Ascoltare musica non solo per rilassarsi e abbassare lo stress, ma anche per rigenerare le cellule e mantenere giovane il cervello. Lo studio.
Quando nasciamo siamo già in grado di elaborare i suoni e quando diventiamo vecchi abbiamo bisogno della musica per rigenerare le cellule e mantenere il cervello giovane.
Del resto che la musica fosse molto del semplice “suono elettrizzato dove lo spirito vive, pensa e crea“, come diceva Beethoven, lo si era capito da tempo. Molti studi scientifici, soprattutto negli ultimi anni, hanno messo in risalto come la musica riesca ad agire positivamente sul battito cardiaco o di come riesca ad aumentare la dopamina nel corpo, portando di fatto ad un generale piacere fisico.
Ora le neuroscienze fanno un ulteriore passo avanti e dimostrano come la musica non riesca solo ad abbassare il livelli di stress, ma diventa agisce positivamente sulla plasticità del cervello, aiutando la rigenerazione delle cellule soprattutto in età avanzata. Lo ha spiegato molto bene la professoressa di neuroscienze dell’Università Vita-Salute del San Raffaele, Daniela Perani che è intervenuta nell’ambito del Milan Longevity Summit: “La musica è una caratteristica universale della cultura umana. Non solo le risposte neuronali al linguaggio della musica sono in gran parte innate, l’uomo è biologicamente programmato per elaborare questi stimoli e avere delle reazioni ai suoni fin dalla nascita”.
I benefici per chi ascolta musica o suona uno strumento sono molteplici e coinvolgono diverse funzioni celebrali. Nel complesso però si può dire che l’esposizione prolungata a suoni e melodia sia una carta vincente per la longevità.
Per plasticità celebrale si intende la capacità del nostro cervello di adattarsi e modificare la propria struttura e funzione come risposta agli stimoli esterni. Ovviamente con il tempo e l’età che avanza la plasticità del cervello tende a diminuire. Quello che hanno evidenziato gli ultimi studi in materia è che la musica si configura come una medicina in grado di preservare le funzioni cognitive e le funzionalità del cervello.
Attraverso la tecnologia del neuroimagining, i ricercatori hanno potuto misurare effettivamente quelli che sono gli effetti positivi della musica sul cervello. E le scoperte sono sensazionali; la musica infatti riesce ad attivare il circuito dell’empatia, a stimolare il rilascio di dopamina -come già si sapeva- ma anche dell’ossicitina conosciuto come l’ormone dell’amore; diminuisce i livelli di cortisolo che invece sono legati allo stress. Attiva poi nel cervello le stesse strutture del linguaggio, mentre il circuito di ricompensa attivato dalla dopamina stimola la motivazione.
“La capacità strutturale e funzionale del cervello può cambiare solo se gli stimoli sono prolungati nel tempo”, ha specificato la prof.ssa Perani. Come a dire: proprio come l’esercizio fisico anche nella musica la costanza è l’unica vera arma a disposizione per avere buoni risultati.
Ma tutta la musica o meglio, tutti i generi musicali riescono ad agire allo stesso modo?
Più che di genere musicale di parla di frequenza perfetta. Si tratta della musica in 432 hz e scoperta dal compositore Emiliano Toso che ha saputo mettere insieme musica e biologia arrivando ad un suono che conduce al silenzio e spinge ad un viaggio interiore che inevitabilmente porta al rilassamento e all’abbassamento dei livelli di stress.
Un viaggio di pace che è ormai utilizzato anche negli ospedali San Raffaele di Milano e Bambin Gesù di Roma.
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