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Castello delle Cerimonie, spunta una salvezza inaspettata: Donna Imma può tornare a sorridere

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Anna Peluso

Può una sentenza della Corte di Cassazione essere piegata alle logiche del territorio? Possono le istituzioni provare a salvare il Castello delle Cerimonie per salvare i posti di lavoro?

Imma Polese con il marito Matteo (Blueshouse.it)

Quello della Sonrisa è un caso particolare; la vicenda dell’abusivismo è scattata nel 2011 e per oltre un decennio è andata avanti, di fatto permettendo al Castello delle Cerimonie di diventare quello che è oggi: un fenomeno culturale e punto di riferimento economico per una zona martoriata.

Già conosciuto ben prima dell’arrivo della telecamere che mostravano il matrimonio alla napoletana -tra trash ed estremismi- con il programma in onda su Real Time, la struttura della famiglia Polese si è ingrandita economicamente sempre di più, tanto da diventare un vero e proprio punto di riferimento lavorativo per la zona. Alla diffusione della notizia sulla sentenza della Corte di Cassazione per la confisca dei 40mila metri quadri di territorio abusivamente occupati ed edificati, la principale preoccupazione in zona ha riguardato proprio i posti di lavoro.

Parliamo di un indotto ampio, 150 circa i dipendenti fissi a cui si aggiungono quelli stagionali, senza contare i beni e servizi che si vanno a cercare all’esterno della struttura e quindi nel comune stesso di Sant’Antonio Abate e nei comuni limitrofi. Come si gestisce tutto questo, in un territorio come quello campano dove è alto il tasso di disoccupazione? Può una sentenza della Corte Suprema essere piegata a queste logiche? La riposta nell’immediato non c’è, ma sia i dipendenti che la famiglia Polese non sono disposti ad arrendersi facilmente.

Caso La Sonrisa, cosa si può fare davvero?

Una delle sale interne de La Sonrisa (Blueshouse.it)

Allo stato attuale delle cose pare che la struttura continui a funzionare; sono calati rispetto alle settimane precedenti i prezzi a notte delle camere e, per i fortunati che sono riusciti a mettersi in contatto con i gestori, pare anche che le cerimonie programmate nel prossimo futuro siano confermate. Arrivano però le prime disdette e la situazione è in bilico.

Una delle cose sicure è che ci sarà un tavolo di lavoro tra Comune di Sant’Antonio Abate, Prefettura e Procura di Napoli per decidere il da farsi. L’altro dato di fatto è che la struttura ha dei costi di gestione che sono alti e che sicuramente il Comune non può permettersi, per questo si è anche parlato di abbattimento.

Dal canto loro i dipendenti chiedono la salvaguardia dei posti di lavoro con la possibilità di lasciare in attività la struttura almeno fino ai prossimi 3 anni. Anche per questo motivo è prevista per domani, giovedì 22 febbraio, una manifestazione indetta dai lavoratori del Castello. Saranno in corteo per le strade della cittadina che affaccia sui Monti Lattari, nel tentativo di sensibilizzare le istituzione e riuscire a trovare una soluzione che possa salvaguardare tutti loro. Appuntamento a partire dalle 9:30 proprio dai cancelli del Castello.

E la famiglia Polese?

Difficile dire se ci saranno anche loro. Imma Polese e il marito Matteo Giordano si sono defilati. Lasciano parlare gli avvocati e tramite questi hanno fatto sapere che faranno ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo, ritenendo violato il diritto al giusto processo. Può forse essere questa la soluzione per mantenere, almeno per il momento, la struttura pienamente funzionante? Difficile ancora una volta dirlo, ma nel caso la richiesta dovesse essere accettata si rimetterebbe di nuovo tutto in gioco.

Anna Peluso

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