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Il jazz italiano non esiste senza Paolo Conte: andiamo alla scoperta di un grande artista

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Anna Peluso

Cantautore, polistrumentista nonché pittore ed ex avvocato, il jazz italiano non esisterebbe senza Paolo Conte. Un artista che con la sua “semplicità complicata” ha fatto e fa la storia della musica italiana.

Paolo Conte e il jazz in Italia (Blueshouse.it)

 

Paolo Conte e il jazz sono un connubio lungo quanto la carriera stessa dell’autore che, dopo la laurea in giurisprudenza e l’avvio del mestiere presso lo studio del padre, negli anni ’50 decide di allargare a livello professionale gli studi musicali; impara così a suonare il trombone e poi il vibrafono entrando a far parte di diverse band dell’astigiano (di cui è originario, ndr) come la Barrelhouse Jazz band.

Ed proprio con questo complesso che comincia ad esibirsi e farsi conoscere in giro, ma l’amore per questo genere musicale non è solo da musicista è anche e ancor da fruitore per cui decide di partecipare alla quarta edizione del “Quiz internazionale di jazz” ad Oslo dove si classifica al terzo posto. La vera svolta però arriva a partire dagli anni Sessanta, in questo decennio iniziano le collaborazioni con Vito Pallavicini e ancor più Azzurro, l’ormai mitologica canzone cantata da Celentano le cui musiche però sono state scritte proprio da Conte.

Da questo momento in avanti per Paolo Conte non si parla e non si può parlare solo di successo personale. È più giusto parlare di un artista che ha scritto e continua a scrivere, a 86 anni, la storia della musica italiana.

Da Messico e Nuvole al cantautorato, così Paolo Conte ha influenzato la musica cantautoriale italiana

Paolo Conte al pianoforte (Blueshouse.it)

 

Altro immenso successo musicato da Paolo Conte è Messico e Nuvole portato al successo da Enzo Jannacci; il brano far parte dell’album La mia gente pubblicato negli anni ’70. E il passaggio dal vecchio al nuovo decennio sono anni consacrazione per Conte che firma insieme al paroliere Pallavicini successi musicali per altri artisti: il brano jazz No amore per Giuni Russo, ma anche La speranza è una stanza cantato da Dalida e Santo Antonio Santo Francisco portato da Piero Focaccia e Mungo Jerry al Sanremo del 1971.

I primi anni Settanta sono anche quelli in cui il cantate decide di fare spazio alla sua voce, iniziando così quella fase cantautorale che l’ha poi accompagnato fino ad oggi. Nel 1974 pubblica il primo 33 giri per RCA Italiana dal titolo Paolo Conte; benché l’album non abbia ottenuto il successo sperato, vi sono contenuti brani poi diventati tra i più famosi come Una giornata al mare, La fisarmonica di Stradella e soprattutto Onda su Onda regalata poi a Bruno Lauzi.

Negli anni successivi pubblica poi Paolo Conte che segna il definitivo distacco dai brani scritti per altri a quelli cantautoriali e che contiene canzoni tra le più significative della sua carriera come Genova per noi, Pittori della Domenica e Luna di marmellata. Sono questi gli anni delle esibizioni live anche nelle trasmissioni televisive come Il futuro dell’automobile e altre storie di Lucio Dalla. Sono gli anni di Sanremo sul cui palco, nell’ambito delle varie edizioni del Club Tenco, fa conoscere le sue prime canzoni fino a diventare artista di punta. Nel 1979 esce poi Un gelato al limon, dopo decenni di gavetta questo è l’album in cui il pubblico si accorge del stile inedito.

L’album contiene Bartali uno di quei brani in cui Conte esprime quello che Massimo Padalino ha descritto nel libro a lui dedicato Storia del poeta che dipinse la musica ovvero quella sua capacità innata di dire molte più cose rispetto alle parole usate come avviene per la descrizione dello sportivo che però nasconde molto di più.

 Gli anni Ottanta sono quelli di Paris milonga che esprime l’amore per la Ville Lumiere, e Appunti di Viaggio in cui tratteggia terre lontane, spesso mitologiche e sognate perché non ancora visitate. Sono i decenni questi in cui Paolo Conte si afferma definitivamente in Italia ma diventa anche un artista internazionale.

Dagli sperimentali anni Novanta ad oggi

Con Parole d’amore scritte a macchina e 900, Conte inaugura gli anni della nuova fertilità artistica, dittico in cui da una parte c’è sperimentazione e dall’altra la massima fusione tra stili quanto più diversi.

Gli anni 2000 si aprono con Ratzmataz un progetto che non è soltanto un disco ma è anche uno sceneggiato radiofonico; un’opera insolita e significativa che però non raggiunge il successo sperato. Ma i Duemila sono anche gli anni di Elagia, l’album della nostalgia per i mondi musicali lontani e perduti. E poi ci soni Psiche 82008), Nelson (2010) e nel 2023 diventa il primo cantautore ad esibirsi alla Scala di Milano.

Anna Peluso

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