Caparezza, il cantante pugliese dai testi unici compie 50 anni. Ecco alcuni dei testi che hanno fatto la storia della musica e della sua discografia.
Oggi parliamo di uno dei cantanti più geniali che riusciamo a trovare nel panorama musicale italiano. Intelligente, empatico e con un ottimo orecchio, Michele Salvemini, in arte Caparezza, risulta essere un’autore di rilievo, capace di equilibrare la richiesta del pubblico e la sua cultura, musicale e non. Con una continua ricerca musicale che lascia una sonorità diversa in ogni album, pur rendendo possibile sempre sentire l’impronta stile Caparezza. 8 album che dal 2000 hanno lasciato il segno in ogni loro uscita, oggi citeremo alcune canzoni che hanno fatto storia, una per ogni album.
Se dovessimo parlare di Caparezza però, dobbiamo andare più indietro del 2000, ma dovremmo partire nel particolare 1996. No, non troverete nessun cantante con il suo nome d’arte, ma troverete un altro Caparezza: MIkimix. Siamo nel 1996 quando pubblica il suo primo album come Mikimix, “Tengo duro”. Un album ironico e con delle sonorità e dei testi molti da anni ’90, quasi come alcuni pezzi degli articolo 31 (vedi “Tocca qui”). Un periodo storico nel quale il Caparezza di oggi si discosta, ma che è stato il suo inizio. Furono due gli album: 1996 con “Tengo duro” e 1997 con “La mia buona stella“. Vedrete, non vi pentirete dei averli cercati.
Dopo questa parentesi che era obbligatoria possiamo lanciarci con il primo album. Siamo nel 2000, il panorama musicale è mancante di pezzi che da lì a poco faranno la storia, e Caparezza fa uscire il suo album “!?“. Per i più appassionati le sonorità di Mikimix tornano, ma evolvono drasticamente con testi molto più impegnati e di valore. Una canzone per album, e qui non possiamo non parlare de “La gente originale“, una critica sociale dell’omologazione che continua a portare la globalizzazione.
“Il cervello dell’utente da me chiamato non è al momento raggiungibile. È con te che parlo o con il tuo fac-simile? Chatta pure, perché parlare è più difficile.”
3 anni dopo arriva un album che ha fatto la storia della sua carriera. Siamo nel 2003 ed uscita “Verità Supposte“. Il pezzo più iconico, sicuramente, rimane “Vengo dalla Luna“. Un inno contro il razzismo e la follia raziale che accompagna, ancora oggi, una società giudicante e sempre meno aperta.
“Vuole mettermi sotto ‘sto signorotto che si fa vanto del santo attaccato sul cruscotto, non ha capito che sono disposto a stare sotto solamente quando fotto. (Torna al tuo paese sei diverso) Impossibile, vengo dall’Universo. La rotta ho perso, che vuoi che ti dica? Tu sei nato qui perché qui ti ha partorito una fica”
Di tre anni in tre anni, Caparezza tira fuori un nuovo album, siamo nel 2006 “Habemus Capa“. Parliamo di un disco unico, forse il primo stacco fra i suoi primi due album e quelli che seguiranno. Caparezza, duro come la pietra nei testi di questo album, non lascia niente all’immaginazione e si lancia con pezzi come “La mia parte intollerante“.
“Non vivo di pallone, non parlo di figone, non indosso vesti buone, quindi sono fuori da ogni discussione. […] Trovo molto interessante la mia parte intollerante che mi rende rivoltante tutta questa bella gente”
2008 arriva “La dimensione del mio Caos“, un capolavoro artistico, con una storia che segue ogni brano. Testi di valore e ricerca musicale si risentono in maniera perfetta nell’inno ai lavoratori, alla precarietà e al valore di una vita passata al limite “Eroe (Storia di Luigi Delle Bicocche)“.
“Man mano mi convinco, che io sono un eroe perché lotto tutte le ore, sono un eroe perché combatto per la pensione, sono un eroe perché proteggo i miei cari dalle mani dei sicari, dei cravattari. Sono un eroe perché sopravvivo al mestiere, sono un eroe straordinario tutte le sere”
“Il sogno eretico” l’album del 2011, un segno distintivo della sua posizione sociale, diretto, crudo e reale, non lasciando per scontato niente. Forse il pezzo che meglio esprime questo è “Cose che non capisco“.
“Ci sono cose che non capisco e a cui nessuno dà la minima importanza, e quando faccio una domanda mi rispondono con frasi di circostanza tipo: <Tu ti fai troppi problemi, Michele> <Tu ti fai troppi problemi, Michele> <Tu ti fai troppi problemi, Michele> <Tu ti fai troppi problemi, non te ne fare più>”
Siamo verso la fine con gli ultimi 3 album dell’autore. 2014 “Museica“. Un inno all’arte, nel quale Caparezza riesce ad unire tutti i temi a lui cari con testi di uno spessore culturale unico. “Comunque Dada” ne racchiude ogni valore
“Disertore a vita, e me ne vanto, se foste come me non ci sarebbe guerra in atto. La cadenza e il passo sono demodé, Io la sera me la spasso al Cabaret Voltaire! Comunque vada, comunque Dada! Comunque Vada al Cabaret Voltaire!”
Chiudiamo con i suoi ultimi due capolavori. 2017 e 2021, due album totalmente diversi che racchiudono dentro di loro un nuovo Caparezza. Parliamo di Prisoner 709 (2017), l’album che racconta della tragedia di un musicista che vive con l’acufene, in un incastro di testi ricchi di se stesso e del suo dolore. Ed infine Exuvia (2021), un progetto unico di ricerca musicale che riporta Caparezza in quel binario di unicità, incastrandolo fra i “mi piace tantissimo!” “questa volta non mi è proprio piaciuto!”.
Da Prisoner 709 abbiamo “Chiave“: “Sguardo basso, cerchi il motivo per un altro passo, ma dietro c’è l’uncino e davanti lo squalo bianco e ti fai solitario quando tutti fanno branco, ti senti libero ma intanto ti stai ancorando. Tutti bardati, cavalli da condottieri, tu maglioni slabbrati, pacchiani, ben poco seri. Sei nato nel Mezzogiorno però purtroppo vedi, solo neve e freddo tutt’intorno come un uomo Yeti.”
Da Exuvia abbiamo “la Scelta“: “E sono contento della scelta che ho fatto, nemmeno un rimorso, nemmeno un rimpianto. Sì, sono contento, che bella scoperta, non serve nient’altro che fare una scelta, patetica, eroica, patetica, eroica, patetica, eroica. Questa è la mia vita non dimenticarlo“
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