Compositore e clarinettista, ma anche bandleader con qualche apparizione cinematografica. Questa è la storia e la carriera di Benny Goodman ovvero the king of swing.
Nato a Chicago nel 1909 da una famiglia di immigrati ebrei provenienti dalla Polonia, Benjamin David Goodman detto Benny è indirizzato agli studi musicali proprio per volere del padre. Del resto il decennio di nascita è anche quello che che comincia a trasformare la Capitale dello stato dell’Illinois nel nuovo centro nevralgico della musica blues e jazz con i più grandi interpreti dell’epoca che in massa si recarono nella città sul lago Michigan rendendola di fatto la Capitale del Blues.
I primi passi li muove nella sinagoga, ma è stato un concerto jazz di una band proveniente da New Orleans a trasformagli la vita. Un amore a primo ascolto che ha reso questo genere quello del cuore, portandolo poi a diventarne uno dei più grandi interpreti. E Benny Goodman di talento ne aveva da vendere, non ha infatti dovuto aspettare molto prima di ottenere i primi ingaggi. A 14 anni entra nella band di Ben Pollack, all’epoca il più importante complesso di Chicago, da qui inizierà ad incidere i primi pezzi personali e a suonare con band internazionali, dando di fatto vita alla sua infinita carriera.
Benny Goodman, il re dello swing tra stile aspro ed eleganza
La seconda metà degli anni Venti è quello in cui Goodman comincia ad imprimere e far conoscere il suo stile; da una parte l’eleganza sopraffina dei modi imparata in anni di studio con il maestro tedesco, dall’altro il suono aspro della sua musica, che si ispirava ai grandi esponenti del jazz degli anni Dieci e Venti.
La prima battuta di arresto nella carriera arriva con la crisi economica del ’29. Il mondo della discografia ne fu duramente colpito -tanto che anche altri importanti artisti ne risentirono anche più duramente come Skip James– ma il sogno di creare una proprio band jazz era solo rimandato. La realizzazione avviene nel 1934 con la nascita della famigerata Big Band primo complesso ad unire musicisti bianchi e neri.
Sono gli anni, e ce ne sono voluti davvero pochissimi, della consacrazione definitiva. Nella Big Band suonavano musicisti leggendari come Harry James, Joe Triscari e Mel Powell. Oltre a questo fondò anche un quartetto insieme a Teddy Wilson, Gene Krupa e Lionel Hampton. Nel 1935 Benny Goodman e la sua Big Band fanno la prima tournée in giro per gli Stati Uniti, registrando sempre il tutto esaurito.
Era l’inizio dell’era dello swing che trovava proprio in Benny il suo più grande interprete. Altra tappa importante è lo storico concerto del 1938 al Carnegie Hall di New York teatro fino a quel momento adibito solo a concerti classici. Da questa esibizione è stato tratto un doppio LP che è diventato nel tempo uno degli album di jazz live più venduti di sempre. Il concerto invece ha un’importanza storica notevole: la pietra miliare che ha consacrato il jazz al grande pubblico, che ora lo amava.
I riconoscimenti
Gli anni Trenta e Quaranta sono stati quelli della massima produzione artistica; in questo ventennio si lega a grandi musicisti certo, ma anche a voci di spessore che in seguito hanno segnato un genere, come Ella Fitzgerald. Il nome di Benny Goodman è leggenda, ma gli anni del dopoguerra segnano anche il calo di interesse del pubblico verso lo swing preferendo il bebop nuova frontiera del jazz.
Lui resta fedele alla linea e del resto la sua musica aveva già scritto pagine di storia importantissima. Benny Goodman muore nel 1986 all’età di 77 anni a causa di un arresto cardiaco. Ha suonato fino alla fine, riuscendo a ricevere -proprio nel febbraio dell’86– un meritatissimo premio Grammy alla carriera. Qualche fa l’Italia gli ha dedicato una stella nella famosa Via del Jazz di Bologna.