Lucio Dalla è uno dei cantautori italiani più amati, autore di tanti capolavori, ma la sua scuola è stata quella del blues e del jazz.
Conosciamo tutti i capolavori immortali che Lucio Dalla ci ha regalato in tutta la sua carriera, dagli esordi fino alla prematura scomparsa. Abbiamo cantato tutti “Caruso”, “Attenti al Lupo”, “Anna e Marco”, “La sera dei miracoli”, “L’anno che verrà” o “Le rondini”. Si tratta di pezzi che hanno segnato la musica italiana, che sono entrati nelle classifiche e che hanno venduto migliaia e migliaia di copie.
Ma Lucio Dalla non è stato soltanto un musicista cantautoriale e “pop”. Da ragazzino era appassionato di blues e di jazz, influenze che, ogni tanto, sono emerse nei suoi album. “Da piccolo era fortissimo con il clarinetto” ha raccontato l’amico Pupi Avati, “negli anni ’50 e ’60 Bologna era una delle capitali del jazz europeo!”.
Il racconto i Pupi Avati su Lucio Dalla è ricco di aneddoti. “Ero invidioso di Dalla, ho lasciato la musica per colpa sua, e mi sono dedicato al cinema” ammette il regista, rivelando che Dalla, all’età di 15 anni, già suonava le jam session insieme ad altri musicisti, riproducendo le composizioni dei giganti del jazz. Le sue parole mettono in evidenza il grande amore di Dalla per il blues e per il jazz.
Anzi, è impossibile capire la musica di Lucio Dalla, senza considerare le influenze di questi due generi appartenenti alla stessa famiglia e aventi le stesse origini. Il cantante bolognese era un musicista di formazione jazz, suonava con Jimmy Villotti e con Mario Schiano, ma anche con Michel Petrucciani, Enrico Rava o Stefano di Battista, tutti grandi musicisti.
La musica di Dalla è sempre stata diversa rispetto a quella dei comuni cantautori italiani. Aveva un’anima afroamericana, aveva libertà negli schemi e soluzioni armoniche tipiche del jazz. Tracce evidenti di musica blues e jazz in tutta la sua carriera e in molte sue canzoni. Al piano, durante i lunghi sound-check, si dilettava a suonare Monk o Mingus.
Tra l’altro, non solo la musica ricorda il jazz, ma anche la vocalità, fatta di improvvisazione, di parole balbettate (quello che viene definito “Scat”), ossia una forma di improvvisazione vocale che sostituisce le note con le sillabe e con i vocalizzi. Le canzoni di Lucio Dalla devono essere studiate in modo approfondito, per trovare la profondità di un’artista enorme, tra i più grandi della nostra tradizione.
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