Dopo la fine dell’era punk e l’insorgere del post punk e del new romantic, inizia la seconda British Invasion, chiamata new pop: i dischi simbolo.
Il periodo a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80 è artisticamente fervido. In pochi anni si succedono tantissimi generi e sottogeneri, cambiano le società, i modi di pensare, di vestire, di comporre musica. La rabbia del punk ’77 è ormai stemperata, nel 1979 nasce il post punk, che darà inizio alla cultura Goth degli anni ’80. Nello stesso anno irrompe l’heavy metal, mentre le classifiche sono dominate dalle band new romantic.
Ancora una volta, a conquistare il mondo sono le band inglesi, sia nella musica dura che nella musica commerciale. Nei primi anni ’80 arriva la seconda British Invasion, a distanza di 20 anni dalla prima invasione britannica, e che gli americani definiscono new pop. Il new pop si distingue dalla new wave per via dell’aria gioiosa. È lo stesso critico musicale britannico Paul Morley a chiarire questa differenza.
Se la new wave aveva già stancato, era cupa, depressiva, il new pop simboleggia una rinascita spirituale, e dona al mondo una nuova immagine, più serena, più edonista, più pulita. In realtà, il termine new pop esiste soltanto negli Stati Uniti, in Europa non si è mai utilizzato. Tuttavia, rispetto alla prima incursione della musica new wave, il new pop fa affidamento soprattutto sui videoclip, quindi si fa combaciare con la nascita di MTV,.
Quali band rappresentano maggiormente questo sottogenere che mescola pop, rock, goth e alternative? Si tratta di band semisconosciute, che hanno raggiunto un successo effimero, ma che sono riuscite a scolpire un preciso momento storico. Un disco importante è, ad esempio, “Steeltown” dei Big Country, band scozzese che unisce, nelle sue canzoni, folk rock e denuncia sociale.
La band rappresenta le classi operaie, i loro brani sono di protesta, molti critici accostano le loro tematiche a quelle degli U2. Nel disco è presente il post punk, il folk rock, e le liriche socialiste in favore degli operai rimasi senza lavoro. Sono temi importanti, che spaventano in USA, e per questo il gruppo non riesce a sfondare. Nel 2001, dopo una carriera nell’undeground, il leader Adamson si toglie la vita.
Nel 1985 esco l’omonimo album dei Go West. Si tratta di un duo molto ispirato e agguerrito che riesce ad agganciare un contratto con la prestigiosa Chrysalis. Il disco di debutto è ottimo, tra synth pop, AOR e soul. Il singolo di lancio, “Go West”, è un grande successo commerciale. Il secondo album, “Dancing on the Couch”, più serio nelle sonorità, votato maggiormente al blues, è un flop e ne stronca gli intenti.
Un terzo album e poi lo split, fino alla Reunion nel 2008, ma senza suscitare clamori. Altro disco iconico del periodo è “The Golden Age of Wireless” di Thomas Dolby, pubblicato nel 1982 come primo disco solista. Si tratta di un classico della new wave, dal sapore futurista, forse poco capito dalla critica. Poco tempo dopo, Dolby abbandona le classifiche e inizia a lavorare come compositore di colonne sonore per videogiochi e suonerie per telefonini.
Tra i più popolari del new pop forse sono gli ABC. Il loro disco “The Lexicon of Love”, sempre del 1982, è un grande successo in America, complice sonorità particolari, basate su una produzione scintillante. Il singolo “The Look of Love” entra nelle classifiche mondiali, e inaugura una scia di successi per tutto il decennio.
I Lords of the New Church sono stati un gruppo meteora davvero grandioso. All Star band formata da membri di Damned, Dead Boys, Barracudas e Sham 69, questa super band ha pubblicato solo tre album in carriera. Il genere è più orientato sul post punk e gothic, e non può essere altrimenti, visti i componenti coinvolti. Il secondo album “Is Nothing Sacred?”, uscito nel 1983, è rappresentativo del momento storico.
Infine, possiamo citare “Pink Blue” degli Altered Images, pubblicato nel 1982. La band, nata dal fan club dei Siouxsie and the Banshees, si discosta presto dal sound dei loro mentori, per orientarsi maggiormente su canzoni più commerciali e solari. Tre dischi per la band scozzese, con il terzo lavoro, “Bite”, che decreta il loro insuccesso e la conclusione della loro carriera.
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