Nel 1984 Fabio Concato pubblica il suo quinto album, autontitolato, dal quale viene estratto il singolo di successo “Guido Piano”. Di cosa parla?
Fabio Concato in questo periodo è alle prese con il suo nuovo tour, pochi giorni fa, ad esempio, ha riempito le due date previste al Teatro Summarte di Somma Vesuviana, dove ha persino reso omaggio al suo amico Pino Daniele, facendo emozionare il pubblico presente. Un grande artista, uno dei grandi cantautori italiani, da sempre stimato dalla critica.
In bilico tra musica d’autore e pop, Concato, in 50 anni di carriera, ha venduto milioni di copie e scolpito un periodo storico grazie a una serie di singoli diventati famosissimi. “Domenica bestiale”, l’iconica “Fiore di maggio”, “Gigi”, Provaci tu”, “Giulia”, È festa”, “Buona notte a te”, “Rosalina”, sono tanti i brani che tutti noi abbiamo cantato almeno una volta nella vita.
L’esordio avviene nel lontano 1977, con il disco “Storie di sempre”, ma il successo, quello vero, arriva negli anni ’80. In particolare, nel 1984 Concato dà alle stampe uno dei sui lavori più famosi e celebrati, l’eponimo “Fabio Concato”, un brevissimo album contenente forse il suo brano più popolare, “”Fiore di maggio”. Tra pop e musica d’autore, l’album ripercorre momenti di nostalgia e di sentimento.
Le tematiche esistenziali di “Quando sarà grande” si sposano con le crisi sentimentali di “Tienimi dentro” e “Sexy tango”. Inoltre, qui vie è presente un brano dal testo molto particolare, “Computerino”, che sembra anticipare i tempi moderni, talmente è all’avanguardia. Le canzoni di maggiore successo, comunque, sono la già citata “Fiore di maggio” e la nostalgica “Guido Piano”, che aprono rispettivamente il Lato A e il Lato B del disco.
“Guido piano e ho qualcosa dentro al cuore, non so neanche dove andare, mi allontano anche se dovrei tornare. Lei mi aspetta”. “Guido Piano” è un brano che riflette sulla necessità di pace interiore, dunque è una canzone che scava nell’animo umano e che suggerisce una certa ricerca di libertà.
Come suggerisce il titolo stesso, l’autore utilizza la metafora dell’automobile per indicare un ritmo di vita pacato e tranquillo. La vita si vive con contemplazione, vivendo anche i piccoli momenti senza bruciarla. “C’è tanto sole, mi accorgo che ne ho bisogno come un fiore. Ho bisogno di stancarmi e di camminare, di sentire l’acqua, il vento e di respirare. Peccato qui vicino non c’è il mare”.
“Dopo il ponte cambia il mondo, viene voglia di cantare. Questa sera te lo voglio raccontare, son sereno come fosse Natale”. Tuttavia, nel cuore, vi è qualcosa di incomprensibile, che non si riesce ad afferrare. Il sole rappresenta il senso di libertà, è positivo e stimolante, e attira il protagonista della storia.
Il cantante brama di camminare, di evadere, di respirare la natura che lo circonda. Desidera il mare, ma questo forse non è vicino, è un luogo idealizzato dove forse potrà trovare il conforto che cerca. “Ho tanta voglia di sdraiarmi su questa terra arida calda, di dormire e di sognare che questo fiume lentamente mi porta tra i monti e le pianure. Mi culla come un bambino fino al mare”.
L’autore attraversa un ponte, che simboleggia il passaggio da una mondo all’altro, non necessariamente ultraterreno, più che altro il passaggio da una condizione di limitazione e nostalgia a una di benessere e di serenità. Il fiume simboleggia lo scorrere del tempo e della vita, la le sue acque sono una forza rassicurante, perché cullano l’uomo come fosse un bimbo.
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