Charlie Haden, uno dei padri del free jazz che voleva regalare la bellezza all’umanità grazie alla profondità della musica.
Nato in un paesino di provincia dell’Iowa nel ’37, Charles Edward Haden anche detto Charlie è nato nella musica. La sua era una famiglia di musicisti che si riuniva, spesso anche in esibizioni radiofoniche, per suonare musica country e canzoni folk statunitensi. La sua carriera probabilmente sarebbe stata quella di cantante, ruolo che ricopriva fin dai 2 anni nella band di famiglia, se non fosse stato per la poliomelite che gli danneggio i muscoli della gola e delle corde vocali impedendogli di controllare l’intonazione.
Arriva su questa scia l’approccio al contrabbasso, strumento del fratello che cominciò a suonare nello stesso periodo in cui si avvicina anche al jazz. Negli anni Cinquanta si trasferisce a Los Angeles e da subito comincia a lavorare come musicista professionista e cominciano anche le collaborazioni importanti. È però l’incontro con il sassofonista Ornette Coleman a segnare definitivamente la sua carriera e successo. Insieme sono infatti considerati i padri del free jazz.
“Voglio portare via la gente dalla bruttezza e dalla tristezza che ci circonda attraverso la bella, profonda musica“; così Charlie Haden raccontava il suo modo di suonare e la sua sperimentazione. Di fatto per lui fare musica era una scoperta continua ed è per questo che vuole scoprire e mescolare mondi sonori e tradizioni differenti; il jazz mainstream ovviamente, ma anche country e world music e quindi a quell’unione di elementi musicali provenienti dal pop alla musica folkloristica più tradizionale.
La sua è stata anche una musica impegnata, tanto che nel 1971 finì in un carcere portoghese all’epoca sotto dittatura di Marcelo Caetano a causa del brano Song for Che, tratto dall’album Liberation Music Orchestra, e in cui parla dei movimenti di rivolta e liberazione dei portoghesi.
Oltre alla storica collaborazione con Coleman, la carriera di Charlie Haden è stata segnata anche dall’incontro con Keith Jarret, Paul Motian e Dewey Redman con i quali ha collaborati in momenti differenti.
Dal 1997 inizia l’ultima parte della sua carriera che coincide con la collaborazione con Pat Metheny, tra i migliori chitarristi jazz della storia, e con il quale pubblica l’album Beyond the Messouri Sky (Short Stories) che è un viaggio nella loro infanzia trascorsa appunto nello stato dell’entroterra americano. L’album è seguito da un tour mondiale che è poi valso a Haden anche uno dei 3 Grammy Award vinti in questo caso per la Miglior Performance Jazz Strumentale.
L’ultimo riconoscimento, sempre un Grammy questa volta alla carriera, lo riceve nel 2013 un anno prima della scomparsa avvenuta nel 2014 a causa di una malattia.
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