Diavolo in me, il brano blues funk di Zucchero che racconta del conflitto interiore e del dualismo che c’è in ogni persona.
Ci sono brani coinvolgenti e che restano tali ed intramontabili anche se dalla loro incisione e pubblicazione trascorrono decenni. È il caso di Diavolo in me di Zucchero Fornaciari, brano del 1989 e contenuto nell’album Oro, incenso e birra pubblicato nello stesso anno.
Per capire il brano bisogna partire dall’album che lo contiene. Oro, incenso & birra è il quinto album in studio dell’artista emiliano ed è da molti considerato come la sua opera massima tanto da finire anche nella classifica dei 100 dischi italiani migliori di sempre secondo la rivista Rolling Stones. Di questo album lo stesso Zucchero dirà: “Oro, incesso e birra l’ho concepito come rabbia e tribolazione, con i crampi allo stomaco e le viscere a brandelli“, parole oltre che immagini che raccontano al meglio l’album super hit del bluesman.
Album hits perché tutte e nove le tracce contenute nel disco sono poi diventate tra i brani più famosi di Sugar: da Overdose (d’amore) a Diamante passando appunto per Diavolo in me, brano dal ritmo grintoso e coinvolgente che però nasconde un significato molto più profondo.
Diavolo in me, racconto del dualismo dell’animo umano
Il testo di Diavolo in me è quello nel quale Zucchero esplora il dualismo che fa parte dell’animo umano. In perfetto stile da predicatore di chiesa, con annesso coro gospel, l’uomo richiama all’inizio del testo ad un messaggio di pace e alla ricerca di quest’ultima che sulla terra non c’è più: “Gloria nell’alto dei cieli, ma non c’è pace qua giù“.
Una ricerca di una connessione con il Divino che però subito dopo mette in risalto il contrasto della natura umana, che si divide tra bene e male, giusto e sbagliato. Forse alla ricerca più che altro di quell’equilibrio tra l’angelo e il diavolo che si accende in noi.
I versi in cui Zucchero scrive: “Non ho bisogno di veli, sei già un Angelo tu che accendi un Diavolo in me“, sono l’espressione di come, nonostante la forte pressione delle aspettative sociali che ci spinge ad essere buoni e “in odore di santità”, in realtà in ognuno di noi si nasconde un lato oscuro che non può, o almeno non sempre, essere nascosto e soppresso.
Il ritornello poi non fa altro che enfatizzare questo ultimo aspetto, per poi giungere al punti in cui si analizzano le tentazioni terrene e le pulsioni a cui non sappiamo resistere. “Le tentazioni del suolo sono cose piccanti, belle da prendere al volo“.
La ricerca costante di equilibrio
Alla fine del testo, Zucchero ritorna al messaggio iniziale di pace e di ricerca di contatto con il Divino. Nel mezzo c’è il racconto appunto di quel conflitto interiore alla ricerca di un equilibrio tra bene e male, con l’accettazione dei propri limiti e la consapevolezza che in noi vivano due forze in contrasto tra loro.