La morte di Giovanna Pedretti, ristoratrice del lodigiano, diventa sempre più un mistero. Un caso di cronaca a cui si affianca anche quello culturale.
La Procura di Lodi ha dato il via libera alla sepoltura di Giovanna Pedretti, la ristoratrice finita al centro della scena mediatica per aver risposto ad una recensione che elogiava la cucina della pizzeria ma che allo stesso tempo segnalava la presenza di persone disabili e omosessuali tra la clientela.
La risposta della ristoratrice era subito rimbalzata all’occhio dei media, Giovanna Pedretti si diceva fiera di qualsiasi cliente e invitava il creatore del post omofobo a non presentarsi più nella sua pizzeria. Del resto, Le Vignole a Sant’Angelo Lodigiano è un posto conosciuto anche per le sue iniziative sociali, come la pizza sospesa.
Qualche giorno dopo, si parla di nuovo di Giovanna Pedretti perché dal web cominciano ad arrivare le accuse di montatura. Secondo Selvaggia Lucarelli e il compagno Lorenzo Biagiarelli, la recensione era un falso, creato ad hoc per fare pubblicità al locale. È iniziata a quel punto la gogna mediatica che ha portato la donna al suicidio. Un doppio filone di indagine, che da un parte cerca di appurare come sono andati i fatti il pomeriggio e la notte di domenica 14 e un altro indirizzato proprio alla scoperta del messaggio. Per capire se si sia trattato di un falso appunto o per dare un volto e un nome vero all’utente del messaggio.
A rinforzare le ipotesi che la recensione in questione fosse falsa arriva da un altro messaggio simile. Un’altra recensione, lasciata ad una bruschetteria veneta nel 2022.
A riportare la notizia di una recensione simile, lasciata sempre su TripAdvisor, ma nel 2022 ad una bruschetteria veneta è Dagospia che mette a confronto e analizza i due messaggi. In entrambi si legge “Mi hanno messo a mangiare di fianco a dei gay” o anche “Non mi sono sentito a mio agio”, frasi ripetute ed identiche che sembrano accertare che la recensione ora oggetto di indagine fosse effettivamente falsa.
Ma appunto ci sono indagini in corso e starà agli esperti accertare la verità. Tra l’altro non solo la Procura, che sta analizzando i telefoni ritrovati nell’auto della donna e che erano di suo uso personale, ma la stessa famiglia della vittima ha nominato un consulente informatico che avrà il compito appunto di analizzare la recensione.
La Procura ha aperto un fascicolo verso ignoti per istigazione al suicidio, e la morte di Giovanna Pedretti in ogni caso deve far riflettere. Intanto su come si riesca a cambiare bandiera, passando dall’elogio al demonizzazione, dall’oggi al domani, ma anche sull’importanza delle parole.
Non solo Lucarelli e Biagiarelli, la gogna mediatica è arrivata da troppa stampa e il punto non è la ricerca della verità, del debuncking come scriveva la blogger il giorno dopo la morte di Pedretti. La ricerca della verità è sempre giusta, ma non giustifica il modo in cui la si ottiene e quando passa per una gogna mediatica non si arriva alla verità ma solo alla disumanizzazione.
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