Tutte le azioni che compiamo hanno ripercussioni sull’ambiente: e se vi dicessimo che anche la musica inquina? Scopriamo questi dati sorprendenti.
L’azione indiscriminata dell’uomo sta mettendo il pianeta a dura prova: inquinamento dilagante, rifiuti che si accumulano e sfruttamento delle risorse sono solo alcuni dei fattori che stanno provocando il cosiddetto cambiamento climatico. Eppure in alcuni casi sono azioni ed elementi apparentemente innocui a produrre quantità ragguardevoli di CO2.
L’anidride carbonica è infatti considerata il principale gas serra e comporta per questo conseguenze devastanti per l’ambiente. E se vi dicessimo che anche la musica inquina? La prima reazione, molto probabilmente, sarebbe di stupore. Eppure approcciare ogni settore economico in ottica di sostenibilità è divenuto ormai fondamentale.
La musica inquina: come è possibile?
Per questo motivo l’associazione dei Produttori Musicali Indipendenti (PMI), in collaborazione con Impala, ha deciso di produrre il Manifesto della musica sostenibile, per promuovere consapevolezza nel modo di fare musica e ridurne l’impatto ambientale. Ma in che senso la musica inquina? La prima risposta la troviamo negli eventi dal vivo: i concerti, soprattutto quelli di grandi dimensioni (pensiamo al concerto record di Ligabue nel 2005), necessitano di enormi quantità di energia e risorse per poter funzionare.
Pensiamo alle centinaia di migliaia di fan che si spostano, alla loro necessità di consumare cibo, acqua e servizi. Pensiamo all’energia elettrica che serve per portare avanti l’evento, alle risorse impiegate per il montaggio e lo smontaggio del palco, oppure alla quantità di anidride carbonica prodotta durante gli spostamenti di fan, artisti e tecnici da una parte all’altra di un Paese.
Non basta parlare di sostenibilità nelle canzoni, bisogna agire
Le stime parlano chiaro: si calcola che un singolo concerto di grandi dimensioni possa produrre dai 2 ai 10 chili di CO2 per singolo spettatore. O più semplicemente pensiamo alla produzione di LP e dischi in vinile: questi ultimi, in particolare, stanno tornando di gran moda, ma in pochi sanno che un singolo disco può arrivare a contenere 135 grammi di PVC e generare una quantità di 0,5 Kg di anidride carbonica.
Parlare di sostenibilità nei testi delle canzoni, insomma, non basta. Bisogna anche imparare a proporre una musica sostenibile: a tal proposito sono numerosi gli esempi di eventi virtuosi, come il Nameless Festival che si tiene a Lecco ogni anno. Tra le altre cose, la direzione dell’evento promuove l’uso di generatori di elettricità green, ha escluso l’uso della plastica dagli stand gastronomici e ha promosso il riciclo di alluminio, confluito nella creazione di un’installazione artistica.