Testo e significato di “Nel blu dipinto di blu”: il successo immortale di Domenico Modugno

Era il 1958 quando Domenico Modugno cantava a Sanremo “Nel blu dipinto di blu”, lanciando un successo diventato immortale.

Domenico Modugno canta a Sanremo
Domenico Modugno canta a Sanremo (Blueshouse.it)

È diventato un successo immortale nel momento in cui è stata cantata per la prima volta, nel lontano 1958, sul palco di Sanremo. Con “Nel blu dipinto di blu”, Domenico Modugno ha interpretato un canto divenuto il simbolo stesso della musica italiana. Un classico di livello internazionale, non c’è paese al mondo che non conosca questa canzone.

“Nel blu dipinto di blu”, da tanti, specialmente all’estero, conosciuta con il titolo di “Volare”, è ritenuta la canzone dell’Italia, quasi un inno nazionale, perché identifica la cultura, la bellezza, la melodia, la libertà delle parole e la tradizione canora italiane. Scritto e composto dallo stesso Modugno, insieme a Franco Migliacci, questo brano ha un significato importante per tutti noi.

Il significato della canzone “”Nel blu dipinto di blu”, il successo immortale di Domenico Modugno

Il singolo di Nel blu dipinto di blu
Il singolo di Nel blu dipinto di blu (Blueshouse.it)

Vincitrice del Festival nel 1958, “Volare” lanciò nel mito Domenico Modugno, cantante di altri tempi, elegante, dalla voce pulita, potente, e dalla classe oggi sempre più rara da trovare. Modugno scrisse il brano insieme a Franco Migliacci. Il suo successo fu intramontabile, non solo a Sanremo, ma anche all’Eurovision Song Contest di quell’anno, dove si piazza terza.

Ben presto diventò il singolo italiano più venduto negli Stati Uniti, restando in classifica per oltre un mese, e nel 1959 vinse due Grammy Awards, come migliore canzone e come disco dell’anno. Nonostante gli anni che si porta sulle spalle, “Nel blu dipinto di blu” continua a essere uno dei brani più popolari della storia della musica, non solo italiana.

Migliacci e Modugno scrissero il testo nell’estate del 1957, nato da un incubo di Migliacci avvenuto durante un’afosa notte romana. I due, l’indomani, si incontrarono a Piazza del Popolo e, seduti in un bar, buttarono giù le prime parole. Il ritornello, ossia i popolare “Volare oh oh, cantare oh oh oh”, venne aggiunto qualche giorno più tardi, e fu un’illuminazione improvvisa di Modugno.

La genesi di uno dei brani simbolo della cultura italiana

Una mattina, affacciato alla finestra, mentre beveva una tazza di caffè, il cantante osservò il cielo azzurro sulla Capitale, così contattò immediatamente l’amico Migliacci e gli disse di aggiungere, al testo che avevano scritto, il popolare ritornello. Ne uscì fuori un capolavoro di scrittura, e poi di orchestrazione. Ma “Nel blu dipinto di blu” è una canzone importante anche a livello storico.

Se alla fine degli anni ’50, in Italia andavano di moda i cosiddetti “urlatori”, Modugno, con la sua eleganza e pacatezza, portò a Sanremo un brano rivoluzionario, costruito su arrangiamenti mai sentiti prima d’ora, dando origine alla musica italiana tradizionale e a quella che sarà definita dalla critica internazionale “la musica melodica italiana”.

Con le braccia al cielo a cantare di un sogno di liberazione

E pensare che Modugno neanche voleva cantarla, preferendo regalarla a qualche altro cantante. Tuttavia, gli interpreti contattati rifiutarono, proprio per via dell’originalità degli arrangiamenti, pensando di arrivare ultimi in gara. E così, lo stesso Modugno fu costretto a fare da solo. Nessuno si sarebbe immaginato un successo del genere.

“Nel blu dipinto di blu” venne registrato in 13 lingue diverse, vendendo 22 milioni di copie nel mondo. Insomma, come ricorda Migliacci, il testo è figlio di un sogno e dunque il suo significato è onirico. “Penso che un sogno così non ritorni mai più” è la frase iniziale che mette in chiaro la natura del testo. Come afferma l’autore, le parole gli vennero in mente nella notte più triste della sua vita.

A seguito di una rottura amorosa, Migliacci ebbe un incubo, nel quale pensò di suicidarsi, gettandosi in volo dalla finestra. Sul palco dell’Ariston, Modugno interpretò il testo con vivo sentimento, fino a quando non allargò le braccia e le innalzò in cielo. Un atteggiamento oggi forse scontato, ma non per l’epoca, dove i cantanti si esibivano praticamente immobili dietro al microfono.

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