Il caso di Giulia Cecchettin ha portato dolore e commozione in chiunque e ci sono alcune celebrità che hanno voluto dire la loro, come nel caso dell’ex frontman dei Litfiba.
Giulia Cecchettin è solo l’ultima delle tante vittime di femminicidio che hanno pagato con la loro vita la violenza degli uomini ai quali erano od erano state legate. Nel solo 2023 se ne contano almeno 83. Ed il computo non tiene presente quei tanti casi nei quali non ci sono state delle uccisioni, almeno non ancora. Ma chi sta subendo tutto questo vive in un clima di paura e di terrore costanti. Purtroppo ci saranno ancora delle altre Giulia Cecchettin perché la malvagità degli uomini è un qualcosa che non si può arrestare.
Come l’ignoranza, anche l’assurdità della violenza – e della violenza domestica e privata come nel caso della povera Giulia Cecchettin o di Saman Abbas – tradita in quel caso dalla sua stessa famiglia – non si possono fermare. E quel che resta da fare è sperare che le donne che scoprano di essere in pericolo trovino il coraggio di ribellarsi, di farsi proteggere da chi può farlo e da chi le ama veramente, senza lasciarsi condizionare da ciò che potrebbero essere le conseguenze. Anche se chiunque può essere un assassino, sia agendo in maniera consapevole che facendosi guidare dall’istinto.
Non sappiamo cosa sia Filippo Turetta, se killer nato o improvvisato. La sorella di Giulia Cecchettin, Elena, ha definito Turetta “non un mostro ma il frutto di una società patriarcale”. E distorta. Fatto che magari avrà persuaso il killer di potere restare impunito. È chiaro che c’è qualcosa che non va se un maschio cresce con l’idea che sia normale sentirsi superiore alla femmina. Specialmente quando poi si mostra ipercritico e razzista nei confronti di alcune culture che fanno della sottomissione della donna un qualcosa di addirittura sacro ed inalienabile.
Fatto sta che le dichiarazioni rilasciate da alcuni vip in merito a questo ennesimo fatto di cronaca nera devono fare riflettere. C’è Piero Pelù che ha affermato di vergognarsi di essere uomo per quello che ha fatto Turetta (il quale è stato catturato in Germania dopo una fuga durata più di due giorni). Ebbene, parole più appropriate per dimostrare vicinanza ed empatia con qualsiasi donna che si senta violata e non al sicuro non potevano esserci.
Ma in questo anche i media devono fare la loro parte ed evitare di parlare dell’assassino come di un “bravo ragazzo”, di chiamarlo solamente come “Filippo” e simili. Perché anche questi sono errori che si ripetono sempre e puntualmente ogni volta e che hanno come effetto boomerang quello di mostrare il killer di turno sotto un’ottica più umana, quasi finendo con il creare una sorta di empatia tra lo stesso e una certa parte dell’opinione pubblica.
Mentre in tutto questo di umano non c’è niente, specialmente se il responsabile non dovesse riuscire a capire quanto sia terribile quello che ha fatto e come le sue azioni possano avere portato alla fine di una vita e ad averne rovinate tante altre.
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