Nonostante si sia sempre alimentato il mistero su “Per Elisa” di Beethoven la risposta sulla sua identità è stata già fornita dai musicologi.
La musica di Ludwig Van Beethoven – come sostengono ad oggi i critici – risulta essere strettamente legata alla sua individualità. Il rapporto tra le sue opere e la sua vita ha sempre rappresentato un punto di partenza per la loro analisi e lo studio della figura del compositore tedesco dal carattere difficile. Dalle interpretazioni dei suoi brani si è dunque potuto apprendere molto sul legame che il misantropo Beethoven aveva con la sua famiglia, con le donne, e con le sue figure di riferimento dal punto di vista musicale.
Chi era l’Elisa di Beethoven, le risposte al mistero sull’identità in “Per Elisa”
Fra le questioni lasciate in sospeso, in seguito alla scomparsa di Beethoven, la musicologia si è attardata anche sul mistero, protrattosi per lungo tempo ma senza una reale motivazione, riguardante la figura di donna che avrebbe ispirato una delle composizioni per pianoforte maggiormente conosciute dell’artista. I musicologi hanno fatto luce sul mistero di “Für Elise” una volta per tutte alcuni mesi fa.
Mentre molti artisti – come fa Caparezza ne “La scelta” – raccontano ancora oggi storie ispirandosi ai conflitti interiori dei compositori del passato, la critica musicale è riuscita finalmente a dare una risposta univoca sull’identità della composizione di Beethoven spesso considerata come uno dei primi brani con cui i piccoli musicisti iniziano ad approcciarsi allo studio del pianoforte.
Se una ricerca ha valutato quali sono i benefici del far ascoltare la musica di Mozart ai neonati, compositore prodigio a cui Beethoven faceva tecnicamente riferimento per sviluppare i suoi motivi, un’altra scoperta si è addentrata nel laboratorio musicale del geniale compositore che ha attraversato la Rivoluzione Francese, chiarendo il legame tra lui e la stesura di “Für Elise“.
Il fraintendimento dovuto al manoscritto di “Für Elise”
Come riporta la forte del recente studio condotto, a più livelli e a più voci, su “Per Elisa”, e pubblicato su “The Guardian”: la musa di Beethoven non è mai esistita. L’errore di valutazione sulla composizione è dovuto a un fraintendimento. Ossia al passaggio del manoscritto originale di Beethoven, ora perduto, nelle mani “sbagliate”. Il manoscritto del 1810 sarebbe finito, 55 anni più tardi, nella dimora di un insegnante. Quest’ultimo, pensando alla nipote durante la sua lettura, avrebbe scarabocchiato il suo nome (Elisa) su di esso, dando origine al fraintendimento.
Il viaggio del manoscritto, dopo la morte di Beethoven (nel 1827), non si arresta qui. All’origine del mistero sulla composizione contribuì anche un’esperta nel 1867. Alla musicologa, che riscoprì con ufficialità la composizione, venne dato il permesso di introdurre il manoscritto, modificato dalla nota per la nipote dell’insegnante di Monaco, in un volume dedicato al compositore.