Una settimana fa su queste pagine ci si chiedeva: organizzare concerti in tempi di pandemia, si può fare?
Dopo aver visto come si sta affrontando l’argomento in Europa con alcuni casi concreti di sperimentazione sanitaria e logistica, analizziamo la situazione dal punto di vista italiano. Qualcosa si muove? E in che direzione?
Dallo scorso articolo ad oggi non sono stati fatti molti passi in avanti, seppure qualche timida reazione del settore dello spettacolo si inizia a vedere.
Se molti big della live industry hanno posticipato tutto al 2022, soprattutto per i nomi internazionali più importanti, vengono annunciate in queste settimane alcune date estive di artisti più o meno “grossi”. In diversi casi si tratta di concerti con modalità simili a quelle adottate nella breve stagione estiva 2020 – capienze minime, posti a sedere, distanziamento – che possiamo ragionevolmente pensare di vedere anche per la prossima. Pensiamo, in Puglia, alle date “off” del Locus Festival dello scorso anno: dai concerti di Niccolo’ Fabi e Vinicio Capossela tra gli scavi di Egnazia alla programmazione in città con Colapesce e Dimartino (pre-Sanremo), Calibro 35, Ghemon, fino a Lorenzo Senni e The Comet Is Coming, che ci hanno fatto – letteralmente – ballare sulle sedie. In attesa di notizie più certe il festival di Locorotondo ha già annunciato alcune date che si terranno seguendo lo schema collaudato con successo nel 2020. Quella che finora solletica di più è certamente la preview con Devendra Banhart in Piazza Duomo a Trani, assolutamente imperdibile.
Qualcuno però sta azzardando live più imponenti, per numeri e spazi occupati, come sta avvenendo per la programmazione dell’Arena di Verona, che conferma per ora i live di Carl Brave, Francesco Gabbani, Emma Marrone e il concerto di addio di Benji e Fede per una capienza dichiarata di 6.000 spettatori (in uno spazio che può contenerne oltre 22mila a pieno regime) e un protocollo da seguire con attenzione, o per il tour annunciato oggi dei già citati Colapesce e Dimartino con la data al Teatro Antico di Taormina andata sold out in sole 6 ore per una capienza ridotta per cautela ma estendibile in caso di novità positive.
Il mondo del pop italiano sembra volerci provare, insomma, per uscire dallo stallo in cui si ritrova da ormai più di un anno e non buttare un’altra estate e con essa posti di lavoro e umore. Chissà che non faccia davvero da apripista per l’intero settore, potendo contare almeno su una visibilità mediatica maggiore.
Certo, occorrerà sempre tenere ben presenti i fattori di sicurezza e le disponibilità economiche del pubblico, che saranno cambiate dopo la “tempesta coronavirus”, e così sembra stia andando, almeno nelle dichiarazioni pubbliche. Nonostante le oggettive difficoltà non si vedono fortunatamente all’orizzonte fenomeni di protesta strumentale, come quelle a cui abbiamo assistito in questi ultimi giorni da parte di una minoranza di alcune categorie professionali, fomentate spesso da soggetti politici senza scrupolo e parvenu in cerca di visibilità.
Anzi, fa bene oggi sentire artisti come Daniele Silvestri e Max Gazzè esporsi piuttosto apertamente in una critica nei confronti del ministro Franceschini che temporeggia ancora, non mostrando di aver anche solo ipotizzato una via da percorrere per rilanciare l’intero panorama culturale nazionale che non sia la bislacca – e costosa – iniziativa del portale “It’s Art” o l’annuncio di una data buttata lì – l’ormai famigerato 27 marzo – per la riapertura di teatri, cinema, “sale da musica”. Soprattutto perché nel farlo i due sodali hanno citato i dati raccolti negli eventi svolti lo scorso anno, che hanno radunato 200mila spettatori senza creare nuovi contagi e hanno dato lavoro vero a diverse decine di operatori, e sono supportati da un gruppo di promoter tra quelli più attivi nel cercare soluzioni unitarie e utili per tutti.
Sono di ieri gli ultimi aggiornamenti dei tavoli di concertazione tra Ministero e operatori organizzati nelle diverse sigle, che hanno presentato un dettagliato protocollo di credibile realizzazione per lo svolgimento dei concerti. All’interno niente di sconvolgente, ma un riepilogo di comportamenti dettati dalle norme e dal buon senso. Si spera che la risposta di chi ha il potere di decidere sia ragionevole e porti in tempi decenti a una definizione di pratiche applicabili con attenzione ma senza allarmismi eccessivi.
Anch’io, come diceva Silvestri durante la presentazione del nuovo disco di Gazzè a cui ha partecipato, “mi aspetto che come minimo si riparta da quanto fatto l’estate scorsa”. Magari con qualche cauto ma propositivo passo in più.