L’improvvisazione nel jazz, quel processo indispensabile di costruire sul momento che è anche il modo migliore per i pionieri di questo genere di dire quello che provano.
L’improvvisazione fa parte dell’essere jazz, una peculiarità che insieme alla composizione rappresenta una della due forme di creatività della musica. C’è da dire che la stessa improvvisazione può seguire una sorta di composizione o meglio un andamento prestabilito.
Stiamo parlando dell’improvvisazione collettiva, quella che fa parte delle band jazz fin dal primo momento, quando cioè questo genere si è sviluppato. I musicisti cioè pur improvvisando seguono un andamento circolare, un ordine sequenziale e abbastanza preciso; si improvvisa, in altre parole, a turno e tutto per trovare anche nell’improvvisazione una certa armonia.
Olympia Brass Band, Eagle Band sono nomi entrati nella leggenda del jazz. Band composte da musicisti neri che hanno fatto dell’improvvisazione il loro marchio di fabbrica eppure proprio perché nere sono gruppi che conosciamo solo di nome. Le loro esecuzioni non sono mai state registrate e solo le testimonianze successive hanno dato la possibilità di ricostruire l’importanza e l’impronta, tra miti e leggende, che questi musicisti hanno avuto sul genere che rappresentavano e non solo.
Era l’America razzista e probizionista dei primi decenni del Novecento e del resto più in generale la prima jazz band inviata in uno studio di registrazione era di formazione bianca, era il 1917 ed eravamo a New York. Si dovrà ancora aspettare qualche anno e soprattutto ci si dovrà spostare in una delle città più importanti del jazz e del blues per riuscire a trovare una jazz band di colore in sala di incisione.
Benché nel Sud conservatore, solo una città eclettica come New Orleans poteva riuscire nell’impresa e così nel 1921 la band del trombettista Edward Kid Ory entra in sala. Ma si dovrà aspettare Louis Armstrong per raggiungere il vero spartiacque di questo genere; il trombettista nato proprio a New Orleans non solo è uno dei più importanti esponenti del jazz ma ha anche cambiato il modo di fare improvvisazione. Questo modo di fare jazz da collettivo diventa con Pops e grazia a lui solista.
Ogni sera Armstrong suonava qualcosa di diverso e l’improvvisazione, che pure era sempre esistita, fino a quel momento poteva essere fissata nel tempo solo in maniera scritta e quindi diventare comunque musica da spartito. Mentre con Pops iniziano le registrazioni per cui ogni esibizione diventa davvero unica e a se stante.
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