Donne italiane nel mondo del jazz, ecco i volti che oggi ritmano i palchi musicali d’Italia fra uno scat e un pezzo strumentale.
Il jazz, la musica dell’anima che nasce nel legame di culture che hanno unito le loro storie, volontariamente e forzosamente. Padre della musica che oggi ascoltiamo, il jazz è parte di una cultura storica che ha spezzato i ritmi musicali tradizionali europei e ha portato la novità, la rottura, la ribellione di un mondo, come quello musicale, così chiuso. Musica nera che giocava con pochi strumenti e lasciava la liberta di improvvisazione agli autori, storpiando e affaticando ogni strumento possibile.
Potremmo continuare per ore a raccontare la storia del jazz, ma fermiamoci per un momento e cerchiamo di non perdere il focus: le donne nel jazz. Prima di passare al capitolo italiano moderno, è essenziale comprendere il ruolo delle figure femminili nel mondo del jazz. Le donne nel jazz non hanno avuto le stesse possibilità di tanti uomini, come in tante discipline non solo artistiche. Ma, a differenza di tanti ambiti, hanno fatto la storia del genere, modificandone i parametri musicali.
La figura femminile nel jazz non è nata come musicista strumentale, ma come cantante; e questa è una visibile reminiscenza blues. La voce femminile era perfetta per le sonorità delle note blu. Potremmo dire che è stata, comunque, una forma di discriminazione aver relegato le figure femminili al solo canto, e per quanto sia in parte vero vanno aggiunti alcuni temi.
Un grande giornalista del mondo della musica, J.E. Berendt disse che il jazz proveniva dalla musica vocale, ma che il canto jazz nasceva dalla musica strumentale. In questo si racchiude la rivoluzione femminile nel jazz, la capacità di sfruttare una dote come la voce ad un livello strumentale, capace di modificare le intere scelte delle band, come succedeva per le big band di Duke Ellington. Tanti i nomi che hanno fatto storia, con lo scat, il canto blues e le prime cantanti jazz, ma oggi il panorama italiano cosa offre?
Oggi possiamo iniziare ad affermare che questo allontanamento delle donne dagli strumenti si sta perdendo. Figure femminili di grande rilievo musicale mondiali dimostrano le loro doti su tanti ed importanti strumenti. Diamanti femminili in una parete di esempi maschili che lasciano trasparire il cambiamento. nell’articolo proporremo alcune figure femminili del panorama nazionale, partendo con
Debora Petrina.
Pianista, compositrice, cantautrice, chitarrista, danzatrice e scrittrice, vive a Padova e con i suoi 50 anni calca con tutta la forza i palchi dei club e locali di musica jazz. Paolo Fresu l’ha descritta come una figura multipla e capace di moltiplicare l’arte. La musicista racconta infatti di come mescoli molto, creando ricerca ed interesse, come in uno degli ultimi album NuovoMondo Symphonies. Una ricerca musicale che racchiude dentro di se tante possibilità, con l’utilizzo di suoni e sonorità uniche del mondo.
Così si racconta Debora Petrina: “Considero il jazz un’inclinazione esistenziale, uno stile di vita artistica, un viaggio, un fare proprie varie fonti per poi rielaborarle in qualcosa di completamente originale. Per me è una continua ricerca interiore. […] Mi sento jazzista nell’anima, e il mio esserlo sta proprio in questo, nel non rientrare in uno schema definito. […]Ci si vive? No, bisogna fare altro: la situazione è peggiorata, molti locali hanno chiuso. Io lavoro part-time in una scuola media.” Parlando della situazione femminile nel mondo jazz conclude “Ci sono ancora degli schematismi che si sperava fossero superati; nel jazz e pure nel rock, gli uomini fanno un po’ comunella. Pur senza generalizzare, spesso sono spaventati dalla competizione”
Proseguiamo il nostro viaggio nel jazz al femminile nella penisola con Camilla Battaglia, 32enne di Milano, che vive tra Firenze e Berlino. Cantante, pianista, compositrice, cresciuta fra biberon e pentagrammi, dal padre pianista Stefano Battaglia e la madre cantante Tiziana Ghiglioni. Artista che ama sperimentare, laureata in canto jazz e composizione, tra i suoi pezzi ritroviamo anche pezzi dedicati a Guccini più tradizionali e album di ricerca jazz come Perpetual Possibility, dedicato ai versi di T.S. Eliot, per una voce sola ed elettronica, un percorso musicale unico dell’autrice, difficile da assimilare ma stupendo da apprezzare.
