l gruppo americano con origini armene si riunisce per sostenere l’Armenia Fund negli aiuti al paese di nuovo in guerra con l’Azerbaigian.
Come tutti sappiamo i System of a Down non pubblicano un album da ben 15 anni, per esattezza dal 2005, dall’ultimo album Hypnotize.
Tra alti e bassi, litigi, idee e obiettivi differenti, i SOAD si sono riuniti per sostenere fortemente l’Armenia, il loro paese d’origine, entrato nuovamente in guerra con l’Azerbaigian, dopo 26 anni.
Temendo quindi un nuovo genocidio, si sono precipitati in studio per registrare due canzoni: Protect the Land e Genocidal Humanoidz, con la volontà e l’obiettivo di attirare l’attenzione su ciò che stava e sta accadendo in Armenia.
Perchè attirare l’attenzione? Perché la band crede che l’Azerbaigian abbia architettato il tutto in modo da far coincidere le elezioni americane e la seconda ondata del Covid, così da non avere la piena attenzione da parte dei media, impegnati in questi macro argomenti.
Entrando nel vivo di questi due pezzi, partiamo da Protect the Land, scritta da Daron Malakian un anno e mezzo fa, da inserire nel nuovo album del suo gruppo (gli Scars on Broadway). Malakian condivide il testo con gli altri membri dei SOAD che, ritrovandosi appieno nel suo contenuto, lo trovano perfetto per raccontare tutto ciò che loro stanno provando in questo momento vedendo la loro terra d’origine in difficoltà.
All’interno di questo pezzo si trova un messaggio molto forte racchiuso nel ritornello che cita le seguenti parole:
Would you stay and take a stand?
Would you stay with gun in hand?
They protect the land
Ovvero:
Resterai e prenderai posizione?
Prenderai in mano le armi?
Proteggono la terra.
A rendere tutto molto d’effetto è il suono che emette la chitarra di Malakian, che muovendo le mani sul manico ricorda il suono delle bombe.
Genocidal Humanoidz, anche questo scritto da Malakian 4 anni fa, questa volta direttamente per i System of a Down che sarebbero dovuti uscire con un intero album, progetto che poi non ha mai visto la luce in quanto Serji Tankian (voce del gruppo) aveva dichiarato di non volersi impegnare per un album intero.
Il pezzo parla di combattere con il diavolo, è pieno di riff black metal che fanno entrare in un vortice di emozioni. È un brano molto veloce.
Una delle frasi più d’effetto all’interno del testo è:
Terrorists we’re fighting and we’re never gonna stop
Ovvero:
Terroristi stiamo combattendo e non smetteremo mai
Erano circa 10 anni che non suonavano più assieme in studio, eppure sembra che questi non siano mai passati, la registrazione di queste due canzoni non ha avuto intoppi e sono uscite in tempi veramente rapidissimi.
Che sia un ritorno dei System of a Down?
La band, in un’intervista ha dichiarato che hanno messo da parte tutti i problemi che potevano riguardare il gruppo in quanto davvero futili davanti a questa guerra, e che riunire la band dopo 15 anni, avrebbe portato la gente ad ascoltarli, il pubblico si sarebbe chiesto come mai fossero tornati assieme.
Ed eccoli qui, la guerra, la paura che questo conflitto possa degenerare in qualcosa fuori controllo, come un genocidio.
Assieme a queste due canzoni i System of a Down hanno lanciato una raccolta fondi a favore dell’organizzazione no profit Armenia Fund per mandare aiuti umanitari nelle zone colpite dalla guerra.
Purtroppo hanno già dichiarato a tutti i loro fan di non aspettarsi nuovi album o altra musica, perchè non è nell’intenzione del cantante di lavorare attualmente a nuovi piani.
Tutti i membri sono concentrati adesso su questo conflitto e pregano che presto ci sia un “cessate il fuoco£ per poter procedere con le negoziazioni e porre fine alla guerra, e chissà che magari avvenga una volta per tutte.
Lo speriamo anche noi.
Intanto godiamoci questi fantastici pezzi e speriamo che gli altri membri della band riescano a convincere il buon Serji a continuare a fare musica con loro e di tornare quanto prima in studio per un nuovo album, per deliziare i loro fan.
Niente e nessuno fermerà mai la musica!
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