Tra band fantasma, mitologiche, di culto e album famosissimi, il post punk degli anni ’70-80 è quello della neopsichedelia. Questi gli album che ne hanno fatto la storia.
Se gli anni Settanta sono stati gli anni del punk e della ribellione, la fine di questo decennio e l’inizio degli anni ’80 ha avviato quella fase di post-punk che ha rappresentato soprattutto sperimentazione. E c’era davvero di tutti, ma nei primi anni di quelli sarebbero stati ricordati come gli anni cotonati spalline si sviluppa, sempre in Gran Bretagna, un nuovo genere: la neospichedelia.
Un modo di fare musica che nasce all’ombra della Union Jack, ma che non resta confinato a Liverpool dove ha i natali. Si espande ed arriva ad influenzare un certo tipo di pop inglese più commerciale. Gli anni d’oro di questa corrente sono tra il ’79 e ’84 ed è in questo lustro che si concentrano gli album migliori.
Neopsichedelia tra musica psichedelica e rock alternativo
Nato dalle ceneri del genere psichedelico degli anni Sessanta, la neopsichedelia mescola e attinge al suo modo di essere e fare anche il pop psichedelico del Beatles e dei primi Pink Floyd fino ad arrivare al rock alternativo dei Byrds.
Non c’è band che è riuscita ad incanalare meglio l’essere neopsichedelico che i Teardrop Explodes con l’album Everibody wants to shang… registrato nel 1982 ma pubblicato solo nel 1990. Il disco è stato registrato nel periodo di massima tensione tra il frontman Julian Cope e il tastierista David Balfe ed è la rappresentazione di come due mondi così agli antipodi una volta entrati in collisione possono dare vita a qualcosa di irripetibile.
Risale al 1980 Jeopardy dei The sound; la band di Adrian Borland è una di quelle band che ha raccolto meno i frutti del suo lavoro, nonostante sia stata tra le più agguerrite dell’epoca. Apprezzati dalla critica, il pubblico rimase però sempre di nicchia e Jeopardy rappresenta il disco fondamentale per il loro soundpensiero. Qui trovano spazio soprattutto testi esistenziali specchio di una generazione rimasta ancorata alle promesse, mai mantenute, del passato.
Hanno dimostrato di saper e voler cambiare genere quando voglio i The Cure che pure ritroviamo in questi 5 anni di massima produzione; The Top del 1984 è la rappresentazione di una terza via dark della neopsichedelia. Un album in cui si mescolano suoni sintetici e naturali, trip deliranti e pianoforte preso a manate nell’intro di The Caterpillar. Del resto le simpatie di Smith per la neopsichedelia erano ben note visto che più volte aveva detto di voler suonare come gregario per Echo & The Bunnymen.
E a proposito di Echo & Bunnymen di loro riportiamo, infine, Ocean Rain del 1984; sono la band da classifica della neopsicheledia e anche il gruppo che traghetterà questo genere verso una neopsichedelia pop dove luce e oscurità si confondo. Questo però avviene dal terzo album in poi, Porcupine è infatti meno ostico. Ocean Rain rappresenta la pietra miliare che influenzerà il pop alternativo britannico degli anni successivi.