Sapete qual è la storia dietro il soprannome di Stash, il cantante dei The Kolors? E quella di Jovanotti? Scopriamone alcune.
Ogni soprannome ha una storia a sé, in alcuni casi, si tratta di un nomignolo ricercato a lungo, in altri casi nato causalmente, magari per uno scherzo o per una incomprensione. Sta di fatto che tantissimi artisti, all’inizio della propria carriera, sono spinti a sceglierne uno. In effetti, un soprannome, di solito breve e orecchiabile, si stampa subito in mente, e così il pubblico lo afferra al volo. Si tratta di una scelta commerciale.
Anche questa è una strategia per vendere dischi e per farsi conoscere. Di esempi ne potremmo fare tantissimi, nel corso dei decenni. Sono migliaia gli artisti che si sono dati un soprannome. Ad esempio, il rapper Salmo, pseudonimo di Maurizio Pisciottu, si chiama così per gli piaceva la storpiatura “all’italiana” di Simon Le Bon dei Duran Duran, spesso pronunciato Salmolebon.
La storia dietro al soprannome di Stash dei The Kolors e di altri cantanti
Divertente anche l’incidente di percorso accaduto a Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, il quale, agli esordi, aveva commissionato una locandina, da appendere in giro per la città, nella quale annunciava un concerto. Il tipografo, però, aveva sbagliato a stampare il suo nome d’arte, Joe Vanotti, e così Jovanotti aveva deciso di conservare questo nomignolo sbagliato
Michele Salvemini, conosciuto da tutti come Caparezza, invece, ha scelto di proposito il soprannome, per via della sua folta capigliatura, che in dialetto pugliese, sua terra di origine, significa “testa riccia”. E Arisa? Il suo vero nome è Rosalba Pippa, il suo soprannome è in realtà l’acronimo dei membri della sua famiglia. Antonio il papà, Rosalba, lei stessa, Isabella e Sabrina le sorelle, Assunta la mamma.
Alcuni nomignoli dei cantanti italiani: storia e curiosità
Infine, come mai Antonio Fiordispino, leader della band The Kolors, ha deciso di chiamarsi Stash? È per via della passione di suo padre per la musica dei mitici Pink Floyd. Sin da piccolo, infatti, il papà era solito chiamare il figlio con il nomignolo affettuoso di Stash, parola storpiata del brano “Money” e che significa, appunto, “mettere da parte”, o in senso più affettuoso “piccolo tesoro”.
Solitamente, un cantante decide di presentarsi al pubblico con un soprannome perché non sopporta il suo vero nome, perché suona male, oppure perché è troppo lungo. In altri casi, è il discografico a sceglierlo per lui, per renderlo più internazionale. Ma la tradizione dei soprannomi ha una lunga storia, che affonda le radici agli albori della musica leggera contemporanea.
Già alla fine del 1800 e nei primi del 1900, i musicisti blues e jazz erano soliti presentarsi con un soprannome. A loro piaceva avere un nome che li potesse identificare con la musica suonata e con l’ambiente di appartenenza. E così hanno dato il via alla moda, che poi ha contaminato il rock n’ roll, il rock, il punk, il pop, l’hip hop e via dicendo.