Abbiamo assistito ad un fiore all’occhiello per Al Bano, che ha dato a tutti quanti una lezione importante. Più che le sue canzoni stavolta hanno contato le sue parole.
Al Bano, in più di 58 anni di carriera, ne ha ottenuti di successi. Parliamo di un artista che è stato capace di vendere più di 25 milioni di dischi in tutto il mondo e che ha conservati a casa centinaia di premi, tra svariati dischi d’oro, di platino e molto altro. Ed ora per lui è arrivato un nuovo riconoscimento, del quale Al Bano è molto fiero visto che riguarda l’Italia. Il cantante di Cellino San Marco si è esibito nell’aula del Senato della Repubblica sabato scorso, 4 novembre.
Lì Al Bano ha cantato per celebrare il Giorno dell’Unità Nazionale e la Giornata delle Forze Armate. E ha rappresentato qualcosa di cui fregiarsi, per l’ottantenne pugliese interprete di molti successi e che ha sempre professato l’unità nazionale senza becere differenze e stereotipi tra nord e sud. Non sono molti i cantanti che hanno liberato la loro voce al Senato. Ricordiamo Amedeo Minghi, Marco Mengoni, Andrea Bocelli, Gianni Morandi e Massimo Ranieri. Ed ora anche Al Bano si aggiunge a questo ristretto novero di grandissimi.
Al Bano, perché è importante avere cantato al Senato
Il caso di Al Bano è particolare. Lui per lungo tempo si è espresso in favore della pace ed ogni suo gesto e parola è rivolto in questa direzione. Anche se il mondo non sembra dargli ascolto. L’artista della provincia di Brindisi è da sempre molto amato in Russia e fa specie che il governo di quel Paese abbia scatenato una guerra senza senso da ormai due anni.
A quella assurdità adesso si è aggiunta quella della guerra in Medio Oriente, con l’intifada tra israeliani e palestinesi che ha raggiunto i massimi livelli di criticità.
Lui è per la pace senza se e senza ma
Significative le parole che il compagno di Loredana Lecciso (i due stanno insieme da ben 23 anni e hanno avuto insieme anche i figli Jasmine e Bido, n.d.r.) ha rilasciato al termine della sua esibizione. Lui era lì al Senato per quella che era la Festa delle Forze Armate.
Ma per lui si trattava della festa della volontà di affermare la pace dove non c’è, e di rafforzala dove c’è. Perché in una guerra non ci sono mai vincitori ma solo vinti, e perdono sempre tutti quanti.
