Parla Gennaro Ivan Gattuso e lo fa ricordando la invincibilità del suo Milan. Una squadra fatta di campioni come mai ne rivedremo. “Perché vincemmo tutto”.
Rino Gattuso ha sempre nel cuore il suo strepitoso percorso vissuto da calciatore al Milan. Con i rossoneri ha giocato dal 1999 al 2012 vincendo dieci trofei in campo, tra titoli in Italia ed in ambito internazionale. A questi si aggiunge poi il Mondiale del 2006 conquistato come uno dei principali leader del gruppo azzurro.
In seguito al ritiro, avvenuto nel 2013, Gattuso ha intrapreso la carriera da allenatore con alterne fortune. Purtroppo spesso ha collezionato degli esoneri oppure si è dimesso. Ciò nonostante ha sempre lasciato un ricordo sostanzialmente positivo, prima di tutto tra i suoi giocatori.
Lui si è reso autore di gesti che non sempre si vedono nel mondo del calcio. Come ad esempio rinunciare ad una ricchissima buonuscita per fare in modo che quei soldi andassero ai suoi collaboratori.
E poi ha al suo attivo una Coppa Italia vinta con il Napoli nella stagione 2019/2020. E vincere nella piazza azzurra è sempre particolare, nel bene e nel male. Ed anche un biennio come allenatore proprio del Milan, con comunque più luci che ombre nonostante diverse difficoltà.
Ma è chiaro che il nome di Gattuso sia legato a doppia mandata, a tripla e quadrupla mandata, proprio al Milan. In occasione di un documentario realizzato assieme ad altri suoi illustri ex compagni di squadra, “Ringhio” e gli altri svelano i perché dei successi di quel gruppo irresistibile. A detta di molti il Milan di Ancelotti è in tutto e per tutto paragonabile a quello di Sacchi e di Capello, che pure hanno vinto tanto in Europa ed in Italia.
Dietro ad una grande squadra deve esserci per forza di cose una grande società. Ed al Milan è proprio questo che è avvenuto. Le vittorie dei rossoneri sia in ambito nazionale che internazionale furono tutte quante frutto dell’organizzazione societaria, e della vicinanza tra dirigenti e calciatori.
Figure come quelle di Silvio Berlusconi ed Adriano Galliani hanno fatto la differenza. Non a caso i due hanno poi fatto le fortune del Monza, conducendo i brianzoli in Serie A. Ai tempo però Berlusconi e Galliani erano prima di tutto tifosi, ed i loro discorsi volti ad incitare lo spogliatoio facevano sempre la differenza.
Tra l’altro non bisogna dimenticare anche la figura di Ariedo Braida nelle vittorie del Milan. C’erano organizzazione, amore puro per la squadra, ed i giocatori erano tutti dei professionisti impeccabili. Persino i panchinari erano dei campioni esemplari prima di tutto nel comportamento.
Nonostante la vittoria di uno scudetto nel 2021/2022 – che ha rotto un digiuno di successi lungo undici anni – il Milan di oggi non è minimamente paragonabile a quello della prima decade degli anni Duemila. E persino la cocente sconfitta in finale di Champions League nel 2005 contro il Liverpool, dopo un parziale in favore di 3-0 nel primo tempo, è servita per diventare migliori.
Due anni dopo, nel 2007, ci fu il revival di quel match e stavolta a vincere fu il Milan. Leader come Maldini, Costacurta, lo stesso Gattuso, Nesta, Inzaghi, Shevchenko, ed anche di comprimari come Ambrosini, Kaladze, Serginho, facevano la differenza. E purtroppo la sensazione è che oggi quei tempi siano irripetibili, non solo per il Milan ma per qualsiasi altra squadra. Il calcio è cambiato ed i calciatori pure.
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