Nella storia di Sanremo ci sono tantissime canzoni che sono state massacrate dalla critica, bocciate senza pietà, ma diventate in seguito iconiche.
Mettere d’accordo critica e pubblico è sempre stato un compito difficilissimo. Pochi artisti, nella storia, sono riusciti a unire le due fazioni, e spesso ci si mette d’accordo solo quando un artista scompare. E così, dopo la morte, inizia la sua rivalutazione, un processo di revisionismo storico che fa anche un po’ irritare, perché non si riconoscono i giusti meriti quando si è in vita.
“Tutti ti amano quando sei tre metri sotto terra”, diceva John Lennon, e lo stesso paragone può, in un certo senso, essere applicato anche per quanto riguarda il prodotto artistico, in questo caso le canzoni. Se prendiamo le canzoni di Sanremo, ad esempio, ci rendiamo conto di quanti brani siano stati massacrati e boccati impietosamente, per poi essere rivalutati a posteriori.
Le canzoni di Sanremo bocciate impietosamente e poi diventate leggendarie
Alcuni dei brani rivalutati a posteriori sono diventati addirittura iconici, leggendari, entrati nell’immaginario collettivo di tutti gli ascoltatori. A leggere certi titoli verrebbe da imprecare, e verrebbe da pensare “Come è stato possibile che un simile brano sia stato considerato mediocre? A cosa stava pensando le gente, durante l’ascolto?”. È innegabile il fatto che la giuria sanremese abbia preso tante cantonate, e che, alla fine, a contare è il pubblico.
È il pubblico che “definisce” un’opera, e che decide se questa resisterà alla prova del tempo o se finirà nel dimenticatoio. Certo, il gusto del pubblico medio è sempre stato basso, altrimenti, nelle classifiche, non troveremmo gli artisti che ci troviamo. Inoltre, sarebbero milionari tanti artisti e musicisti che vivono nel sottobosco musicale, dal talento smisurato, e che meriterebbero soldi e fortuna.
Purtroppo non è così, per questo motivo è difficilissimo compiacere pubblico e critica, ossia raggiungere il successo proponendo comunque qualità. Un tempo era più semplice fare questa operazione, oggi è molto più complesso, vista la qualità estremamente mediocre della musica commerciale attuale.
I “grandi” brani sanremesi accolti male dalla giuria
Tuttavia, la storia del Festival è piena di brani di qualità, bocciati impietosamente dalla critica. Facciamo gli esempi più eclatanti, prendendo dei brani che oggi sono patrimonio stesso della musica italiana, conosciuti da tutti, amati da tutti, venerati dagli ascoltatori. Un caso emblematico è quello del brano “Un’avventura”, di Lucio Battisti, presentato nel Sanremo del 1969.
Lo avreste mai detto? Eppure la canzone si piazza al nono posto, e la giuria la definisce “un pezzo grezzo, grezzo come la voce di Battisti”. Eppure, la storia ha parlato, facendola diventare immortale. Nel 1972 Lucio Dalla porta sul palco dell’Ariston la meravigliosa “Piazza Grande”, ignorata dalla giuria sanremese, ma diventata un classico in brevissimo tempo, acclamato dal popolo. E ci mancherebbe!
Le canzoni massacrate dalla critica ma diventate immortali
Vasco Rossi si presenta a Sanremo 1983 con “Vita spericolata”, piazzandosi penultima, un flop madornale al festival, ma che diventa un classico della canzone italiana. Qualche tempo dopo, Zucchero si presenta in gara con il brano “Donne”. La critica lo massacra, il pubblico lo accoglie freddamente. Eppure, è uno dei brani più popolari nella storia.
Nel 1988 Tullio De Piscopo affronta la sua prima partecipazione a Sanremo portando in gara “Andamento lento”, piazzandosi al 17esimo posto. La canzone però diventa una hit popolarissima. Persino il capolavoro “Almeno tu nell’universo”, cantato da Mia Martini nel festival del 1989 si ferma al nono posto. Quasi 10 anni dopo, nel 1997, Carmen Consoli si esibisce all’Ariston con “Confusa e felice”, venendo massacrata.
La giuria non apprezza l’interpretazione, bocciandola alla prima sera. Nello stesso anno, Patty Pravo porta in gara la splendida “E dimmi che non vuoi morire”, canzone scritta da Vasco Rossi, piazzandosi all’ottavo posto. Per il pubblico, però, è la migliore in gara. In quel festival i vincitori sono i Jalisse con la loro “Fiumi di parole”.