“La musica ha sempre fatto parte della mia famiglia, ma poi c’è stato un momento importante, quello in cui ho deciso di renderla la “mia” vita e di intraprendere una strada indipendente. Cos’è il jazz per me? Un linguaggio mutevole, una sorta di “spugna” che assorbe tutto ciò che tocca, e al contempo un processo in divenire Amo questa sua natura prensile, capace di incorporare, di aprirsi al nuovo, che lascia aperte tante possibilità; ho la sensazione di non essere mai ferma” Dopo questo cappello sul jazz, si sofferma sulla figura femminile, e aggiunge “Oggi il ruolo delle donne sta cambiando, ci sono punti di riferimento sia per gli strumenti che per le voci Finalmente hai delle persone a cui guardare, puoi riuscirci. Il processo va avanti e mi auguro che tra vent’anni una giovane non si porrà il problema di non poter fare qualcosa perché non è attinente al suo genere sessuale”
Seguiamo il sentiero del mondo musicale italiano e arriviamo fino a Rosa Brunello, 36 anni, nata a Milano ma vive a Mogliano Veneto. Contrabbassista, bassista, compositrice. Un’artista poliedrica che sfida i confini tra di generi, portando avanti il suo motto musicale: musica senza confini. Confini non solo di genere, ma anche di sensazioni, in migliaia di sensazioni che la musica dona a chi ascolta. Un percorso musicale di forte legame con la musica e con gli strumenti a corda che sono stati i protagonisti del suo percorso.
Così si racconta Rosa Brunello “Il jazz è un genere che racchiude centinaia di sfaccettature. Ci sono cresciuta, l’ho immagazzinato, e in questo momento non potrei immaginare la mia vita senza. E mi piace molto quando c’è uno scambio di energie tra me e il pubblico e viceversa: allora lì, per me, è la vittoria della serata, del concerto. Trasmetto e ricevo, l’aspetto più importante. […] è arduo campare di concerti, ma mi ritengo fortunata, perché per il momento ci riesco.” Parlando delle donne nel mondo musicale jazz “Oltre dieci anni fa l’ambiente era decisamente più maschile, ma ora mi ritrovo sovente a conoscere musiciste, anche più giovani di me, davvero talentuose; è una novità magnifica, molto stimolante”
Concludiamo questa piccola rubrica con l’ultima musicista jazz. Zoe Pia, 36 anni di Oristano, vive in provincia di Rovigo. Clarinettista, compositrice ed insegnante. Una figure ecclettica che non lascia indietro niente e nessuno; direttrice artistica della sua creatura del 2018: Pedras et Sonus Jazz Festival. Una musicista cresciuta in un ambiente stimolante, dove la vera stanza dei giochi, racconta, era quella degli strumenti musicali, con chitarre, batterie e tastiere.
“Il clarinetto l’ho trovato sotto l’albero di Natale a otto anni. Ho iniziato a suonarlo nella banda del paese; da lì il Conservatorio a Cagliari, il perfezionamento musicale su diversi fronti, dalla musica da camera alla composizione, sino al jazz, che per me è un contenitore di diritti, di libertà. Racchiude tutto ciò che è positivo, costruttivo e rispettoso, necessita di ascolto reciproco, abbraccia, non denigra nulla.” così racconta Zoe, incastrando la sua esperienza anche nel mondo dell’insegnamento “Lo vedo anche nel mio ruolo di professoressa: insegno in una scuola media a indirizzo musicale, e lo scorso anno ho lanciato un progetto, il Little Jazz Festival, in cui i ragazzi, presi a organizzare un festival in tutto e per tutto, hanno imparato a valorizzare se stessi”
Si conclude così il nostro viaggio musicale nelle artiste femminili che oggi compongono il panorama musicale jazz italiano. Vi abbiamo dato la possibilità di conoscerle, ora sta a voi ascoltarle, quindi buon ascolto.
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