Festival di Sanremo, siamo sicuri che non ti ricordi tutte queste canzoni che sono state cantate sul palco del teatro Ariston: erano manifesti politici in piena regola
Inutile negarlo, il festival di Sanremo è sempre stato un simbolo del nostro Paese. Non è un semplice modo di dire, ma la realtà dei fatti, dal momento in cui tutto quello che probabilmente è cambiato in Italia, o almeno la maggior parte, è partito proprio da quel palco. Basta dare un’occhiata alle vecchie edizioni per renderci conto di quante cose siano cambiate nel corso del tempo e di quanti cambiamenti siano nati proprio sul palco del teatro Ariston. Proprio per questa ragione, ogni anno gli artisti che partecipano si impegnano a cavalcare l’importanza di questa competizione musicale, cercando di portare sempre messaggi più importanti e di dare via a dei veri e propri cambiamenti.
Nel corso di queste 74 lunga edizioni, abbiamo avuto la possibilità di ascoltare delle canzoni davvero importanti che hanno raccontato storie di vita, o che semplicemente avevano il solo scopo di mandare un messaggio: canzoni che non sono mai state dimenticate, o che forse, alcuni di voi, non ricordavano. Quante volte mi è capitato di ascoltare una canzone alla radio, avere la sensazione di averla già sentita, ma non ricordare dove? Molto semplice, sicuramente l’avrete sentita al festival di Sanremo, considerato che ogni anno partecipano oltre 20 canzoni ed è inevitabile che alcune di queste finiamo per dimenticarle. Ce ne sono alcune che come mi dicevamo hanno fatto davvero tanto successo e hanno cambiato la storia della musica italiana. Andiamo a citarne alcune insieme.
Ad esempio, come non ricordare Il ragazzo della via Gluck di Adriano Celentano? Nel 1966 il cantante si presentò sul palco del festival di Sanremo con una canzone che denunciava le speculazioni disastrose edilizie di quegli anni. Alla fine non ci vuole un genio a capire che ci avesse davvero visto giusto. Quella canzone è entrata davvero nella storia e ancora oggi la cantiamo e la ricordiamo davvero con affetto.
Nel 1983, Vasco Rossi cantò a Sanremo Vita Spericolata. “Ognuno col suo viaggio. Ognuno diverso. E ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi”. Vasco con questa canzone parlava del suo bisogno di scappare, in ogni modo, da qualsiasi tentativo di omologazione. Con questo brano arrivò penultimo e la canzone divenne un vero e proprio manifesto di quella generazione. Oggi questa canzone viene ascoltata ancora tutti i giorni: si tratta davvero di un brano senza età.
Oppure come non parlare di Fabrizio Moro che nel 2007, giovanissimo – aveva solo 24 anni, infatti – si presentò al Festival di Sanremo con il brano “Pensa”, un manifesto contro la mafia che è rimasto davvero nella storia della musica italiana. “Pensa, prima di sparare pensa, prima di dire, di giudicare, prova a pensare, che puoi decidere tu“. Una canzone che aveva proprio lo scopo di far riflettere le persone che si ritrovano coinvolte in situazioni del genere senza volerlo davvero, e che almeno loro, potrebbero salvarsi.
“Se ti han detto resta a casa/ Vola basso non scocciare/ Se disprezzi puoi comprare/Se vale tutto niente vale/ Se non sai più se sei un uomo/ Se hai paura di sbagliare/ Se hai solo voglia di pensare/ Che fra poco è primavera/ Adesso fa qualcosa che serva/ Che è anche per te se il tuo paese è una merda…” cantavano gli Afterhours nel 2009 nel loro brano “Il paese è reale”. Con questo brano, volevano invitare le persone ad impegnarsi in modo civile in prima persona.
Nel 2012, invece, reduce dal successo ottenuto ad Amici di Maria De Filippi solo pochi anni prima, Emma Marrone si presentò al Festival di Sanremo con “Non è l’inferno”. Si tratta di un brano che raccontava con poche parole la crisi italiana. “Com’è possibile pensare che sia più facile morire?“, riferendosi proprio alle tantissime persone che ogni giorno finiscono per optare per un suicidio perché non hanno un lavoro o semplicemente non hanno idea di come fare ad andare avanti.
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