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Alberto Alberti: la storia dell’uomo che portò il jazz in Italia

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Anna Peluso

Impresario e produttore discografico, Alberto Alberti è stato l’uomo del jazz italiano. Una figura centrale che ha contribuito a far diffondere questo genere nel nostro paese.

Alberto Alberti è stato l’uomo cha ha portato il jazz in Italia (Blueshouse.it)

Nato a Bologna nel 1932, Alberto Alberti negli anni Cinquanta come tanti giovani di quella generazione va a lavorare fuori. Si trasferisce a Londra dove fa il cameriere. Appassionato di jazz fin da giovanissimo, insieme all’amico Carlo Trevisani, Londra diventa il luogo perfetto dove dare sfogo a questo amore.

Frequentano spesso il One Hundred di Oxford Street, non un locale ma un negozio dove si vendono solo dischi jazz. Il proprietario al quarto acquisto gli propone di aprire un negozio simile in Italia, con dischi di importazione e finanziato da lui stesso. Poco dopo, al numero 3 di via Caprarie a Bologna viene inaugurato Il Disclub, il primo negozio in Italia dedicato solo ed esclusivamente al Jazz di importazione. Questo è solo l’inizio di una lunga storia che ha permesso a questo genere di diffondersi davvero nel nostro Paese.

Alberto Alberti, una vita per il jazz

La vita dedicata al Jazz di Alberto Alberti (Blueshouse.it)

La fine degli anni Cinquanta segna anche l’inizio di uno dei percorsi più importanti per Alberti. Nel ’58 insieme a Cicci Foresti dà vita al Bologna Jazz Festival. Tutto comincia con un concerto organizzato dai due al Teatro Antoniano e con Kid Ory super ospite; qualche mese dopo ci sarà la sfida musicale tra Pupi Avati e la sua Doctor Chick Dixieland Orchestra e la band di Amedeo Tommasi. Questo è il vero embrione del Festival che l’anno seguente di sposterà al Palasport e continuerà ininterrottamente per 16 anni, diventando di fatto la prima vera manifestazione jazzistica italiana.

Negli anni Alberti Foresti sono riusciti a portare al Bologna Festival alcuni dei nomi più importanti e iconici del genere: da B.B. King a Ella Fitzgerald passando per Ray Charles e Ornette Coleman.

Gli anni Settanta, invece, sono quelli che possono essere definiti gli anni del salto di qualità in quella missione che Alberto Alberti si era imposto vero il jazz e l’Italia. Nel 1973, insieme a Carlo Pagnotta e il contributo di Gino Gigante, fonda l’Umbria Jazz, oggi il più importante festival jazzistico italiano e diventato nel tempo uno dei più rinomati al mondo e che quest’anno festeggia i 51 anni con un parterre già annunciato che promette di far sognare, come sempre.

Se l’Umbria Jazz non si è mai fermato e anzi è cresciuto sempre di più fino a diventare quello che è oggi, il BJF subisce delle battute di arresto e non sempre la direzione artistica è stata poi affidata al suo ideatore. Alberti torna a prendere le redini del Bologna Jazz Festival, nella speranza di recuperare il primo figlio, solo nel 2006 poco prima della morte avvenuta a 74 anni a causa di un tumore.

L’impatto culturale di Alberti

Alberto Alberti è stata una delle figure più significative per la diffusione del jazz in Italia, permettendo al grande pubblico di far conoscere non solo i più importanti esponenti di questo genere, ma anche allargando i confini stessa della cultura jazz. Il suo più grande merito è stato quello di aprire all’internazionalizzazione del jazz anche per quanto riguarda l’organizzazione degli eventi, fino a lui sempre molto concentrati sul locale.

Nella sua carriera di discografico ha prodotto più di 70 dischi, riuscendo a gestire anche gli arti più complicati. A Bologna in sua memoria è stata apposta una targa sul muro del palazzo in cui si trova Diclub. Una vera Strada del jazz con la pavimentazione le stelle tributate ai grandi personaggi del genere.

Anna Peluso

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