Nel 1972 Lucio Battisti pubblica l’album “Il mio canto libero”, tra i brani di punta troviamo “Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi”: il testo.
È il novembre 1972 quando Lucio Battisti pubblica “Il mio canto libero”, settimo album in solo 4 anni di carriera. Distribuito dall’etichetta Numero Uno, l’album rappresenta la piena maturità dell’artista. Come per ogni album di Battisti, anche in questo caso la forma canzone pop all’italiana si poggia su arrangiamenti non tanto scontati.
Tra i brani contenuti ne “Il mio canto libero” troviamo “La luce dell’est”, “Confusione”, la title-track e ovviamente la meravigliosa “Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi”. Si tratta di un brano malinconico che racconta dell’inizio di una nuova storia d’amore. Un uomo è dubbioso sul da farsi, perché è ancora ferito dalla sua precedente relazione.
Il tema portante del brano è il dolore di un uomo, reduce da una relazione sofferta, nella quale il suo amore è stato calpestato. Nonostante sia trascorso del tempo, l’uomo è ancora ferito, incapace di vivere il rapporto con una nuova compagna.
È spaventato nel dichiarare i suoi sentimenti, perché ha paura che le ferite passate possano tornare a sanguinare. “Quando lei se ne andò, per esempio, trasformai la mia casa in un tempio, e da allora solo oggi non farnetico più”. Nel ricordare la sua ex fidanzata, l’uomo si ritrova solo e spaesato.
La sua casa, ormai vuota, gli ricorda un tempio, dove c’è solo silenzio, dove i pensieri si accavallano. Sulle pareti restano le fotografie della donna, visti come simulacri da venerare. La casa è un luogo di culto nel quale pregare. Dunque subentra la nuova compagna, a lenire il dolore. “Come può uno scoglio arginare il mare, anche se non voglio torno già a volare”.
Nonostante il nuovo amore, l’uomo non ha il coraggio di dichiararsi, teme di essere ancora una volta abbandonato. Il ritornello, che poi dà il titolo al brano, espone i dubbi del cantante, le sue indecisioni, per poi scagliarsi in tutta la sua potenza melodica, cantando della metafora del mare che leviga lo scoglio.
È la forza dell’amore, dalla forza erosiva. “Stalattiti sul soffitto i miei giorni con lei, io la morte abbracciai, ho paura a dirti che per te mi sveglia”. L’amore sospinge l’uomo verso il cielo, lo fa volare, ma ecco che ripiomba del terrore della sua vecchia relazione, con le stalattiti al soffitto, a indicare un rapporto ormai freddato, distaccato.
Infine, comprendiamo anche del tentativo di suicidio a seguito della rottura. Il nuovo amore, però, è giunto a salvarlo dalla disperazione. Invece di cosa parla uno dei brani più blues di Battisti, “Il tempo di morire”?
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