I Rolling Stones rappresentano l’essenza del rock, ancorati a solide radici, tradizionalisti e squisitamente blues. Come interpretare la musica della band.
È il gruppo più longevo al mondo, da 60 anni i Rolling Stones incendiano i palchi dell’intero pianeta e i cuori di milioni di fedeli. Sono sempre loro, fedeli a se stessi, coerenti con le proprie idee, e lo hanno dimostrato ancora una volta con la pubblicazione del nuovo album in studio, poche settimane fa, il buonissimo “Hackney Diamons”, accolto bene dalla critica e dagli ascoltatori.
Nonostante la recente perdita del batterista Charlie Watts, avvenuta nell’agosto del 2021, la band di Mick Jagger, Keith Richards e Ronnie Wood prosegue imperterrita, anche a 80 anni suonati. I Rolling Stones sono l’essenza stessa del rock, rappresentano l’anima del rock n’ roll, in tutta la sua magnificenza, e sono indissolubilmente legati alle radici della musica blues.
È lo stesso Ronnie Wood, bassista e chitarrista del gruppo inglese, a parlare del tipo di musica proposto dai Rolling Stones, e le influenze avute in 60 anni di carriera. “La spina dorsale della carriera degli Stones è il blues”, ammette. Il blues, infatti, è la chiave per capire la musica della band, nonché la chiave per capire tutto il rock e l’hard rock nato negli anni ’60.
Basterebbe ascoltare dischi indimenticabili quali “Let it bleed”, “Sticky fingers” o “Exile on main street”, ma anche il più morbido “Tattoo You”, per comprendere l’omaggio che i Rolling Stones fanno ai giganti del blues di Chicago e del Mississippi. Tra l’altro, l’amore per il blues è testimoniato anche dalle numerose collaborazioni con gli artisti blues, una su tutte, quella con il leggendario Muddy Waters.
Lo stesso Water, non a caso, nel 1950 aveva inciso un brano intitolato “Rollin’ Stone”, dal quale poi la band prenderà il nome. Ancora oggi, l’influenza del blues resta fortissima, come sottolinea lo stesso Wood. Basti pensare al penultimo lavoro, uscito nel 2016, “Blue & Lonesome”, album di cover blues, contenente pezzi rivisitati di Buddy Johnson, Howlin’ Wolf, Little Walter, Magic Sam e Willie Dixon.
Nel 2018, inoltre, i Rolling Stones hanno prodotto un’antologia ricchissima di classici blues, selezionati degli stessi membri della band e prodotta proprio da Ronnie Wood, il quale si è occupato anche di disegnare la copertina. Si intitola “Confessin’ the blues”, proprio con una canzone del 1964 dei Rolling Stones, tratta dal secondo album “12×5”, e che riprende il titolo di un album del bluesman Little Walter.
Insomma, senza il blues, probabilmente i Rolling Stones non sarebbero esistiti, e forse non sarebbero esistito tutto il rock. “Siamo enciclopedie del blues, Mick e Keith sono i più grandi fan del blues, Charlie è arrivato dal jazz, io sono arrivato al rock partendo dal soul. È tutto connesso” ammette Wood, aggiungendo poi che “ogni musicista dovrebbe tagliare una fetta di blues e inserirla nella propria dieta. Senza il blues non si va da nessuna parte”.
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