L’uomo che inizialmente era stato fermato dalla polizia sotto casa di Giorgia Meloni si è fatto avanti con Il Fatto Quotidiano. Resta ancora il mistero sull’altro agente.
Ha deciso di parlare con Il Fatto Quotidiano l’uomo che lo scorso 30 Novembre era stato fermato sotto casa di Giorgia Meloni all’Eur Torrino, zona periferica a sud della Capitale. La vicenda risale al famoso tentativo di furto, o passato come tale, della porche di Andrea Giambruno l’ex compagno della Premier che quella sera si trovava in zona per stare con la figlia. meloni era infatti in volo per dirigersi allo Cop28.
Avvistati dagli agenti di polizia in scoto sotto casa della Presidente del Consiglio, due uomini si identificano come colleghi e mostrando i tesserini. A distanza di ormai 7 mesi, con le indagini ancora in corso, si fa avanti uno degli uomini fermati.
“Davanti alla casa della premier -spiega l’uomo al Fatto- c‘ero io quella sera. Ero con una persona che avevo appena conosciuto e che non ho mai più rivisto. Ma non facevamo nulla di male, non voleva mica rubare le ruote della Porche parcheggiata lì davanti. È stato tutto un equivoco: ero nel posto sbagliato al momento sbagliato“. Incalzato dal giornalista del Fatto l’uomo specifica poi che l’altra persona fermata non l’ha “mai più rivisto, mai conosciuto“.
Gli uomini fermati non erano 007, il punto sulle indagini
Inizialmente si è parlato di una brutta storia che vedeva coinvolti gli 007, tant’è che una delle agenti in servizio quella sera aveva poi riconosciuto in due agenti dei servizi segreti in scorta alla Premier i due uomini fermati quella sera. La poliziotta ha poi ritrattato e le indagini hanno dimostrato che le celle telefoniche dei due 007 erano da altra parte, anche considerando che i due aveva chiesto il trasferimento qualche settimana prima e il 30 Novembre non prestavano più quel servizio.
Erano però presenti altri due uomini in un Mercedes. Questi avvicinati dalla polizia avrebbero mostrato i tesserini, uno dei due era poi stato fermato dalla polizia ed interrogato; oggi proprio quell’uomo parla con la stampa e chiarisce meglio la sua posizione.
Non erano lì per rubare, ma non erano neanche colleghi e lui ha scoperto l’uomo appena conosciuto avesse mostrato un tesserino solo al momento dell’interrogatorio.
Verso l’archiviazione delle indagini
Sulla vicenda, su cui la Premier è sempre stata informata conducendo anche controspionaggio, indaga la Procura di Roma. Dopo un’informativa della Digos, che ritiene ormai concluse le proprie indagini, sta Francesco Lo Voi il procuratore a capo delle indagini dovrà decidere se archiviare la vicenda o proseguire. Nei fatti però resta ancora il mistero sull’altro uomo presente quella sera sotto casa di Meloni.