascoltare musica così resta ancora un mistero, probabilmente è dovuto dall’utilizzo stesso dei social dove il tempo di attenzione è bassissimo in meno di un minuto si deve fare tutto: lanciare un messaggio, fare un balletto e ascoltare una canzone.

Dal mixaggio degli Novanta allo speed up di oggi

Del resto le versioni in speed up delle canzoni, meglio conosciute dalle generazioni passate come versioni remix, fanno da sempre parte del catalogo discografico dei disc jokey; l’intento era quello di riproporre brani in modalità velocizzata per dare nuovo lancio al pezzo originale, oggi le generazioni più giovani scoprono il pezzo originale solo grazie alla versione mixata.

In termini di industria discografica lo speed up permette di spendere meno, molto meno di un remix realizzato da un DJ di fama, per una resa in termini economici migliore: la viralità sui social corrisponde alle prime posizioni in classifica delle piattaforme streaming e quindi incassi.

 

Anna Peluso

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