Non si può parlare di jazz senza citare uno dei monumenti del genere, il leggendario John Coltrane, tra i più grandi di sempre.
C’è un prima e un dopo John Coltrane, per questo motivo non si può parlare di jazz senza citarlo, essendo stato uno dei più grandi musicisti jazz della storia. Ma non solo, perché è stato anche rivoluzionario, uno dei 4 o 5 più importanti in assoluto. Il pensiero musicale di Coltrane ha dato vita al jazz moderno, influenzando tutti coloro che sono venuti dopo.
Nato nel 1926, in Nord Carolina, John inizia a suonare sin dalla tenera età, clarinetto e poi sassofono. Dopo il diploma, negli anni ’40, si trasferisce a Filadelfia, frequentando la Omstein School of Music. Nel 1948 entra a far parte dell’orchestra “Apollo Theater” di Harlem, a New York. Negli anni ’50, però inizia la sua brillante carriera, solcata però dall’abuso di eroina e di alcool.
Nel 1955 è la sua grande occasione, Coltrane inizia a collaborare con Miles Davis, altro giovincello geniale destinato a cambiare per sempre la storia del jazz. I due ventenni, insieme, sono una coppia invincibile, sperimentano, improvvisano, lasciano tutti a bocca aperta. Tuttavia, nonostante la genialità di entrambi, il loro approccio sul palco è totalmente differente.
Se Davis suona di spalle al pubblico per dare segnali alla sua orchestra, ed è strettamente riservato sull’elaborazione dei suoi componimenti, Coltrane espone ogni singola nota. La poca intesa durante le esibizioni, crea un forte disaccordo, così, John decide di andarsene. Della loro collaborazione, comunque, restano diversi album e molto materiale incredibile da esaminare e ascoltare.
Nel 1957, Coltrane collabora con un altro maestro, Thelonious Monk, con il quale, pochi mesi più tardi, ha un burrascosa lite. Lavorare con il sassofonista non è semplice, eppure, la musica che scaturisce da queste collaborazioni cambia la storia del jazz. Tra il 1959 e il 1960 escono due album immensi, imprescindibili per ogni amante del jazz: “Kind of Blue” di Miles Davis e “Giant Steps” di John Coltrane.
È la nascita di un nuovo stile di jazz, più libero e improvvisato, approfondito, nello stesso periodo, anche da altri musicisti, come Ornette Coleman, Eric Dolphy, Cecil Taylor, Charles Mingus. Negli anni ’60, questo sottogenere prenderà il nome di free jazz, a indicare strutture più libere e astratte, senza schemi, ricche di improvvisazione.
Il free jazz si sviluppa pienamente nella metà degli anni ’60, grazie a una manciata di album enormi. Tra questi figura sicuramente “A Love Supreme”, da molti considerato l’album jazz più bello di sempre (o comunque tra i più belli). Coltrane lo compone nel 1964, dopo aver praticato una meditazione yoga nella quale, secondo le parole del musicista, avrebbe colto un messaggio inviatogli da Dio.
L’opera è una suite suddivisa in quattro parti, inoltre inaugura la tradizione dei concept album, ossia lavori concettuali che si risolvono in un’opera impossibile da scollegare. “ A Love Supreme” non solo diventa un disco fondamentale per il jazz, ma anche per il rock.
Il suo incedere, infatti, strega centinaia di rock band, contribuendo alla nascita del progressive rock. Sulla scia del suo capolavoro assoluto, Coltrane incide poco tempo dopo “Ascension”, altro monumentale lavoro che eleva ulteriormente l’arte del sassofonista e segna l’era del primo free jazz.
La discografia di Coltrane, nonostante la breve vita, è ricchissima e rivoluzionaria. L’ultimo album “Expression”, esce postumo nel 1967, dopo poche settimana dalla sua morte, a soli 40 anni, per via di un cancro al fegato causato dall’abuso di alcool e di droghe. L’approccio tecnico di Coltrane è complesso e vario, forse unico, e ha influenzato il suono stesso del sax moderno.
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