Il blues italiano, tra grandi nomi e quelli che rimasti più in sordina. Una storia travagliata ma che attraversa tutto il Novecento.
Italia e blues è un binomio dalla storia lunghissima e anche abbastanza travagliata. Un racconto fatto di nomi diventati leggenda in tutto il mondo, ma anche di altri che sono rimasti più nell’ombra conosciuti dai veri appassionati del genere.
Il blues arriva nel nostro Paese fin dai primi anni del Novecento; molti documenti riportano come primo ufficiale brano italiano di questo genere Scettico Blues di Luciano Virgili e pubblicato nel lontanissimo 1919. Poi però c’è stato il Ventennio Fascista e le leggi dell’epoca vietavano la diffusione di tutto quello che non era italiano, per cui anche della musica nera che proveniva dall’altra parte dell’Oceano. Ma il blues, così come il jazz, piacevano anche grande pubblico e i brani continuarono in segreto (ma neanche tanto) a circolare: è a quel periodo infatti che risalgono le trasposizioni dei brani stranieri in lingua italiana come Saint Luis blues che divenne Tristezza di San Luigi, brano reso famosissimo dall’incisione del Trio Lescano.
Inevitabilmente però la dittatura portò ad un rallentamento della produzione originale blues italiana, che si rianimò solo a partire dal ’43 con lo sbarco degli alleati americani in Sicilia.
Il blues in Italia, dal dopoguerra ad oggi
Gli americani portano musica nuova e la loro permanenza nel nostro paese attirò anche alcuni artisti statunitensi da questa parte dell’Oceano. Come Big Bill Broonzy che a Milano ha inciso 4 brani, apparando anche nelle prime trasmissioni della Rai.
Nel Dopoguerra, l’America è stata assoluta protagonista in Italia. Ci piaceva tutto: non solo l’amore per il blues, ma ci si appassiona ancor di più per il jazz, e poi ci sono i fumetti di Tex Willer e gli spaghetti western di Sergio Leone. La diffusione del rock poi, che ritrova le sue radici più profonde proprio nel blues, ha permesso a questo genere di avere grande fascinazione sulla generazione dei boomer ovvero quella nata negli anni Sessanta e Settanta del boom economico, restando però sempre un genere di nicchia.
Ed ancora una volta sono gli artisti stranieri a ridare vigore nel nostro Paese al blues; Dave Baker, Cooper Terry sono solo alcuni dei musicisti americani trapiantati in Italia che hanno riacceso la passione blues influenzando anche la produzione nostrana.
E sono anche questi gli anni in cui si formano i bluesmen più importanti del nostro panorama. Da Fabio Treves a Guido Toffolletti e la sua Blues Society e poi Rudi Rotta e i due grandi nomi conosciuti a livello internazionale ovvero Pino Daniele e Zucchero Fornaciari.
L’importanza degli anni Ottanta
Nella storia del Blues in Italia grande importanza ha il decennio degli anni Ottanta. Sono gli anni in cui nasce il Pistoia Blues, ma anche l‘Umbria Jazz oggi due dei più importanti festival musicali di genere al mondo. È il decennio di Arbore che diffonde le uscite blues italiane per radio.
Ma sono soprattutto gli anni dell’esplosione musicale di Zucchero che comincia le collaborazioni internazionali che ancora oggi porta avanti. Mentre sulla scena napoletana Pino Daniele attraverso le note del blues ripropone la musica napoletana nel mondo.
Ancora oggi la scena musicale blues italiana è molto attiva, con nomi spesso più conosciuti fuori dai confini nazionali che qui da noi.